giovedì, Aprile 25, 2024

Condannato a 30 anni l’uomo che assassinò la compagna

L’uomo che ha brutalmente ucciso la compagna è stato condannato a 30 anni di carcere.

Ha avuto con rito abbreviato 30 anni e il sequestro dei conti correnti Francesco Carrieri, direttore di banca che nella primavera del 2017 uccise la compagna strangolandola e colpendola con manubri alla testa mentre dormiva.

È stato il giudice dell’udienza preliminare della capitale Elvira Tamburelli ad accogliere la richiesta della procura di Roma, che aveva proposto la pena di 30 anni di carcere per l’uomo in sostituzione della precedente proposta di 12 anni. Infatti da una prima perizia psichiatrica era risultata una semi infermità dell’uomo per cui si erano proposti meno anni di carcere. Nella seconda invece è stata annullata la diagnosi e si è constatato che l’uomo non è affetto da nessun tipo di infermità. Risulta essere affetto solo dalla sindrome di bipolarità, ma si è verificato che è in grado di intendere e di volere.  Da qui la proposta di 30 anni di carcere da parte del pm Pantaleo Polifemo, oggi accettata. L’uomo è accusato di omicidio volontario. Inoltre è stato disposto dal gip il sequestro dei conti correnti dell’uomo.

La vittima è Michela Di Pompeo, una donna di 47 anni, professoressa di tedesco alla Deutsche Schule Rom. È stata uccisa mentre dormiva nella notte tra il 30 Aprile e il 1 Maggio 2017 nell’appartamento di via del Babuino a Roma. È stato il compagno  Francesco Carrieri, un direttore di banca. Il medico legale Gemelli Massimo Senati constatò che il decesso era avvenuto molto rapidamente. La donna era morta per asfissia poiché il compagno l’aveva inizialmente strangolata e poi per frattura multipla del capo dovuta ai colpi di manubri pesanti che l’uomo le aveva riservato.  Stava dormendo, quando Carrieri si posizionò su di lei immobilizzandola con il ginocchio che le premeva il collo e il torace e iniziò ad inveire contro di lei colpendola con manubri da palestra. Precisamente la vittima ha ricevuto otto colpi sia al viso che alla testa con un peso da body building di 5 kg.

La vittima ha lasciato due figli. L’omicidio ha portato i colleghi e gli alunni della donna a fare una campagna contro il femminicidio. Alcune colleghe hanno detto: “Non bisognerebbe mai riconoscere premi di rito, tipo l’abbreviato in questi casi”.

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