Fabrizio Bellomo e gli interventi decorativi a Albori

L'artista ha realizzato insegne, piatti e un documentario sulle tradizioni dell'abitato

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Fabrizio Bellomo
Fabrizio Bellomo, Albori. Ph ©Danilo Donzelli Photography

Il progetto diffuso di Fabrizio Bellomo per il borgo di Albori nasce a partire da un interrogativo e un dialogo con gli abitanti del posto. Si compone di 5 micro-progetti in cui sono orchestrate anime differenti tra loro, con lo scopo di rafforzare l’identità del paese e far riemergere il racconto di alcune tradizioni. Per l’intervento ha attivato una serie di collaborazioni con alcuni artigiani e maestranze sia locali e di Vietri sul Mare.


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Quali sono le sculture di Fabrizio Bellomo per il progetto Albori è destinata a scomparire?

Iconografia della sagra nasce dall’idea di voler diffondere e conservare nella memoria la tradizionale manifestazione de’ palle e ciuccio. Per ricordare l’evento ha fatto dono agli abitanti e non solo, di 200 piatti, disegnati con Giancarlo Solimene, su cui è raffigurata una mula abbigliata con delle zucche come attributi maschili, simbolo della storica festa. Dalle storie raccontante dagli abitanti e soprattutto con l’aiuto di Michele, Maria e Amalia, co-autori del progetto, è nato Gli Scagnanome. Si tratta di targhe di toponomastica in ceramica con i soprannomi di vecchi abitanti che vivevano in case prive di indirizzi precisi né segnaletiche. Con gli altri tre progetti l’artista ha voluto sottolineare le contingenze contemporanee che mettono completamente in discussione il borgo e quel che rimane della sua struttura sociale novecentesca e precedente.

Installazioni per il paese

La casa di Maria è un mini documentario fruibile tramite QRcode davanti alla casa un tempo abitata dalla signora e i suoi figli. Hotel Fuenti è un’insegna led realizzata in collaborazione con Rosa Musco. La scritta rimanda alla nota storia di Amalfitana Hotel da cui e per cui nacque la terminologia Ecomostro. Quindi ha l’artista ha realizzato Dimenticare i propri antenati significa essere un ruscello senza fonte in collaborazione con Emilio Pellegrino. Un’opera di risanamento di una struttura preesistente lasciato in stato di abbandono alla cosiddetta “sorgente del Cesare”. Scarti di piastrelle in ceramica ora rivestono la panchina e la fontana. Si legge il proverbio cinese del titolo dell’opera.

Fabrizio Bellomo

Nato nel 1982, vive e lavora a Bari. È un artista multidisciplinare, regista, curatore e scrittore che svolge la sua ricerca in modo ibrido e sperimentale. L’approccio all’arte è ampio: lavora con materiale d’archivio, video e installazioni pubbliche. La sua arte passa dal mondo reale al digitale. I lavori sono esposti in mostre personali e collettive con progetti pubblici, festival cinematografici e presentazioni. Ha partecipato al 39° e 38° Torino Film Festival, Padiglione Italia alla 16a Biennale di Architettura di Venezia. Inoltre ha collaborato con Fondazione Giangiacomo Feltrinelli, La Repubblica, MuFoCo, Apulia Film Commission e ICCD. Ha esposto i suoi lavori al MACRO–Roma, Triennale di Milano, KCB–Belgrado, Fundaciò Enric Miralles–Barcellona, Galeria Fab–Tirana, IIC–Tokyo. Bellomo ha pubblicato libri e saggi d’artista per Postmedia Books–Milano, Centro Di–Firenze, Quinlan edizioni–San Severino Marche.

Premi e borse di studio

Ha vinto numerosi premi e borse di studio tra cui: Premio Speciale della Giuria al 39° Torino Film Festival, Italian Council 10. Quindi Inside Art Award al Talent Prize 10 e Miglior Film al 39° Bellaria Film Festival. Il suo lavoro fa parte di collezioni pubbliche e private tra cui: MuFoCo Milano, ICCD Roma, Simmons & Simmons Art Collection Londra/Milano, NCTM e l’arte Milano. Il progetto di Fabrizio Bellomo a Albori è coordinato da Chiara D’Amico.

Albori

Un piccolo borgo, frazione di Vietri sul Mare con circa 300 abitanti. Sospeso tra mare e vette, sorge di fronte al suggestivo monte Falerio, e allo stesso tempo gode di una vista panoramica sul Golfo di Salerno. Le fonti storiche poco informano sulle origini. Intorno al Mille tutto il territorio vietrese era scarsamente abitato. I principi longobardi concessero quindi terre alle famiglie amalfitane e atranesi. Poi ci fu la successiva colonizzazione promossa dal Monastero della SS. Trinità di Cava, il territorio andò popolandosi in una miriade di casali che sorsero da Salerno e dalla Badia di Cava.

Una passeggiata in paese

Albori oggi appare come un agglomerato di case intonacate di bianco, disposti su più livelli. Le strette viuzze percorribili a piedi o coi muli, ancora oggi utilizzati per il trasporto di materiali. Nel cuore del borgo sorge la chiesa parrocchiale dedicata a santa Margherita di Antiochia. All’interno dell’edificio sacro sono custodisti gli affreschi di scuola napoletana che vanta tra gli esponenti il decoratore barocco Francesco Solimena (1657-1747). Nella torretta di villa Guariglia sorge il Museo della Ceramica dove sono raccolti reperti vietresi dal Settecento alla prima metà del Novecento.

Immagine da cartella stampa.