giovedì, Aprile 18, 2024

Lele – Black Love Parthenope | recensione album

A due anni dalla sua vittoria a Sanremo Giovani, il cantante napoletano Lele Esposito è tornato con il suo secondo album, pubblicato anch’esso attraverso la divisione italiana della RCA Records (Sony). Il progetto si intitola “Black Love Parthenope”, un titolo che già di per sé sottolinea quanto l’anima artistica dell’interprete sia legata a due grandi fattori: la sua passione per la musica black e le sue radici partenopee. Il disco è stato pubblicato senza seguire nessuna strategia di promozione, addirittura senza pubblicare alcun singolo – il brano “Giungla”, rilasciato come singolo lo scorso anno, non è incluso in quest’album. Ad annunciarlo solo un post Instagram dell’artista, con il quale Lele ha rivelato che “Black Love Parthenope” è frutto di un lungo lavoro di composizione che l’ha tenuto impegnato nel corso degli ultimi 2 anni.

L’anima black e quella napoletana si fondono sapientemente nelle ritmiche e nelle sonorità di questo disco, il quale sa spingersi sia verso suoni strumentali che verso suoni elettronici, sia verso ritmi più lenti che verso ritmi più incalzanti, ma lo fa sempre mantenendo uno stile caratteristico, in grado di far percepire le 12 tracce come un progetto unico. In quanto musicista, Lele dà la giusta importanza alle produzioni delle sue tracce: tutte le basi sono quindi curate nei minimi dettagli, corpose, e quest’attenzione viene evidenziata addirittura dalla presenza di una traccia puramente strumentale, “Guardarti Dormire”.

I testi analizzano in lungo ed in largo vari aspetti della vita del giovane uomo: la fine di un amore, la nascita di altri sentimenti, attimi di sconforto ed attimi di allegria vivono tutti nei testi di Lele, seguendo un’inclinazione di pura espressione personale che porta a rifiutare la struttura della classica canzone pop italiana. Questo spinge l’interprete a costruire brani atipici per la musica italiana, a cui l’orecchio di chi ascolta prevalentemente musica in inglese sarà sicuramente più predisposto rispetto all’ascoltatore medio italiano. Forse proprio le influenze musicali di cui Lele gode ed il modo in cui le sviluppa costituiscono ciò che lo rende differente da qualsiasi altro artista emerso nella scena italiana negli ultimi anni.

Non che il filone d’origine black manchi alla musica italiana attuale, anche la trap deriva da quello, ma qui ci troviamo davanti a sonorità ed esecuzioni vocali d’altro tipo, che mirano di più ad importare R&B ed urban di qualche anno fa piuttosto che a seguire le mode di questi anni. Del resto, usare autotune su un un timbro così bello e non sfruttare la buona estensione vocale di Lele sarebbero due belli sprechi, motivo per il quale apprezzo molto di più la sua scelta di creare un album fedele alle SUE inclinazioni black piuttosto che alle inclinazioni black della musica italiana attuale. Certo, qualche piccolo edit alla voce si percepisce in brani come “Hotel 2000 Stelle”, ma si tratta comunque di operazioni non invasive, che lasciano apprezzare comunque il timbro.

Molto bello anche l’omaggio finale alla sua Napoli, eseguito con un brano interamente interpretato in napoletano: “Cammenane”. “Black Love Parthenope” è dunque progetto solido, molto ben costruito ed interpretato, che mette in luce doti che forse sarebbero più apprezzate in mercati come quello britannico che qui in Italia. Fin dai tempi di The Voice, personalmente ho visto in Lele un potenziale davvero enorme, e questo progetto non fa che confermarlo: tra brani quasi rappati ed altri interpretati a tutta voce, tra canzoni quasi acustiche e produzioni elettroniche, Lele mette in scena un disco capace di far coesistere diverse parti del suo estro artistico in maniera molto naturale, un pregio che non molti dischi posseggono.

I brani che potrebbero funzionare meglio come singoli sono “In Ogni Cosa” e “Per Tutto Il Giorno”: chissà se almeno uno dei due sarà inviato alle radio, nonostante il cantante abbia manifestato l’intenzione di allontanarsi dal mondo della musica.

Umberto Antonio Olivo
Umberto Antonio Olivo
Nato nel segno della musica, ho sempre scritto principalmente di pop e R&B. Col periodico mi sono scoperto in grado di scrivere anche di cinema, attualità, scienza, politica e svariati altri argomenti. Spero di potervi soddisfare con ogni tipologia di articolo possibile!

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