lunedì, Aprile 29, 2024

Vergogna 2.0. Un’emozione antica in via di estinzione

 

La vergogna è un’emozione antica che caratterizza l’essere umano, ma che rischia nell’era digitale di scomparire.

Il continuo relazionarsi attraverso lo schermo, l’assenza di un contatto vero e sincero con l’interlocutore, secondo molti psicologi e antropologi esperti del web, rischia di rafforzare quella barriera emotiva già in parte presente nella comunicazione umana.

Identità sempre più fluide le nostre, informazioni e azioni false ed auto-celebrative nei social network, linguaggi d’odio utilizzati come strumento di “legittima difesa” contro coloro che vogliono imporci la propria realtà; insomma siamo tutti contro tutti, la Rete rischia di strutturarsi come “sfogatoio” personale, un ambiente sempre più tossico dove ognuno sceglie cosa dire e cosa guardare, senza nessuna etica, nessun limite, nessun senso della vergogna.

Lo psichiatra Meluzzi ritiene che: “Non guardiamo più al mondo per imparare, sapere o emozionarci, ma lo guardiamo per essere apprezzati dagli altri”.

Cerchiamo di catturare il mondo che ci circonda per ingabbiarlo, per mostrare agli altri che vediamo o siamo visti più degli altri. La nostra identità, il nostro valore come esseri umani, una visione positiva o meno del mondo, dipende spesso, troppo spesso, da ciò che gli algoritmi di Facebook selezionano per la nostra giornata e da quanti like racimoliamo, o ancora, se su Twitter condividono il nostro pensiero di 140 caratteri.

Ricominciare a vergognarsi per ciò che a volte pubblichiamo in Rete, avere perlomeno dei dubbi, su quello che stiamo scrivendo o commentando, è un nostro dovere, una responsabilità (2.0)per spingere tutti noi verso una nuova modalità di comunicazione e convivenza pacifica, rispettosa, in Rete e nel contesto sociale, utilizzando in modo intelligente parole ed immagini.

Noi vogliamo essere o diventare qualcuno o qualcosa nella vita, spesso occorre tempo, pazienza o proprio non ci riusciamo ed è a questo punto che emerge la vergogna: non ci si accetta per ciò che si è in realtà. Quando si prova vergogna si innesca un’analisi di se stessi ma non attraverso il proprio giudizio, bensì attraverso quelli che si pensa siano i pensieri degli altri su di sé.

La Rete ha reso tutto più semplice ed immediato, essere piccole celebrità è ormai un gioco da ragazzi, basta un brevissimo video su youtube, migliaia di click ed il gioco è fatto: ci sentiamo meglio, ma davvero?

La web reputation è una cosa da non sottovalutare oggi, perfino le aziende che vogliono assumere, ogni giorno visitano profili online dei probabili candidati prima ancora di sfogliare il curriculum cartaceo, ormai un “reperto (quasi) storico”.

Pensare prima di “postare”, capire che la realtà in cui ci muoviamo è sempre più pubblica e una sola (basta con la distinzione virtuale-sociale) è una cosa seria, se non l’abbiamo capito..vergognamoci pure!

Giacomo Buoncompagni
Giacomo Buoncompagni
Buoncompagni Giacomo. Aspirante giornalista scientifico. Laureato e specializzato in comunicazione pubblica e scienze sociali -criminologiche. Collaboratore di Cattedra presso l'Università di Macerata. Presidente provinciale Aiart Macerata. E' autore di "Comunicazione criminologica" e "Analisi comunicazionale forense" (2017)

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