sabato, Luglio 27, 2024

Sudan: proseguono i combattimenti, oltre 180 morti

Proseguono i combattimenti in Sudan. Oltre 180 persone sono rimaste uccise e 1.800 ferite. I ministeri degli Esteri del G7 hanno chiesto una tregua.  Anche le Nazioni Unite, gli USA hanno e altri hanno chiesto una tregua. La violenza sta costringendo i sudanesi terrorizzati a rifugiarsi nelle proprie case con il timore di un conflitto prolungato che potrebbe far precipitare il Sudan in un caos più profondo, infrangendo le speranze di un ritorno al governo civile.

Proseguono i combattimenti in Sudan

Non si fermano i combattimenti tra le fazioni rivali in Sudan. Secondo quanto riferito dal rappresentante speciale delle Nazioni Unite per il Sudan Volker Perthes, almeno 185 persone sono state uccise e altre 1.800 ferite nei tre giorni di combattimenti. Perthes ha detto che sia l’esercito che i paramilitari stanno usando carri armati, artiglieria e altre armi pesanti in aree densamente popolate. Ha poi affermato che le parti in guerra “non danno l’impressione di voler subito una mediazione per la pace tra di loro”. Il Segretario di Stato americano Antony Blinken ha riferito che un convoglio diplomatico statunitense è finito sotto attacco in Sudan. Blinken ha però sottolineato che non si sono registrate vittime.

Richieste di tregua

I ministri degli Esteri del G7 riuniti in Giappone hanno esortato le parti in lotta in Sudan a cessare immediatamente le ostilità e ad avviare un dialogo. I capi delle diplomazie del Gruppo dei Sette hanno fatto appello alle parti perché fermino immediatamente le ostilità, senza precondizioni. “Invitiamo tutti gli attori a rinunciare alla violenza, a tornare ai negoziati e a prendere provvedimenti attivi per ridurre le pensioni e garantire la sicurezza di tutti i civili, compreso il personale diplomatico e umanitario“, si legge in un comunicato. I ministri hanno quindi sottolineato che gli scontri in corso tra l’esercito regolare e le Forze paramilitari di supporto rapido (RSF) “minacciano la sicurezza dei civili sudanesi e minano gli sforzi per la transizione democratica del Sudan”.

Anche l’Egitto, che sostiene l’esercito del Sudan, l’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti, che hanno stretti legami con l’RSF inviando migliaia di combattenti a sostegno della guerra nello Yemen, hanno chiesto a entrambe le parti di dimettersi.


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