Il 15 aprile 1944 fu ucciso Giovanni Gentile

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Il 15 aprile del 1944 morì Giovanni Gentile, per mano di Bruno Fanciullacci, partigiano comunista appartenente al GAP, Gruppi di Azione Patriottica. Fu un episodio che divise profondamente i gruppi antifascisti e venne disapprovato dal CLN toscano (comitato di liberazione nazionale).

Cenni biografici

A ritroso percorriamo le tappe di un importante filosofo, pedagogista, politico italiano del XX secolo: era nato a Castelvetrano il 29 maggio del 1875. Era figlio di un farmacista, frequentò il liceo e si laureò in Lettere e Filosofia. Insegnò al liceo filosofia, poi all’Università anche pedagogia. Incontra Benedetto Croce, durante i suoi studi a Pisa e fra loro si crea un’amicizia culturale. Insieme, condivideranno, anche se in modi diversi, l’interesse per l’Idealismo, in netto contrasto con la filosofia positivista, che nessuno dei due amava.

Nel 1915 diventa membro del Consiglio Superiore della pubblica istruzione. Dal 1922 si avvicina al fascismo, perché vede in Mussolini un difensore del Liberalismo risorgimentale. Con Mussolini, secondo Gentile, si può pensare ad uno Stato forte e in uno Stato concepito nella sua forma etica. Aderisce al partito e diventa ministro dell’istruzione, tanto che nel 1923 attua la Riforma Gentile della scuola, che soppianta quella precedente, la Casati, dopo circa Sessant’anni.

La sua adesione e la sua fiducia nel Fascismo lo allontana definitivamente da Benedetto Croce e continua la sua opera di divulgazione della filosofia e della cultura, pur nell’alcova mussoliniana. Diventa direttore dell’Enciclopedia Treccani, alla cui realizzazione partecipano anche studiosi e intellettuali ebrei e anitfascisti.

Proprio questo suo pensiero alla fine molto indipendente comincia ad allontanarlo dal Fascismo, tanto è vero che non condivide l’unione con la Chiesa cattolica (Patti Lateranensi), in quanto crede che l’istruzione religiosa possa essere utile soltanto per i bambini delle elementari, poi debba essere soppiantata dalla filosofia. Per Gentile la religione è solo un mero esercizio spirituale. Pertanto, è deluso dall’unione fra il fascismo e la Chiesa. Tuttavia, sarà fervido sostenitore della realtà cristiana e cattolica, infatti questo sua posizione è molto contraddittoria. In un discorso affermerà di essere lui stesso cristiano e cattolico.

Così non condividerà nemmeno l’introduzione delle leggi razziali del 1938. Prenderà posizione contro il Nazismo, tanto è vero che continuerà a riproporre l’idea di Roma antica e dello splendore dell’Impero Romano, fondato sulla tolleranza dei popoli e delle loro culture, nonché privo del concetto di “razza”. Considera il nazionalismo proprio di popoli piccoli, con poche risorse e chiusi nel loro sterile isolamento.

Non sarà uno dei firmatari del “Manifesto della razza”, anche se era stato accusato, ma poi questo dato è stato smentito. Tuttavia, non abbandonò l’idea fascista e fino alla fine ebbe contatti con Il Duce. Questa sua appartenenza politica, negli ultimi anni della sua esistenza, fu un tallone d’Achille per la sua reputazione. Odiato da molti, ricevette minacce di morte, tanto che fu assassinato nei pressi della sua abitazione dal GAP.

Un personaggio controverso

Gentile fu un filosofo. Di lui possiamo ricordare l’attualismo o Idealismo attuale che vede nel pensiero la forza della realtà. In altre parole, il pensiero, per Gentile, forma la realtà. Per Gentile materia e spirito sono un tutt’uno e fanno parte della coscienza. Così queste teorie filosofiche passano nella pedagogia gentiliana: l’insegnamento è un atto in cui la cultura passa dal maestro all’allievo, a tal punto che l’allievo arriva ad educarsi da sé. Per Gentile non è possibile programmare la didattica perché l’importante è che il maestro sia culturalmente molto preparato, il metodo, dice, verrà da sé, strada facendo, una strada percorsa dall’insegnante e dall’alunno, in comunanza di spirito: solo in tal modo l’allievo farà propri i contenuti dell’educazione e dell’istruzione. Ricordiamo anche che nella Riforma, Gentile indica predominante la formazione umanistica.

“La scuola dev’essere laica, perché di natura essa è laica”