giovedì, Aprile 25, 2024

Ricostruire le basi della comunicazione umana: il modello della CNV 2.0

In una società complessa, globalizzata e digitalizzata, interconnessa come quella contemporanea, caratterizzata da nuove tecnologie, “muri”, odio, bufale online, scarsa empatia, rifiuto di cooperazione- integrazione, dove più che una cultura dell’emozione e della comunicazione, si sta intraprendendo un cammino verso una cultura dell’odio e della violenza, è necessario rivalutare, riflettere e rieducarci a comunicare in modo corretto ed empatico. La comunicazione è dialogo, comprensione, condivisione tra individui di storie, caratteristiche, comportamenti, esperienze e visioni differenti della realtà. Per questo è importante conoscere i principi della comunicazione non violenta: per alimentare il confronto ed evitare la violenza verbale in ogni momento della quotidianità. Dobbiamo lo studio della Comunicazione Nonviolenta (CNV) a Marshall Bertram Rosenberg, nato in Ohio, che dopo aver conseguito un dottorato in psicologia clinica presso l’Università del Wisconsin ha dedicato la sua vita professionale allo studio di nuove forme di comunicazione che possano fornire delle alternative pacifiche alla violenza. Nel 1984 ha fondato il Centro per la Comunicazione Non Violenta, un’organizzazione internazionale no-profit, che ha diffuso il suo linguaggio in trenta Paesi.Rosenberg spiega nel suo modello come i “nemici dialettici“ possano tornare ad essere amici dialettici, come nel quotidiano professionale (e anche privato) la comunicazione possa svolgersi in modo costruttivo.Secondo il dott. Marshall Rosenberg, il modello della comunicazione non violenta è una combinazione tra comportamento e tecnica: “Molti conflitti insorgono per una comunicazione male interpretata”. La comunicazione non violenta fornisce importanti impulsi ad interventi preventivi, finalizzati a individuare soluzioni ai conflitti che soddisfino tutti gli interessati, evitando di cercare compromessi che darebbero nuovamente spunto ad atti di violenza.L’obbiettivo è risolvere le controversie in maniera efficace e con soddisfazione di tutti e a trasformare – con rispettosa attenzione – i potenziali conflitti in colloqui chiarificatori.

Tale modello CNV, sviluppato da Rosenberg, descrive quattro stadi della comunicazione non violenta:

1) Osservazioni

Le osservazioni fatte su una situazione devono essere espresse in maniera chiara e senza valutazioni e devono essere interpretate senza pronunciare giudizi. Nelle osservazioni non devono interferire i sentimenti, altrimenti valutazioni e giudizi sono inevitabili.

2) Sentimenti

Dar valore ai sentimenti: esprimerli chiaramente, senza attribuire colpe né formulare valutazioni. Usare parole cosiddette “emotive“, come ad esempio ferito/a, ansioso/a, triste, entusiasta ecc..

3) Esternazione dei bisogni

Quando ci si esprime, spesso non si ha consapevolezza dei bisogni che si vogliono esternare. La ragione di questo è che siamo cresciuti in una società in cui l’attenzione è rivolta all’esterno anziché all’interno di noi stessi e che quindi siamo staccati dai nostri bisogni. “Quando si esprimono i propri bisogni e si ascoltano quelli degli altri, si scopre ciò che ci unisce e le barriere vengono abbattute. I conflitti trovano una soluzione se entrambi gli interessati sono in grado di far propri i bisogni degli altri “(Sears, 2012)

4)Esternazione di richieste specifiche

Quando si ha ben chiaro in mente ciò che si vuole ottenere dagli altri, quando si parla, si arriva alla sicurezza e alla propria responsabilità. Non è necessario esternare alcuna richiesta specifica, deve solo essere chiaro cosa si vuole raggiungere .Ognuno/a di noi è responsabile nel determinare le proprie reazioni nei confronti delle persone e degli eventi. Una gestione costruttiva dei conflitti ci abitua a osservare con attenzione, ci insegna a riconoscere ciò di cui abbiamo concretamente bisogno in determinate situazioni e ad esprimere chiaramente questo bisogno.

Questo possiamo farlo anche in Rete, è possibile “negoziare ” anche all’interno di una chat, uscendo dalle nostre bolle culturali e aprirsi all’altro sfruttando la semplicità del web, ma è importante però conoscere le caratteristiche del nuovo contesto aumentato e pubblico, tenere ben presente che ogni azione in Rete ha delle conseguenze sulla nostra quotidianità. E’ necessario capire che le parole feriscono anche se passano da uno schermo, quelle parole diventano oggi un tutt’uno con il nostro corpo, mente ed emozioni che si concretizzano e agiscono all’interno del contesto virtuale e possono essere efficaci o distruttive, perché i protagonisti del nuovo processo comunicativo non sono i social media, ma sempre gli stessi attori di una volta: gli esseri umani.

Giacomo Buoncompagni
Giacomo Buoncompagni
Buoncompagni Giacomo. Aspirante giornalista scientifico. Laureato e specializzato in comunicazione pubblica e scienze sociali -criminologiche. Collaboratore di Cattedra presso l'Università di Macerata. Presidente provinciale Aiart Macerata. E' autore di "Comunicazione criminologica" e "Analisi comunicazionale forense" (2017)

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