sabato, Luglio 27, 2024

La prima ondata di femminismo: l’inizio di una travolgente marea

Pochi giorni fa abbiamo parlato del femminismo. Più nello specifico, ci siamo cimentati nel descrivere la differenza fra femminismo e maschilismo. Abbiamo ormai compreso che questi due termini, sebbene suonino in maniera così simile, in realtà non abbiano nulla in comune.

Facciamo un piccolo ripasso


Femminismo: movimento storico che ha come finalità la parità sociale, economica e politica fra il uomini e donne.
Maschilismo: forma di sessismo discriminante nei confronti del genere femminile. E’ atto alla prevaricazioni dell’uomo, considerato superiore alla donna.

Oggi, ci concentreremo sulle origini del femminismo. Questo movimento ha infatti una storia parecchio complessa, che possiamo suddividere in ondate.
Partiamo con la descrizione della prima.

Quando nasce il femminismo?

Ufficialmente, il termine venne coniato per la prima volta nell’Ottocento per delineare il neonato movimento d’emancipazione femminile. E’ proprio in questo secolo infatti, che le donne cominciano a ribellarsi. Iniziano a comprendere di quanto il loro ruolo all’interno della società sia inferiore, rispetto a quello degli uomini.

Non dimentichiamo però che già nel Settecento, in piena Rivoluzione Francese troviamo una figura di spicco per quanto riguarda la lotta delle donne: quella di Olympe De Gourges. Nata all’anagrafe come Marie Gouze, questa donna viene ancora ricordata per le sue idee totalmente rivoluzionarie per l’epoca in cui viveva, e dunque in netto contrasto con la società.

Ella credeva nella’eguaglianza totale e incondizionata tra i due sessi, pari diritti e pari dignità. Il suo atto di rivoluzione supremo fu quello di scrivere e pubblicare la “Dichiarazione dei Diritti della Donna e delle Cittadine” .
Purtroppo la sua lotta per i diritti delle donne le costò la vita; venne condannata alla ghigliottina il 3 novembre del 1793.
Fu però solo il suo corpo fisico a lasciare questa Terra. Le sue idee continuarono a camminare sulle gambe delle donne rimaste in vita.

La prima ondata di femminismo

Vi ricordate il film Mary Poppins? Chi ha una buona memoria, non avrà di certo dimenticato un dettaglio importante che ritroviamo specialmente nelle prime scene: la signora Banks, torna a casa da una manifestazione femminista. La si vede varcare il portone canticchiando l’inno delle suffragette e indossare la fascia “votes for women” (diritto di voto per le donne”).



Fu proprio questo uno dei primi obiettivi del femminismo: il diritto di voto da parte delle donne. Le portavoce di questa richiesta erano le suffragette, gruppi di donne attive per l’ottenimento dell’emancipazione femminile.


Torniamo a Mary Poppins: la scena appena descritta, termina con un intervento che ci lascia un po’ l’amaro in bocca. La signora Banks, estremamente entusiasta, spegne a poco a poco la sua euforia con l’arrivo di suo marito, il signor Banks. Non appena sente i suoi passi, smette di cantare e nasconde la fascia, specificando alla tata di servizio che suo marito non sostiene la sua lotta.


Cosa ci dice questa scena? Beh, sicuramente ci fa comprendere quanto quell’epoca le lotte per i diritti delle donne fossero ancora oltraggiose. Mettersi a tacere poiché non si ha il sostegno del proprio compagno e magari si possono aver delle ripercussioni pesanti, è di certo un gesto significativo.


Non dobbiamo infatti dimenticarci che quello della prima ondata è un femminismo per le donne, fra alle donne. Difficilmente un uomo si schierava dalla loro parte, o, se ciò accadeva, lo faceva in sordina.

Non solo il diritto di voto


Se quello di poter finalmente recarsi alle camere elettorali era di certo uno dei principali obiettivi del femminismo della prima ondata, non possiamo però dire che fosse l’unico. Le donne di quell’epoca rivendicano anche i loro diritti civili, l’uguaglianza giuridica, il diritto all’istruzione, il diritto a un’occupazione retribuita e la libera scelta di essa.

La femme couverte


Le donne non avevano alcun tipo di potere dal punto di vista legale. Erano considerate come proprietà dei padri, da consegnare nelle mani del marito una volta concordato il matrimonio.
Il padre era il tutore legale della figlia, persino al’’interno del matrimonio. Essendo stata educata all’obbedienza, ogni presa di posizione da parte della figura femminile poteva potenzialmente rivelarsi deleteria. Addirittura, se una donna rifiutava di avere rapporti sessuali col marito, egli poteva farla incarcerare.
Ella non possedeva legalmente alcun tipo di bene, neppure su quello che guadagnava, in quei rari casi in cui le fosse consentita una professione.
Neppure i figli le corrispondevano: lei che li metteva al mondo e poi se ne prendeva cura giorno e notte, non poteva rivendicare su di essi alcun diritto.
Il divorzio non era di certo ancora una prassi. Nella remota eventualità di una sua concessione, le conseguenze per la donna erano sempre svantaggiate rispetto a quelle del compagno: ella rimaneva puntualmente senza un soldo e difficilmente poteva auspicare alla custodia dei figli.

L’istruzione e la professione


L’accesso all’istruzione superiore era riservato unicamente agli uomini. Inutile quindi specificare quando fosse utopico auspicare alla carriera universitaria, da parte delle femmine.
Le donne lottarono duramente per ottenere un accesso egualitario all’istruzione.
La posizione della società riguardo a questo tema, poggiava sulla cosiddetta querelle des femmes.
Questo dibattito si tenne all’incirca dal 1400 al 1700. Esso discuteva sul ruolo naturale della donna. Sosteneva che ella fosse nata per essere unicamente moglie e madre, e che quindi l’ottenimento del diritto alla professione, come del resto molti altri, fosse del tutto innaturale.
L’istruzione era ritenuta totalmente inutile per la donna, dato che non era necessaria per ricoprire la funzione assegnatole dalla natura.
A respingere con ancora più forza un possibile inserimento del genere femminile nel mondo dell’istruzione fu la comunità scientifica, la quale riteneva l’uomo intellettualmente più evoluto rispetto alla donna.

Cosa ci ha insegnato questa ondata?


La prima ondata di femminismo ha senz’altro gettato le basi per una lotta che andrà avanti molto a lungo.
In essa possiamo ammirare come le donne, sebbene corressero determinati rischi, facessero sentire le loro voci.
Il loro coraggio ha decisamente segnato solo l’inizio di un’epoca volta alla conquista dei diritti, non solo delle donne, ma di molte altre minoranze.
Il loro coraggio è stato d’ispirazione per molti, per chiunque iniziasse a comprendere il significato della parola oppressione.

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