sabato, Luglio 27, 2024

“Apostoli” di Antonio Porru: testimoni del cambiamento

Rinviata a data da destinarsi per problemi tecnici sopraggiunti la mostra “Apostoli” di Antonio Porru. L’inaugurazione avrebbe dovuto svolgersi il 6 novembre alle 18 alla basilica di San Saturnino della Rete musei civici Cagliari. Un’esposizione accompagnata dai testi critici di Gabriele Simongini, Giorgio Pellegrini, Nico Stringa, Alessandro Sitzia.


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Cosa rappresentano gli “Apostoli” di Antonio Porru?

L’artista è alla seconda importante mostra dopo ben venti anni dall’ultima all’Exmà di Cagliari. Presenta oltre 90 opere, riunite in sezioni: Apostoli, Cieli, Terre, 1652 peste a Sanluri 2020 Pandemia, Testimoni, Terrecotte che dialogano con l’architettura. Sono dodici ritratti replicati sei volte e inseriti in un retable di pannelli e raffigurazioni di grande formato. I discepoli di Gesù con la loro presenza umana, sono testimonianza concreta dell’impegno quotidiano delle colonne portanti della famiglia e della società. Negli altri ritratti emergono solo la testa e il busto. Talvolta, dà alle figure un andamento regolare, tanto da assumere la forma di vasi antropomorfi. In un mondo dove è pericoloso perfino abbracciarsi e i legami umani sono sostituiti dalle connessioni digitali, vien voglia di toccare opere così vitali. Durante il vernissage il maestro Gavino Murgia si esibirà in un intervento musicale ideato per il progetto e l’esposizione. 

La vita dell’artista

Antonio Porru nasce a Sanluri (Cagliari) nel 1950. Sin da piccolo la sua passione è il disegno. Nel 1966 frequenta la scuola d’arte di Oristano. Nel 1969 si diploma, rifiuta varie proposte di lavoro e la possibilità di intraprendere la carriera di insegnante. Infatti, la sua passione per la pittura e per l’arte non gli consente di cedere a compromessi. Nel 1973 frequenta un laboratorio sulla terracotta organizzato da un frate francescano, Padre Ambrogio Fozzi. L’esperienza sarà di grande importanza per la sua formazione, la terra lo appassiona e la utilizzerà in vari modi sperimentando la sua potenza espressiva. Nel 1981 redige con scritti e illustrazioni il giornalino socio-politico dal titolo “Sellori”, nome antico del paese d’origine.

I premi e le commissioni

Alla fine degli anni Ottanta frequenta il suo professore di disegno, il pittore Antonio Amore, amico di Balla e Guttuso. I due diventano amici e condividono per un decennio lo studio laboratorio di Sanluri. Poi realizza opere per il suo paese, pannelli in terra cotta, bassorilievi, stele in pietra e graffiti. La prima mostra di rilievo è nel 2002 all’Exmà di Cagliari. Nel 2010 vince a Oristano il 1° premio “Città della ceramica”. Viene chiamato a partecipare alla mostra a Sassari per la Biennale di Venezia, curata da Sgarbi. Nel 2014 la Facoltà di teologia di Cagliari gli commissiona una terracotta da sistemare nell’aula magna. Nel 2015 realizza il graffito per il 150° della fondazione del Liceo Dettori. Di recente crea ritratti di grandi dimensioni di persone che fanno parte della sua quotidianità. Sue opere sono presenti nella collezione della Fondazione Banco di Sardegna, oltre che in molte collezioni private. 

Il messaggio degli “Apostoli” di Antonio Porru

A Porru non interessa essere originale quanto piuttosto mirare all’originario, come è primigenio per vocazione il segno inciso. Potente ed essenziale costituisce la matrice delle opere più graffite che dipinte, realizzate con tecniche e materiali quali terra, carboncino, tempera o terracotta. È un’umanità che resiste al drastico mutamento antropologico dell’esistenza dominata delle corporazioni hi-tech che promettono una vita migliore. Gabriele Simongini trova nelle opere dell’artista la verità intensa ed ineludibile, anche se fragile, di un’autenticità che si personifica. Per formazione, il talento è accomunabile a tre grandi artisti sardi come Costantino Nivola, Maria Lai e Pinuccio Sciola. Porru si esprime con la massima efficacia nei graffiti realizzati in tanti paesi dell’isola. A Sanluri si intitola “Sinopie di un secolo incerto” coi dodici “Apostoli” che come apparizioni emergono dai muri calcinati del Museo del Pane. Le figure, sedute, manifestano un’immediata propensione al dialogo e alla condivisione diventando messaggeri di autenticità.

Immagine da cartella stampa.

Odette Tapella
Odette Tapella
Vivo in piccolo paese di provincia. Mi piace leggere, fare giardinaggio, stare a contatto con la natura. Coltivo l'interesse per l'arte, la cultura e le tradizioni.

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