I mediatori rivendicano progressi negli sforzi per porre fine alla guerra civile in Sudan. Il comandante della RSF ha accettato la proposta di cessate il fuoco e un incontro con il capo dell’esercito sudanese Abdel Fattah al-Burhan.
Sudan: mediatori rivendicano progressi negli sforzi di un cessate il fuoco
L’Autorità intergovernativa per lo sviluppo (IGAD), un organismo regionale, composto da otto paesi intorno al Corno d’Africa coinvolto negli sforzi di mediazione sulla guerra in Sudan, ha affermato di aver ottenuto l’impegno da parte dell’esercito del Sudan e delle Forze paramilitari di supporto rapido (RSF) ad attuare un cessate il fuoco e ad intrattenere un dialogo politico volto a risolvere il conflitto. Non vi è stato tuttavia alcun commento immediato da parte dell’esercito del Sudan o delle RSF, impegnate da metà aprile in un conflitto che ha devastato la capitale Khartoum e innescato ondate di omicidi etnici in Darfur.
L’IGAD ha affermato che nei colloqui tenutesi in Gibuti il comandante della RSF Mohamed Hamdan Dagalo, noto come Hemedti, ha accettato la proposta di cessate il fuoco e un incontro con il capo dell’esercito sudanese Abdel Fattah al-Burhan. “Sia Hemedti che Burhan hanno accettato il principio di un incontro entro 15 giorni per aprire la strada a una serie di misure di rafforzamento della fiducia tra i due partiti che portino all’avvio di un processo politico”, ha detto Alexis Mohammed, consigliere del presdiente del Gibuti. In precedenza, in un discorso durante l’incontro a Gibuti, Burhan aveva accusato RSF di attacchi barbari, ma aveva affermato che l’esercito non aveva chiuso la porta alla ricerca di una soluzione pacifica. Hemedti, che la sua posizione è sconosciuta, è intervenuto da remoto alla riunione dell’IGAD, accusando lo scoppio della guerra ai lealisti dell’ex presidente Omar al-Bashir che sono potenti all’interno dell’esercito. Ha chiesto la riforma dell’esercito e la formazione di un governo civile.
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