venerdì, Aprile 26, 2024

Shabbàt e i rituali ebraici del sabato

Quando si parla di ebraismo e cultura ebraica, bisognerebbe ricordare che si tratta di una delle tre religioni monoteiste più importanti assieme al cristianesimo e all’ islamismo. Tra l’altro è bene sottolineare il legame che indissolubilmente lega ebrei e cristiani: lo stesso Dio. Ora gli ebrei non ricononoscono Gesù come il Messia ma solo come un profeta, eppure il cristianesimo delle origini era radicato nella cultura ebraica. Ma veniamo allo Shabbàt ed al suo significato.

Cosè lo Shabbàt?

Sebbene con il termine Shabbàt si intenda il riposo, ad una più attenta traduzione del termine ebraico si comprende che il significato è in realtà “smettere”. É quasi un imperativo, perchè il riposo è implicito, ma si fa riferimento al fatto che nella creazione Dio ha smesso di lavorare il settimo giorno, non ha riposato. Quindi intanto è chiaro che l’ultimo giorno della settimana per gli ebrei, quello festivo, non è la domenica ma il sabato.

Cosa si fa nel giorno di Shabbàt?

In questo giorno i fedeli ebrei si distolgono dal fare le cose del mondo materiale per concentrarsi sulle questioni spirituali, riconoscendo e riaffermando la loro fede ned Dio creatore dell’universo. Vengono smessi tutti i mestieri per lo Shabbàt, l’attenzione si concentra sulla famiglia, si medita sui passi della Torah, discutendone. Il Sabato è anche il giorno in cui si va in Sinagoga e si consuma il pasto speciale per questa giornata. É infatti tradizione per la cultura ebraica mangiare cibi particolari e bere vino. In questo rituale ci si veste anche con vestiti adatti al giorno di festa.

Quando comincia lo Shabbàt?

Lo Shabbàt inizia al tramonto del sole nella giornata di venerdì. Diciotto minuti prima di questo evento le donne della famiglia, quelle sposate accendono due candele, quelle nubili una. É questa una tradizione iniziata con la matriarca Sara, moglie di Abramo. Le candele devono essere accese sopra il tavolo dove il venerdì sera si cenerà, come segno di benedizione, e si metteranno dei soldi nel bossolo della tzedaqah prima di accendere le fiamme. Dal momento dell’accensione delle candele si rispettano i precetti del sabato ebraico.


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Quando si pronuncia Shabbàt a cosa si fa riferimento?

L’arrivo del sabato viene chiamato in ebraico anche Shabbàt Hamalkà, la regina Shabbat. Proprio perchè ci si deve comportare come se si stesse aspettando l’arrivo di una regina a cui rendere onore. E ciò sarà fatto con gli abiti più belli ed eleganti(Kavòd) ed il cibo più buono e ricercato e non da meno con il vino migliore che una famiglia possa permettersi(Oneg). Quando la regina entra in una casa il venerdì sera, tutta l’atmosfera frenetica della modernità scompare e la lentezza dei rituali da la possibilità di riappropiarsi della propria spiritualità e del piacere della convivialità.

Cosa mangiano le famiglie ebree il sabato?

Nella cultura di questo popolo con queste tradizioni che si perdono nella notte dei tempi, il sabato è un giorno che si comincia ad aspettare il lunedì per l’importanza spirituale e rituale. Difatti si pensa al pranzo per Shabbàt con cura e ricercatezza, anche perchè in quel giorno non si potrà cucinare. I pasti consumati per il rituale saranno tre: uno il venerdì sera, uno a pranzo il sabato e uno nel pomeriggio, prima del tramonto. La tradizione impone di lavarsi le mani prima dei due pasti principali e di recitare una benedizione sui pani intrecciati, le challòt.

Il cibo è gioia!

Saranno due i pani durante il pranzo e simboleggiano la manna caduta dal cielo nel deserto. Le tavole bandite per Shabbàt sono un tripudio di prelibatezze, tra piatti cucinati con riso, pesce, dolci tutti secondo la tradizione kosher. Tra questi l’hummus di ceci, le melazane in salsa tahin, lo shug, i falafel, i dolci di Purima e tanti altri. Per gli ebrei praticanti, questa festa è momento di gioia, è il momento di sedersi accanto agli affetti più cari e santificare il cibo, ringraziando Dio. Quindi il pasto diventa un momento sacro per esaltare la vita.

Cate Madapple
Cate Madapple
"Scientia potentia est: sapere è potere" è questo il mantra del giornalista che ad ogni nuovo giorno sa di sapere un po' di più.

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