Juan Domingo Perón: l’ultimo discorso nella Plaza de Mayo (12 giugno 1974)

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TERZA VIA E MILITANZA NELLE PAROLE DEL GENERALE PERÓN

Questo è l’ultimo discorso del Generale Juan Domingo Perón, quello che può a tutti gli effetti essere considerato il suo congedo dal popolo argentino, prima della sua morte e prima del passaggio di consegne alla moglie Isabel Perón (purtroppo molto differente dalla prima moglie Evita), ma soprattutto prima di tutti quegli eventi che porteranno l’Argentina e il suo popolo nelle grinfie di una feroce dittatura militare. Sono fondamentali due concetti in questo discorso: il ribadire da parte del Generale la natura della Terza Via, soggetta solamente al volere del popolo e volta solamente alla realizzazione della sua felicità, senza sbandare a Destra o a Sinistra e la natura di un militante di Terza Via, un predicatore che sia al contempo un guardiano e un vigilante. Presentiamo di seguito il testo integrale del discorso, tradotto e in lingua originale, con il link per poterlo ascoltare dalla sua voce. Senza indugiare oltre lasciamo il lettore alle sue parole:

L’Ultimo discorso nella Plaza de Mayo: il suo congedo.

[12 giugno 1974]

Compagni: mi rinfranca lo spirito stare alla presenza di questo popolo che assume su di sé la responsabilità di difendere la Patria. Credo che sia arrivato il momento di mettere le cose in chiaro. Stiamo lottando per superare le condizioni in cui la Repubblica ci è stata lasciata e, in questa lotta, non deve mancare un solo argentino determinato.
Sappiamo che abbiamo dei nemici, e che hanno cominciato a mostrare gli artigli. Però sappiamo allo stesso modo che abbiamo al nostro fianco il Popolo, e quando il Popolo si decide alla lotta, diventa invincibile.

Oggi è evidente, in questa circostanza di lotta, che abbiamo il Popolo dalla nostra, e noi non difendiamo né difenderemo mai altra causa che la causa del Popolo. So che ci sono molti che vogliono deviarci nell’una o nell’altra direzione; però noi conosciamo perfettamente i nostri obiettivi, e ci marceremo direttamente, senza lasciarci influenzare né da coloro che ci vogliono a Destra né da coloro che ci vogliono a Sinistra. 

Il governo del Popolo è tranquillo ed è tollerante, però i nostri nemici devono sapere che non siamo nemmeno stupidi.

Mentre noi ci riposiamo per compiere la missione che abbiamo e rispondere a quella responsabilità che il Popolo ha posto sopra le nostre teste, ci sono molti che vogliono tirare i fili con l’inganno e con la violenza. Noi, di fronte all’inganno e di fronte alla violenza, imporremo la Verità, che vale molto più di questo. Non vogliamo che nessuno ci tema; vogliamo, invece, che ci comprendano. Quando il Popolo ha la consapevolezza del suo destino, non c’è nulla di cui aver paura. Né la Verità, né l’inganno, né la violenza, né alcuna altra circostanza, potrà influire negativamente su questo popolo, come nemmeno potrà influire su di noi perché cambiamo una direzione che, sappiamo bene, è la direzione della Patria.

Sappiamo che in questa azione dovremo affrontare i malintenzionati e gli approfittatori. Né coloro che vogliono deviarci, né gli speculatori, né gli approfittatori di ogni ordine e grado, potranno, in queste circostanze, lucrare con la disgrazia del popolo.

Sappiamo che nella marcia che abbiamo intrapreso ci scontreremo con molti banditi che vorranno fermarci; però, con la forza del concorso organizzato del popolo, nessuno può essere fermato da nessuno.

Per questo desidero approfittare di questa occasione per chiedere a ognuno di voi che si trasformi in un vigilante devoto ai nostri obiettivi e che agisca secondo le circostanze.

Ognuno di noi deve essere un costruttore, ma deve anche essere un predicatore e un agente di controllo e vigilanza per poter realizzare il nostro compito, e neutralizzare il marcio che c’è in quei settori che ancora non hanno compreso e che dovranno comprendere.

Compagni, questa concentrazione popolare mi dà la riprova e la conferma di quello che dissi questa mattina.

Per questo desidero ringraziarvi per il disturbo che vi siete presi di venire in questa piazza.

Porterò dipinto nei miei occhi questo meraviglioso spettacolo, tramite il quale il popolo lavoratore della città e della provincia di Buenos Aires mi porta il messaggio di cui ho bisogno.

Compagni, con questo ringraziamento voglio far arrivare a tutto il popolo della Repubblica il nostro desiderio di proseguire nel lavoro di ricostruzione e liberazione del nostro paese. Queste missioni, che prima di essere mie sono del popolo argentino, le difenderemo fino all’ultimo respiro.

Concludendo, spero che Dio vi doni tutte le fortune e tutta la felicità che meritate. Vi ringrazio profondamente per quello che avete portato fino a questa storica Plaza de Mayo. Io porto nelle mie orecchie la meravigliosa musica che, per me, è la parola del popolo argentino.

Juan Domingo Perón

ÚLTIMO DISCURSO EN PLAZA DE MAYO: SU DESPEDIDA 

[12 de Junio de 1974]

Compañeros: Retempla mi espíritu estar en presencia de este pueblo que toma en sus manos la responsabilidad de defender la patria. Creo, también, que ha llegado la hora de que pongamos las cosas en claro. Estamos luchando por superar lo que nos han dejado en la República y, en esta lucha, no debe faltar un solo argentino que tenga el corazón bien templado.
Sabemos que tenemos enemigos que han comenzado a mostrar sus uñas. Pero también sabemos que tenemos a nuestro lado al pueblo, y cuando éste se decide a la lucha, suele ser invencible.

Hoy es visible, en esta circunstancia de lucha, que tenemos a nuestro al pueblo, y nosotros no defendemos ni defenderemos jamás otra causa que no sea la causa del pueblo. Yo sé que hay muchos que quieren desviarnos en una o en otra dirección; pero nosotros conocemos perfectamente bien nuestros objetivos y marcharemos directamente a ellos, sin dejarnos influir por los que tiran desde la derecha ni por los que tiran desde la izquierda.

El Gobierno del Pueblo es manso y es tolerante, pero nuestros enemigos deben saber que tampoco somos tontos.

Mientras nosotros no descansamos para cumplir la misión que tenemos y responder a esa responsabilidad que el pueblo ha puesto sobre nuestros hombros, hay muchos que pretenden manejarnos con el engaño y con la violencia. Nosotros, frente al engaño y frente a la violencia, impondremos la verdad, que vale mucho más que eso. No queremos que nadie nos tema; queremos, en cambio, que nos comprendan. Cuando el pueblo tiene la persuasión de su destino, no hay nada que temer. Ni la verdad, ni el engaño, ni la violencia, ni ninguna otra circunstancia, podrá influir sobre este pueblo en un sentido negativo, como tampoco podrá influir sobre nosotros para que cambiemos una dirección que, sabemos, es la dirección de la Patria.

Sabemos que en esta acción tendremos que enfrentar a los malintencionados y a los aprovechados. Ni los que pretenden desviarnos, ni los especuladores, ni los aprovechados de todo orden, podrán, en estas circunstancias, medrar con la desgracia del pueblo.

Sabemos que en la marcha que hemos emprendido tropezaremos con muchos bandidos que nos querrán detener; pero, fuerte con el concurso organizado del pueblo, nadie puede ser detenido por nadie.

Por eso deseo aprovechar esta oportunidad para pedirle a cada uno de ustedes que se transforme en un vigilante observador de todos estos hechos que quieran provocarse y que actúe de acuerdo con las circunstancias.

Cada uno de nosotros debe ser un realizador, pero ha de ser también un predicador y un agente de vigilancia y control para poder realizar la tarea, y neutralizar lo negativo que tienen los sectores que todavía no han comprendido y que tendrán que comprender.

Compañeros, esta concentración popular me da el respaldo y la contestación a cuanto dije esta mañana.

Por eso deseo agradecerles la molestia que se han tomado de llegar hasta esta plaza.

Llevaré grabado en mi retina este maravilloso espectáculo, en que el pueblo trabajador de la ciudad y de la provincia de Buenos Aires me trae el mensaje que yo necesito.

Compañeros, con este agradecimiento quiero hacer llegar a todo el pueblo de la República nuestro deseo de seguir trabajando para reconstruir nuestro país y para liberarlo. Esas consignas, que más que mías son del pueblo argentino, las defenderemos hasta el ultimo aliento.

Para finalizar, deseo que Dios derrame sobre ustedes todas las venturas y la felicidad que merecen. Les agradezco profundamente el que se hayan llegado hasta esta histórica Plaza de Mayo. Yo llevo en mis oídos la más maravillosa música que, para mí, es la palabra del pueblo argentino.

JUAN DOMINGO PERÓN