sabato, Maggio 18, 2024

Il tempo secondo i Francesi: la giornata di 10 ore

Il tempo è sempre stato un concetto molto affascinante per diverse culture. I Francesi, ad esempio, avevano tentato di far durare la giornata 10 ore.

Come i Francesi manipolarono il tempo?

I primi a introdurre il concetto di Horae, ora, dee delle stagioni, furono gli antichi Greci. Il numero non era uguale per tutte le fonti: quale parlava di 3, ma la più comune era di 12, come la conosciamo oggi. E cioè 12 ore di giorno e 12 di notte. Quanto alla divisione dell’ora in 60 minuti e del minuto in 60 secondi, l’idea fu dei Babilonesi, che sfruttavano la matematica e l’astronomia. Allo stesso modo divisero il giorno in 360 parti, la stima dei giorni di un anno. Lo stesso facevano gli Egizi, forse per i 12 cicli lunari in un anno.


Federico IV di Danimarca 1700 il calendario gregoriano


I Francesi e il tempo decimale

Il primo a proporre che le unità di tempo venissero divise per dieci fu il matematico francese Jean Le Rond d’Alembert, nel 1754. “Sarebbe molto desiderabile che tutte le divisioni, ad esempio del livre, del sou, del toise, del giorno, dell’ora, ecc siano da decine a decine. Questa divisione risulterebbe in calcoli molto più facili e convenienti e sarebbe molto preferibile alla divisione arbitraria della livre in 20 soldi, del soldo in 12 denari, del giorno in 24 ore, dell’ora in 60 minuti, ecc”.

Dieci mesi solari

Molto tempo dopo, nel 1788, l’avvocato francese Claude Boniface Collignon proponeva di dividere il giorno in 10 ore, l’ora in 100 minuti, il minuto in 1000 secondi e il secondo in 1000 livelli. Inoltre, suggeriva di comporre una settimana di 10 giorni e l’anno di 10 mesi solari. La proposta venne ancora perfezionata, dal matematico Jean Charles de Borda: e su queste basi il Parlamento decise che “da mezzanotte a mezzanotte, è diviso in 10 parti, ciascuna parte in altre 10, e così via fino alla più piccola porzione misurabile di durata”.

L’entrata in vigore

Il sistema così composto entrò in onore il 24 novembre 1793: la mezzanotte iniziava alle ore 00 o alle ore 10, e il mezzogiorno era alle ore 5. Da ciò ne derivava che ogni ora metrica diventava lunga 2,4 ore, e ogni minuto metrico diventava 1,44 minuti convenzionali. I secondi, invece, diventavano 0,864 secondi convenzionali. Per agevolare la transizione, vennero prodotti orologi che mostravano entrambi i formati: ma il sistema era così impopolare che rimase in vigore appena 17 mesi.

Retaggi della Rivoluzione

Come è ovvio pensare, tutta questa nuova misurazione faceva parte del tentativo dei rivoluzionari di decimalizzare tutto. Questo veniva introdotto come parte del calendario repubblicano, che divideva anche il mese in tre decadi da 10 giorni. Il tutto rappresentava però solo 360 giorni: i 5 giorni che mancavano venivano sistemati alla fine di ogni anno, senza far parte di nessun mese. Ma anche questo calendario durò sino alla fine del 1805, prima di venir messo da parte senza aver mai avuto davvero successo.

Ulteriori tentativi

Questo fiasco però non scoraggiò i Francesi. Nel 1890 infatti il Presidente della Società Geografica di Tolosa, Joseph Charles De Rey-Pailhade, ritentò l’impresa: il giorno avrebbe dovuto essere diviso in 100 parti, chiamate cés. Ognuna di esse sarebbe stata pari a 14,4 minuti standard, ciascuna divisa in 10 dedicés, 100 centicés, e di seguito. Anche questo tentativo andò in fumo.

L’ultima prova

L’ultimo vero tentativo veniva effettuato ancora nel 1897, da parte del comitato scientifico Bureau des Longitudes, con il matematico Henri Poincaré come segretario. L’idea era di mantenere il giorno in 24 ore, ma dividendo ogni ora in 100 minuti decimali e ogni minuto in 100 secondi. Anche quest’ultimo estremo tentativo andava a monte nel 1900, e da allora l’orologio rimase al suo posto.

Serena Nencioni
Serena Nencioni
Nata all'Isola d'Elba, isolana ed elbana e orgogliosa di esserlo. Amo la scrittura e la musica.

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