Evita Peron: la sua morte è ancora avvolta nel mistero

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Evita Peron è morta il 26 luglio 1952.

Il 26 luglio 1952, a soli 33 anni, moriva Evita Peron. Figura carismatica dell’Argentina, da sempre impegnata attivamente nella tutela dei diritti dei lavoratori e delle fasce più deboli della popolazione, ancora oggi viene amata e addirittura venerata quasi come fosse una santa dai suoi concittadini. Non a caso, al momento della sua dipartita, il corpo venne imbalsamato ed esposto in una bara di vetro per una quindicina di giorni, affinché i cittadini argentini, visibilmente commossi, potessero porgere l’estremo saluto alla loro Evita, definita anche la «Madonna dei descamisados».

La morte di Evita Peron è ufficialmente avvenuta per cancro. Tuttavia, attualmente ci sono ancora dei dubbi sulle reali cause del suo trapasso, e addirittura vi è una tesi che chiama in causa il marito, il presidente Juan Domingo Peron. Quest’ipotesi non è mai stata confermata, ma neppure smentita seccamente con testimonianze ufficiali. Innanzitutto, partiamo con il ricordare che la venerazione degli argentini nei confronti dell’inquilina della Casa Rosada stava cominciando a preoccupare i vertici dell’esercito e gli alleati di governo, i quali convinsero il presidente Peron a non candidare la consorte alla vicepresidenza in occasione delle elezioni per il suo secondo mandato.

Evita Peron: il suo corpo imbalsamato fu esposto per 15 giorni.

Inoltre, pare che vi fossero anche dei problemi all’interno della coppia. Gran parte delle cronache e anche i media internazionali, in questi anni hanno riportato di una storia d’amore profonda e romantica tra Juan Domingo Peron e Eva Maria Ibarguren (il vero nome dell’ex attrice). Tuttavia, sembra che soprattutto negli ultimi anni di vita della first-lady argentina, le cose non siano andate così. Il marito probabilmente cominciava a soffrire l’ascesa politica della consorte, e ciò avrebbe comportato una crisi coniugale.

Sembra che durante il periodo della malattia della moglie, Juan Peron abbia dormito in un’altra camera, separato da Evita, la quale sarebbe stata assistita dalla madre e dalla sorella, le uniche presenti accanto a lei quando il 26 luglio 1952 morì. Oltre a tutto questo, vi è il dubbio che il trapasso non sia avvenuto per cause del tutto naturali.

Evita Peron: il giallo della lobotomia

Il mistero intorno alla prematura scomparsa di Evita Peron si è infittito nel momento in cui, nel corso degli anni, è emerso un dettaglio sui suoi ultimi mesi di vita. Tra maggio e giugno del 1952 venne sottoposta ad una lobotomia. Quest’informazione venne a galla soltanto nel 2005, quando il neurochirurgo ungherese George Udvarhelyi affermò di aver fatto parte dell’equipe medica che aveva operato la donna più amata e potente dell’Argentina. Alle parole del medico seguirono nel 2011 alcune presunte prove.

Daniel Nijensohn, neurochirurgo della Yale University Medical School, rivelò di essere riuscito ad entrare in possesso delle radiografie effettuate su Evita Peron, proprio in seguito alla caduta sul segreto di Stato relativo al suo decesso. Lo specialista disse che dalle lastre erano evidenti i segni della perforazione del cranio.

Ricordiamo che la lobotomia è un intervento che, interrompendo le connessioni neurali del cervello con il lobo prefrontale, va a condizionare le reazioni emozionali. Intorno agli anni ’50 veniva applicata soprattutto ai malati terminali per alleviare un pochino la sofferenza, ma anche per trattare delle malattie psichiatriche. Dunque, probabilmente la moglie del presidente Peron fu sottoposta a quest’operazione per far sì che patisse di meno il dolore provocato dal tumore che la stava consumando. Ma c’è un’altra ipotesi più inquietante.

In quel periodo si ricorreva alla lobotomia anche per tenere sotto controllo e per modificare la personalità di persone considerate troppo bellicose e dagli atteggiamenti tendenti alla violenza. Siccome nelle ultime fasi della sua esistenza Evita Peron stava diventando politicamente sempre più scomoda, non si esclude che il marito abbia pensato di limitarne l’influenza politica in questo modo, allo scopo di evitare lo scoppio di una guerra civile tra le due contrapposte fazioni del peronismo.

Evita Peron: la sua popolarità stava diventando scomoda.

Le testimonianze storiche riportano che, in effetti, pochi mesi prima di morire Evita era diventata più estremista e radicale nelle sue posizioni e affermazioni. Ad esempio, durante il suo ultimo intervento alla Festa dei Lavoratori nel maggio del 1952, dinanzi alla folla che l’acclamava, aveva pesantemente attaccato e condannato tutti coloro che non appoggiavano le sue idee. Questi toni più aspri sono emersi anche dalle pagine del suo diario-testamento, in cui parlava sempre più spesso di «sacro fuoco del fanatismo» come la migliore arma per eliminare qualsiasi forma di oligarchia, e definiva «imbecilli» coloro che rimanevano su posizioni moderate.

Juan Domingo Peron: l’ultimo discorso nella Plaza de Mayo

Inoltre si è scoperto che, ormai ad un passo dalla dipartita, abbia contattato il principe Bernhard d’Olanda per far giungere in Argentina (di nascosto dal presidente) migliaia di armi da consegnare ai sindacati affinché organizzassero delle milizie di lavoratori. Tutto ciò potrebbe aver allarmato gli oppositori di Evita che da sempre guardavano con sospetto alla sua popolarità crescente, e avrebbe potuto spingere il marito a ricorrere alla pratica della lobotomia per mettere a freno le sue tendenze sovversive che gli sarebbero potute costare la poltrona presidenziale.

La testimonianza dell’infermiera Manena Riquelme

L’intervento di lobotomia su Evita Peron è stato confermato da una donna che avrebbe assistito all’operazione. Si tratta di Manena Riquelme, la quale nel 2011 affermò di essere stata l’infermiera dello specialista (James Poppen) che secondo i riscontri medici effettuò la lobotomizzazione. La donna disse che il presidente dell’Argentina acconsentì dopo aver acquisito alcune prove su alcuni prigionieri di Buenos Aires di cui non sapeva nulla.

La sala operatoria fu improvvisata in un luogo segreto e ben protetto. L’infermiera Riquelme aggiunse che la donna più amata dagli argentini sopravvisse all’intervento chirurgico ma si risvegliò in stato vegetativo. Da quel momento cominciò anche a smettere di mangiare, e ovviamente queste condizioni estreme ne accelerarono la morte trattandosi di un organismo già pesantemente provato dal tumore.

Evita Peron: il giallo della lobotomia.

I referti medici emersi in questi anni rendono difficile smentire la notizia della lobotomia subita da Evita Peron. Invece, ciò che rimarrà avvolto per sempre nel mistero, sono le finalità politiche che potrebbe aver avuto l’intera operazione, e l’eventuale coinvolgimento del marito Juan Peron.