Frances Alina Ascione e il suo ultimo singolo Follia indolore

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È ormai da più di un mese che Frances Alina Ascione ha pubblicato e reso disponibile sulle principali piattaforme di streaming musicale il suo primo singolo Follia Indolore, che farà da preambolo ad un album in uscita il prossimo Anno.

Reduce da diverse esperienze anche nell’ambito delle TV nazionali, Frances ha finalmente deciso di esporsi nuovamente al pubblico italiano, con un brano che, per chi l’ha ascoltata durante il suo percorso ad The Voice 2016, si discosta molto dall’ambiente musicale in cui siamo stati abituati a sentirla. In Follia Indolore, infatti, le sonorità che la cantante di origini americane decide di proporci sono molto più vicine a quelle che comunemente vengono definite “pop”, che sempre più inizia ad indicare una particolare tipologia di musica.

Si allontana quindi da quello che è la sua natura? Lei nasce infatti come corista Gospel quando nel 2011 entra nel coro diretto da Rita D’Addonna.

Noi di PeriodicoDaily abbiamo avuto però l’occasione di intervistarla. Fatemi sapere cosa ne pensate qui nei commenti!

Buona lettura e buon’ascolto.

 

Nella tua famiglia non sei la prima che si accinge ad entrare nel mondo musicale; tua madre è una cantante affermata. Nella tua realtà musicale quanto l’influenza di tua madre ti ha influenzato? Dove puoi trovare delle sue caratteristiche nella tua musica?

Il fatto che mia madre sia una cantante io sicuramente sin da piccola ho avuto la musica in casa. Lei era l’assoluta protagonista anche grazie a mio padre che ascolta tantissima musica. Crescendo con una madre artista e performer vai a vivere anche tu la vita da artista: perché l’ho sempre seguita nei suoi impegni, pensando inconsciamente che vivere di musica fosse normale. Solo dopo ti rendi conto quanto sia però difficile. È comunque una cosa naturale, e non mi sono mai posta l’idea che si possa arrivare a mantenersi con la musica senza faticare. Da parte loro c’è anche un supporto che non tutti trovano; mia madre mi ha sempre detto: “Preparati e studia. Non fare le cavolate che ho fatto io”. Di mia mamma io so che è una persona fantastica. L’ho sempre stimata e ho sempre voluto essere come lei sul palco: leggera come una piuma. Non so sarà l’approccio americano, ma stare sul palco fin da piccola mi ha fatto infatti sempre vivere il palco, anche essendo molto timida ho imparato ad amarlo.

Non sei la prima. Molti mi dicono che erano considerati bambini introversi, e come trovavano lo spazio per essere sé stessi sul palco. Come il palco può aiutarti ad affrontare questa emozione?

Io ho iniziato a capire quanto il palco fosse una zona di comfort solo da grandicella. Prima non l’avevo ben capito. Anzi! Ero anche abbastanza un po’ paurosa, ma sapevo che la musica era il mio obiettivo da grande. Infatti dai 17 anni ho deciso di calcare il palco in autonomia. A quel punto ho capito come il palco fosse uno sfogo, anche di tutta quella timidezza.

Come credi che le differenze tra il territorio americano e italiano possano averti aiutato svantaggiato?

Sono nata a Los Angeles, ma abito in Italia dai 3, 4 anni. Quello americano è sicuramente molto più competitivo, per quanto mostri anche però più possibilità: perché il panorama è più ampio ed eterogeneo. Noi siamo anche venuti in Italia proprio per la carriera di mia madre, che ha trovato la sua miniera d’oro negli anni ’90 qui a Roma. Io sogno comunque di andare all’estero.

 

Tornando sul concetto di competitività, tu non sei nuova: infatti nel 2016 eri a “The Voice” e l’anno scorso hai tentato il percorso di Sanremo Giovani. Cosa ti sei portata dietro però di queste esperienze?

Io il talent non lo amo. C’è l’elemento della competizione, ma se lo si prende come un gioco è ok, e tornando indietro lo rifarei perché ti dà possibilità di crescita, ma c’è qualcosa di molto malsano. Programmi televisivi, triti e ritriti che non hanno poi più nulla di innovativo. L’elemento del fare show prevale sull’elemento musicale stesso. Quindi bisogna stare attenti: credo sia necessario guardare o vivere questi programmi con un giusto spirito critico.

Nell’ultimo singolo, “Follia Indolore”, c’è stato un cambio drastico: tu vieni infatti da una musicalità soul, gospel, mentre nell’ultimo singolo l’ambiente è completamente pop. La popolarità televisiva ti ha portato a questo cambio?

Io da cantante sono cresciuta come black vocalist, che è anche il mio genere musicale preferito. A me piacciono le belle melodie. Pop di per sé vuol dire tutto e niente; ovviamente questo non può essere soul o R&B. Anche adesso che sto lavorando ad un disco italiano, e quindi rivolto ad un panorama molto particolare, sto mettendo molto di più di quello che potete sentire in Follia Indolore.

Che varietà musicali quindi potrò trovare nel tuo album?

Io passo da un genere all’altro. Nel mio ascolto e nel mio amore per la musica sono legata a tantissime melodie differenti. Quindi, a meno che non mi sia chiesto un tipo di musica per una determinata serata, sono una persona che nello studio di registrazione fa uscire tutto il mio background di ascolto; quindi ci sarà pop, come anche sonorità R&B. Ma al contempo io non amo il soul in italiano. Non lo sopporto. Quindi onde evitare di incappare in qualcosa che poi trovo scomodo o non mi piace, ho dei brani Pop.

Francesca sembra essere un artista con ancora molto da dire. Ora non resta che aspettare la prossima uscita!