La messicana Elina Chauvet al Lido con Scarpe Rosse

Alla Mostra del Cinema di Venezia, in concorso nella sezione Orizzonti Extra, 'Red Shoes' film drammatico diretto da Carlos Eichelmann Kaiser. Questa sera, prima della proiezione, sul red carpet della Sala Giardino l’installazione dell’artista messicana

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Messicana Elina Chauvet
Il film "Red Shoes" sarà presentato stasera al Lido

Passa stasera in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia nella sezione Orizzonti Extra, il film drammatico Red Shoes, diretto da Carlos Eichelmann Kaiser. Il cast comprende: Eustacio Ascacio, Natalia Solian, Phanie Molina, Jeorgina Tábora Rosa Irine Herrera. Una co-produzione Messico/Italia, co-prodotto da 102 e BHD e distribuito in Italia da 102 Distribution. La proiezione ufficiale sarà preceduta alle 20.30 dalla presentazione dell’installazione posta sul red carpet della sala Giardino dell’artista messicana Elina Chauvet. 


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Cosa rappresenta l’opera della creativa messicana Elina Chauvet?

L’artista ha dato vita a un movimento Red Shoes, realizzando per la prima volta nel 2009, un’installazione artistica di scarpe rosse. Ha poi esposto il lavoro nelle strade, nelle piazze, nelle scuole, nei palazzi del potere, in risposta all’ondata di femminicidi di quel periodo in Messico. Nel 2020 un gruppo di attivisti ha dipinto 300 paia di calzature colorate e indetto uno sciopero di 24 ore in cui le donne si sono assentate dai luoghi di lavoro e dalla vita pubblica. L’iniziativa è quindi raccontata utilizzando l’hashtag #UnDiaSinNosotras.

Il film Red Shoes e l’artista messicana Elina Chauvet

Affronta la tematica della redenzione spirituale, messa in luce dai due personaggi principali. Il titolo nasce da un elemento simbolico, le scarpe rosse che rappresentano la lotta contro gli abuso di genere e la denuncia contro la violenza sulle donne. Red Shoes è sceneggiato dal regista con Jofra GG e Adriana Gonzáles Del Valle, la fotografia di Serguei Saldivar Tanaca. Inoltre è montato da Omar Guzmàn con le musiche di Camilla Uboldi, la scenografia di Nohemì Gonzales Martinez, il trucco di Julissa Calderon. I costumi sono di Carolina Burbano.

La trama

In un luogo sperduto tra le montagne nel nord del Messico, vive Artemio, un contadino che vede scivolare tra le proprie dita il suo desolato appezzamento di terreno e la vita. Quando riceve una notizia sconvolgente sulla figlia che non vede ormai da anni, decide pertanto di partire per la città in cerca di verità e redenzione. Tuttavia si trova ad affrontare un mondo brutale, a lui completamente sconosciuto.

Il lavoro del regista

Il regista parla del film. “Un uomo deve superare una serie di ostacoli per recuperare tutto ciò che ama. La redenzione e il dolore sono temi universali che ci portano al massimo dell’estasi e della disillusione. Temi che i personaggi del film sono in grado di superare, facendo penitenza. Una storia sul conflitto con i padri, argomento che interessa anche me da vicino. Il film è infatti un piccolo tributo al mio stesso padre, a tutti i padri e ai rapporti che non siamo mai in grado di concludere. Una narrazione che mette anche in luce il duro contrasto tra il Messico rurale, luminoso quanto dimenticato, e l’urbano, vibrante e buio, doloroso e vivo”.

Immagine da cartella stampa.