Maltempo in Veneto, allagamenti e frane: attesa la piena del Livenza

(Adnkronos) – Dopo la forte ondata di maltempo, miglioramenti in Veneto e allerta rientrata anche a Vicenza, dove il Bacchiglione, dopo aver toccato ieri i 5 metri, stamane alle 9 era già sceso poco sopra i due e non è stato quindi necessario attivare le idrovore installate in via precauzionale nella zona dello stadio Menti, una delle zone più basse della città. Peggio è andata invece in provincia, dove ancora una volta intensi nubifragi hanno colpito ampie zone dell’Alto vicentino provocando allagamenti e smottamenti a Malo e a Isola Vicentina. Danni anche nella zona ovest della provincia, come a Valdagno e nella Valle del Chiampo, dove sono stati necessari alcuni interventi per allagamenti e frane.  In queste ore si sta verificando la propagazione della onda di piena verso valle di tutti i principali corsi d’acqua, in particolare l’Adige sta transitando per Verona con livelli prossimi alla seconda soglia e in provincia di Rovigo sono segnalate evidenti infiltrazioni negli argini e nelle campagne ma senza particolari danni. Circa il Livenza, i livelli in crescita nelle sezioni friulane sono attesi in territorio veneto nel corso delle prossime ore, informa il centro della Protezione civile regionale. —[email protected] (Web Info)

Finale Champions League, oggi Borussia Dortmund-Real Madrid: orario, dove vederla

(Adnkronos) – Si disputa oggi 1 giugno la finale di Champions Leage tra Borussia Dortmund e Real Madrid. Calcio d'inizio alle 21.00 sul campo di Wembley.  La quadra di Edin Terzic sogna il trofeo che manca dal 1997 e l'amara sconfitta del 2013 contro il Bayern Monaco. Mentre i favoriti Merengues di Carlo Ancelotti vanno a caccia della quindicesima vittoria.  In tv sarà possibile vedere la partita in diretta su Canale 5, Sky Sport Uno, Sky Sport 4K e Sky Sport, oltre che in streaming sull'App Mediaset Infinity, Sky Go e Now.  —[email protected] (Web Info)

Tra ombrelloni e spiagge mancano i bagnini, scoperto almeno il 10% delle posizioni: la denuncia

(Adnkronos) – Da Jesolo a Tropea, da Rimini a Porto Cesareo, passando per Maccarese e Fregene, secondo i sindacati manca almeno il 10% dei bagnini che sarebbero necessari sulle spiagge italiane. Eppure le risposte dei gestori degli stabilimenti contattati da Adnkronos/Labitalia, con un cronista che si è proposto come assistente bagnanti, mostrano una realtà che sembra parzialmente diversa: "No, siamo a posto, grazie" o "Hai il brevetto? Manda il cv, questa è la mail". O ancora "il posto lo avrei, ma è meglio vederci di persona, quando puoi passa dal lido". Dietro questo scollamento c'è una realtà denunciata da diversi sindacati: per gli assistenti bagnanti è previsto per legge il contratto nazionale di lavoro del turismo, con 40 ore settimanali di lavoro su 6 giorni e stipendio netto che parte dai 1.200 euro per poi salire a seconda dell'inquadramento. Ma i gestori non sempre vogliono pagare queste cifre. E i giovani non si accontentano più di paghe non adeguate. Lo dice bene Fabrizio Licordari, presidente di Assobalneari: "I tempi sono cambiati: noi da ragazzi facevamo la fila per fare i bagnini e avere qualche soldo in più in tasca d'estate, oggi è difficile che un giovane si avvicini a questo lavoro", spiega ad Adnkronos/Labitalia.  Sul litorale pontino, tra Terracina e Sperlonga, "da tempo denunciamo paghe orarie al ribasso, istituti contrattuali non rispettati e tante altre anomalie contrattuali", spiega ad Adnkronos/Labitalia il segretario generale della Uiltucs Latina, Gianfranco Cartisano, che assiste diversi lavoratori che hanno denunciato irregolarità in stipendi, orari e mansioni. "Nei giorni scorsi siamo stati anche convocati dall'Inps – aggiunge – e abbiamo la necessità di intervenire a sostegno di questi lavoratori. Abbiamo da giorni inviato a tutti i Comuni costieri richieste d'incontro finalizzate a limitare il danno che inevitabilmente ricadrà sui bagnini del territorio: i bandi di gara e gli affidamenti devono tenere conto del costo orario previsto dal contratto nazionale. Con alcuni Comuni il confronto è già in fase avanzata". Per il sindacato, la situazione sul territorio è chiara. "A Terracina – avverte Cartisano – riscontriamo le maggiori anomalie: i soggetti che contrattualizzano i lavoratori con gli stabilimenti balneari sono sempre gli stessi, da anni cambiano ragione sociale e denominazione aziendale, boicottando e raggirando i bagnini, i quali a fine stagione devono inseguire pezzi di salario mancante, mancata contribuzione e soprattutto dignità e mancato rispetto del lavoro svolto sulle spiagge".  Dal Tirreno all'Adriatico, dal litorale pontino a quello abruzzese, le criticità denunciate sono spesso analoghe. Anche se l'azione del sindacato e le proteste dei lavoratori già l'anno scorso hanno portato a qualche risultato come spiega ad Adnkronos/Labitalia Davide Frigelli, segretario generale della Fisascat Cisl Abruzzo-Molise. "Sul litorale abruzzese -racconta- abbiamo una particolarità: c'è un'agenzia, una srl, che si occupa di rifornire di bagnini l'80% degli stabilimenti balneari abruzzesi. Si occupa di far loro prendere il brevetto di salvataggio durante l'inverno e poi li colloca nelle varie spiagge, con una busta paga però intestata alla srl. Lo stabilimento così non si deve preoccupare di trovare il bagnino già col brevetto, pensano a tutto loro, gestiscono tutto loro. Senonché l'estate scorsa abbiamo ricevuto diverse denunce da parte di bagnini che denunciavano di essere pagati 4,50 euro all'ora, al di sotto di quanto previsto dal contratto nazionale. Mentre la società incassava dallo stabilimento balneare 17-18 euro l'ora per ogni bagnino", sottolinea il sindacalista. Raccolte le denunce il sindacato si è mosso con le vertenze e qualcosa è cambiato. "Se andiamo a vedere l'identikit di questi lavoratori -racconta- sono tutti ragazzi, studenti o giovani che da poco hanno finito l'università. Grazie alla nostra azione la srl ha cambiato registro, alzando la paga. E in più adesso gli assistenti bagnanti riescono ad accedere alla disoccupazione speciale del settore turismo, mentre prima non era possibile perché la srl attraverso diverse voci in busta paga faceva in modo che non raggiungessero le 51 ore stagionali previste per averne diritto", sottolinea Frigelli. E il sindacato oggi continua a vigilare. "Scottata dalle vertenze, la società già l'anno scorso ha rivisto le buste paga. Non è che ci entusiasmino ma di sicuro c'è una differenza tra la notte e il giorno rispetto alle precedenti. E adesso vedremo quest'anno se continueranno sulla strada che hanno intrapreso, o torneranno ai vecchi 'fasti', per loro naturalmente", conclude.  Quella della provincia di Latina e dell'Abruzzo non è una situazione diffusa a livello nazionale, invece, secondo Maurizio Rustignoli, presidente di Fiba Confesercenti, che, con Adnkronos/Labitalia, rivendica la correttezza degli esercenti degli stabilimenti, riconoscendo che tra gli assistenti bagnanti oggi manca circa il 10% della forza lavoro. "Oggi in Italia, comunque, c'è carenza assolutamente di questa mansione e ovviamente gli organici si fanno, ma con grandi difficoltà, con dei numeri che sono troppo limitati. Il sistema di assistenza ai bagnanti sarà operativo, però siamo arrivati a questa operatività con difficoltà e mancano ancora persone, un 10%, ed è comunque un tema che riguarda un po' tutto il territorio nazionale", sottolinea ancora.  Assistenti che servono "per avere appunto la tranquillità della rotazione, nel caso di malattie, infortuni, e altro". "Questi ragazzi hanno tutti, tutti i contratti nazionali che vengono applicati. Denunce di sfruttamento e diritti non rispettati? Io ritengo che si possano perimetrare a situazioni singole, sicuramente non generalizzate. Poi è chiaro che nulla si esclude, ma è una tipologia di figura che è fondamentale e importante, visto che lo stabilimento balneare può aprire solo se ha il servizio di salvataggio in forma singola o collettiva, questo è quello che dice l'ordinanza", spiega. Rustignoli cita il caso della Romagna come buona pratica. "Ci sono le cooperative del servizio di salvataggio che operano in tutti i Comuni, ogni Comune ha la sua e quindi, ovviamente, qui viene rispettato al 100% il contratto nazionale, sotto tutti gli aspetti, come è giusto che sia, ne ho la massima certezza, e lo stesso avviene in Toscana, in Liguria, Veneto. Poi, chiaramente, qualche situazione probabilmente non in regola c'è ma va perimetrata alle casistiche che emergono", conclude. Buste paga e contratti all'apparenza regolari, ma nella realtà compensi dimezzati e turni di lavoro prolungati. Dal Tirreno all'Adriatico per i bagnini l'estate è spesso torrida non solo per le temperature ma anche per il trattamento ricevuto dai datori di lavoro, che, c'è da dire, non sempre sono direttamente i titolari degli stabilimenti balneari. Spesso a fornire il personale alle spiagge sono società e cooperative che, stando alle testimonianze dei lavoratori raccolte da Adnkronos/Labitalia e alle denunce e alle vertenze avviate dai sindacati, non brillano per trasparenza nella gestione dei rapporti di lavoro. E così spesso il bagnino, una figura fondamentale per lo stabilimento balneare, non deve solo controllare ed eventualmente salvare i bagnanti, ma anche lottare per vedere salvaguardati i propri diritti di lavoratore.  Come è capitato ad Andrea, nome di fantasia, che per anni ha svolto questa professione nel tratto di costa pontino che va da Terracina a Sperlonga. "Oggi ho 60 anni -racconta ad Adnkronos/Labitalia- ed è da 21 che, da giugno a settembre, faccio l'assistente bagnanti nella provincia di Latina, sempre alle stesse condizioni, sempre sfruttato, sempre con queste paghe al ribasso e il tfr che non c'è mai. E a gestire tutto sono tutti gli anni gli stessi soggetti che cambiano nome alle società. Adesso mi sono stancato e ho deciso di denunciare, vediamo se porta a qualcosa…", spiega il lavoratore, assistito nella sua battaglia dal sindacato Uiltucs.  La sua è una storia in cui di regolare c'è davvero ben poco. "Il contratto? Vabbè -sottolinea- non lo vediamo mai, c'è un accordo sulla paga ma non corrisponde mai al mio livello come qualifica. Non viene mai rispettato, insomma, le buste paga vengono 'aggiustate' per far uscire quello che è stato pattuito. E quindi 850 euro al mese per 5 ore di lavoro al giorno, ogni giorno. Mentre la busta paga di un assistente bagnante si dovrebbe aggirare intorno ai 1.150-1.200 euro", sottolinea. Un trattamento che alla fine ha sfiancato Andrea. "Mi sono stancato. Elemosinare 50, 100 euro non mi va più, ho detto basta e vediamo come va a finire. Il rammarico è che la cooperativa gestisce circa 80-100 assistenti bagnanti che fornisce agli stabilimenti balneari tra Terracina e Sperlonga. Tutti si lamentano, ma nessuno fa niente", conclude amaro. Dal Tirreno all'Adriatico i chilometri sono tanti ma le storie corrono parallele, almeno ascoltando la storia di Giuseppe, studente universitario abruzzese che per un periodo d'estate ha svolto l'attività di assistente bagnanti nella provincia di Pescara. "Ho preso il brevetto d'inverno – racconta ad Adnkronos/Labitalia- presso la società che rifornisce di assistenti bagnanti tutti gli stabilimenti balneari della costa. Dopo l'esame mi è stato chiesto di firmare con la loro società. Ho portato con me mia madre che è nel mondo del lavoro sicuramente più di quanto lo sia io e lei mi ha detto che era comunque un ottimo contratto di sesto livello, con una retribuzione minima di 8 euro all'ora", sottolinea.  E così inizia l'avventura di Giuseppe sulle torrette delle spiagge abruzzesi, esattamente nel giugno di 2 anni fa. "Nel primo mese lavorativo -racconta- io non mancai un giorno al lavoro, mi feci tutti e 30 i giorni lavorativi e non mi presi un sabato né una domenica. Arrivata la busta paga l'amara sorpresa: 600 euro. Portai subito la busta paga a mia madre e lei subito si accorse che qualcosa non tornava, e chiese al commercialista della società che però ha fatto muro. Così attraverso un conoscenze ci siamo rivolti al sindacato, alla Fisascat Cisl", sottolinea.  Giuseppe ha scoperto di non essere il solo a ritrovarsi una busta paga così magra rispetto al lavoro svolto. "Io mi ero sentito -ammette- un po' come dire fregato, noi a Pescara tra i ragazzi ci conosciamo grosso modo tutti quanti e sono andato da conoscenti che svolgevano il lavoro del bagnino da più tempo di me e ho chiesto quanto percepissero. C'è da dire che la maggior parte dei bagnini erano ragazzi, che ogni giorno 'coprivano' uno stabilimento diverso, a volte anche uno la mattina uno al pomeriggio. E nel caso ci sia un'organizzazione serale si può anche fare il turno in piscina in uno stabilimento che è aperto la sera", sottolinea Giuseppe.  Turni decisi dall'agenzia che al momento del pagamento dello stipendio non mostrava quella disponibilità che chiedeva ai dipendenti. "Sono andato da un ragazzo – racconta ancora Giuseppe – che faceva questo mestiere da 4 anni, aveva iniziato a 16 anni e per lui era normale ricevere 600 euro lavorando tutti i giorni. Quindi abbiamo deciso insieme di andare avanti e man mano che questa cosa prendeva voce si sono aggiunti altri giovani, sono spuntati come funghi", sottolinea.  E per la società sono arrivate una serie di vertenze. "Alcuni di noi sono stati risarciti, altri non lo so perché poi io mi sono tirato fuori dalla vicenda nel momento in cui sono stato risarcito, anche il sindacato mi ha consigliato di non avere più contatti", aggiunge. E Adnkronos/Labitalia ha interpellato Cristian Di Santo, rappresentante del Consorzio 'Compagnia del mare' che inserisce al lavoro assistenti bagnanti in gran parte degli stabilimenti della costa abruzzese, che ha risposto sull'organizzazione attuale. "Per quanto riguarda quest'anno -spiega- posso dire che i ragazzi faranno più ore di lavoro e di conseguenza gli stipendi saranno più alti rispetto agli anni precedenti, con l'applicazione regolare del contratto. Per noi il problema principale è reperire personale maggiorenne perchè essendo un lavoro stagionale è più legato all'alternanza con il periodo scolastico. Noi ci auguriamo una bella stagione all'insegna del divertimento e della sicurezza", conclude. .  Ma non sono solo gli assistenti bagnanti a chiedere più diritti in questa estate 2024 che sta per iniziare negli stabilimenti balneari italiani. C'è anche chi, come Gianluca, 39 anni, è stufo di lavorare 14-15 giorni, 7 giorni su 7, con 40 gradi all'ombra nelle cucine di stabilimenti e villaggi turistici. "E' sempre la stessa storia: è da 11 anni che 'faccio la stagione' sia sul litorale pontino che in altre zone -si sfoga con Adnkronos/Labitalia- e posso dire che tra Nord, Centro e Sud non cambia niente: si è sempre e solo sfruttati. Già al colloquio di lavoro ti dicono quello che non ti daranno: tfr, straordinario, ecc.".  "Ma credo che il gioco sia finito: il personale non si trova -sottolinea- perché le nuove generazioni non sono come noi che ci facciamo sfruttare, magari per bisogno, e non replichiamo. Io ho accettato anche contratti di due ore come se non fosse chiaro che in due ore in cucina non ci fai nulla… I giovani oggi per questi stipendi da fame non rinunciano a famiglia, salute e tempo libero", spiega amaro.  Gianluca racconta che in tanti anni "solo una volta forse ho ricevuto tutto quello che mi spettava in modo regolare. In tutti gli altri casi le buste paga sono state sgonfiate con diverse voci e io mi sono sempre ritrovato uno stipendio da fame in mano", spiega. Ma la speranza è l'ultima a morire e per Gianluca, che la passione per la cucina non riesce a togliersela dalla testa nonostante i magri guadagni. "Forse quest'anno ho trovato un'azienda seria che mi fa un contratto regolare. Ma per festeggiare aspetto di entrare, mi è capitato altre volte che mi offrissero mari e monti e poi…", conclude amaro. —[email protected] (Web Info)

India, ondata di caldo record: 85 morti in un giorno

(Adnkronos) – E' di 85 morti nelle ultime 24 ore il bilancio delle vittime provocate dall'eccezionale ondata di caldo che ha colpito l'India. Secondo quanto riferito dai media locali, con temperature percepite che arrivano fino a 50 gradi, a causa della fortissima umidità, la maggior parte delle vittime sono state registrate nello stato orientale di Odisha, dove si contano 46 morti, mentre gli altri negli stati di Bihar, Jharkhand, Rajastan e Uttar Pradesh. —internazionale/[email protected] (Web Info)

Gli USA sanzionano i funzionari di Hong Kong

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Gli USA sanzionano i funzionari cinesi di Hong Kong dopo la condanna degli attivisti pro-democrazia. Il governo di filo-Pechino di Hong Kong ha criticato la decisione del governo americano.

Gli USA sanzionano i funzionari cinesi di Hong Kong

Il governo americano ha annunciato nuove sanzioni contro i funzionari cinesi dopo che 14 attivisti pro-democrazia di Hong Kong sono stati condannata per aver violato la legge sulla sicurezza nazionale imposta sa Pechino. “Gli USA sono profondamente preoccupati per i verdetti di colpevolezza annunciati nel processo sulla sicurezza nazionale contro gli organizzatori pro-democrazia di Hong Kong”, ha detto in una nota il portavoce del Dipartimento di Stato Matthew Miller. “Gli imputati sono stati sottoposti ad un procedimento giudiziario motivato politicamente e incarcerati semplicemente per aver partecipato pacificamente ad attività politiche protette dalla Legge Fondamentale di Hong Kong. Di conseguenza, gli USA hanno annunciato che stanno pianificando nuove restrizioni sui visti per i funzionari responsabili dell’attuazione della legge sulla sicurezza”, ha aggiunto.

Il governo di filo-Pechino di Hong Kong ha criticato la decisione degli USA e ha affermato che le affermazioni da parte dei governi occidentali sono non veritiere, calunniose e diffamatorie. “Le cosiddette sanzioni menzionate da alcuni politici stranieri sanno di spregevole manipolazione politica”, ha detto il governo di Hong Kong.


Leggi anche: Hong Kong: condannati 14 attivisti pro-democrazia  

La condanna penale di Trump: sistema giudiziario corrotto?

Il sistema giudiziario è corrotto da Joe Biden che si accanisce contro Donald Trump. Questo ritornello è stato ripetuto costantemente dall’ex presidente e da buona parte dei leader del Partito Repubblicano per cercare di giustificare la condotta illegale di colui che tutti credono sarà il portabandiera a sfidare Biden all’elezione di novembre. La condanna di Trump nel processo di Manhattan sulle falsificazioni di documenti relazionati alla pornostar Stormy Daniels era già dunque stata preparata come riflesso di un sistema corrotto e accanito contro il 45esimo presidente.

Non c’è dubbio che il sistema giudiziario contiene una dose di corruzione. Questa situazione però è dovuta in buona misura ai comportamenti di Trump che paradossalmente lo hanno beneficiato. Come si sa, l’ex presidente è stato indagato nello scandalo dell’interferenza russa sull’elezione del 2016. Il procuratore speciale Robert Mueller nel suo rapporto ha dichiarato che l’allora presidente era colpevole di ostruzione alla giustizia ma non lo incriminò per la direttiva del dipartimento di Giustizia che un presidente in carica non può essere incriminato. Mueller lo trattò con estrema riverenza e invece di interrogarlo in persona accettò di ricevere risposte scritte da Trump che ovviamente furono preparate dai suoi legali. Non avvenne la stessa cosa con tanti altri che dopo le indagini furono processati e incarcerati eccetto per i 16 russi che una volta accusati scapparono immediatamente nel loro Paese.

Trump subì due impeachment per la sua condotta illegale. Il primo per avere abusato i suoi poteri nella ricerca di creare un polverone di corruzione del suo avversario politico Biden in Ucraina. L’allora presidente aveva chiesto al neo eletto presidente Volodymyr Zelensky che gli avrebbe mandato le armi promesse ma voleva un “piccolo favore”: iniziare un’indagine per cercare di incastrare Biden. Il secondo impeachment fu causato dagli incitamenti il 6 gennaio 2021 che hanno causato gli assalti al Campidoglio il giorno della conferma di Biden a nuovo presidente.

Nonostante questi due impeachment Trump è riuscito durante i suoi quattro anni alla Casa Bianca a nominare tre dei nove giudici alla Corte Suprema. Un presidente macchiato da due impeachment e adesso condannato da una giuria dei suoi pari a New York inquina ovviamente la legittimità di queste nomine. Non si prevedono dimissioni dei giudici i quali, direttamente o indirettamente, stanno aiutando Trump a non dovere affrontare gli altri casi penali di cui è accusato. Lo stanno facendo poiché l’ex presidente ha fatto ricorso asserendo di possedere completa immunità da presidente. Quindi i due casi penali sotto la guida di Jack Smith, procuratore speciale, sono ritardati e potenzialmente archiviati. Uno di questi casi verte sui documenti top secret posseduti illegalmente da Trump nel suo resort di Mar-a-Lago in Florida. Il secondo caso verte sui tentativi di Trump di ribaltare l’esito elettorale del 2020. Ambedue i casi sono congelati e la Corte Suprema non sembra avere fretta a determinare l’immunità per chiarire agli elettori americani se uno dei due maggiori candidati è reo di crimini federali.

Quando Trump parla di due sistemi di giustizia ha ragione anche se lui non riconosce che lui è quello avvantaggiato. Non si tratta però di benefici illimitati come ci rivela la condanna nel processo di falsificazione di documenti che hanno infranto le leggi elettorali dello Stato di New York e anche quelle federali. Questi benefici ricevuti da Trump includono la libertà di correre per la presidenza mentre allo stesso tempo attacca i giudici, procuratori e chiunque lui vede come suo nemico. Persino i suoi attacchi velenosi al giudice Juan Merchan che emetterà la condanna l’11 luglio e a Alvin Bragg, procuratore di New York, gli sono stati tollerati. E quando il giudice Merchan gli ha imposto il “bavaglio” di non poter attaccare i giurati e membri del personale giudiziario l’ex presidente ha incoraggiato i leader del Partito Repubblicano ad agire al suo posto attaccando quegli individui che gli sono stati interdetti.

Non c’è alcun dubbio che Trump abbia contribuito a scuotere il sistema giudiziario con una condotta che spesso ha rasentato e forse raggiunto l’illegalità per i suoi benefici. Ciononostante il sistema dei contrappesi fino adesso ha tenuto grazie al lavoro professionale di molti membri della magistratura. Le continue accuse di Trump al sistema giudiziario e ai magistrati non gli faranno però la vita facile. Trump ha già perso parecchie settimane di libertà dovendo essere presente ogni giorno in tribunale durante il processo. Non si sa esattamente che tipo di condanna alla fine emetterà il giudice Merchan. Nelle prossime settimane Trump sarà intervistato dal “Probation Department” (dipartimento di libertà vigilata) di New York, che include anche un interrogatorio da uno psicologo. Il “Probation Department” farà una raccomandazione sul tipo di sentenza da imporre al condannato Trump che sarà poi esaminata dai suoi legali e da quelli della magistratura. Anche questi due faranno le loro raccomandazioni. Se Trump continuerà ad accusare la magistratura di corruzione sostenendo la sua innocenza e non dimostrerà nessun rimorso o pentimento, influirebbe notevolmente sulla possibilità di andare in carcere per un periodo di 1 a 4 anni. Questa possibilità appare improbabile ma nella decisione della sentenza peseranno anche le due incriminazioni civili già perse. Peseranno anche le tre incriminazioni penali, due federali e quella nello Stato della Georgia, che sono congelate e non avranno luogo, salvo colpi di scena, fin dopo l’elezione di quest’anno.

Trump sembra scommettere tutto su un possibile ritorno alla Casa Bianca che gli permetterebbe di porre fine alla “corruzione” che lui vede nella magistratura. Si tratta di un piano già annunciato di strumentalizzare il sistema giudiziario per ottenere la sua vendetta che ha già tracciato.

Subito dopo l’annuncio della sua colpevolezza a Manhattan Trump ha dichiarato che il “vero verdetto spetterà al popolo il 5 novembre”, ossia il suo vero giudice sono gli elettori. In caso di vittoria, Trump potrebbe facilmente sbarazzarsi dei due processi penali facilmente e persino concedersi la grazia. Non potrebbe però concedersi la grazia nei processi Statali di New York e Georgia dove il suo potere sarebbe limitato e la grazia spetterebbe ai governatori dei rispettivi Stati. In ogni modo Trump dovrà prima vincere. Al momento non si sa quale effetto avrà la sua condanna penale con gli elettori. La sua base rimarrà solida ma gli elettori moderati e indipendenti, che spesso decidono le elezioni, non prenderebbero di un buon occhio l’idea di votare per un presidente condannato.

Elezioni India: al via la fase finale

Al via la fase finale delle elezioni in India. Le elezioni, iniziate il 19 aprile, si concluderanno oggi e i risultati saranno annunciati il 4 giugno.

Elezioni in India: al via la fase finale

Le elezioni in India si avviano verso la fase finale. Sono infatti iniziate le votazioni per gli ultimi 57 seggi parlamentari. Le elezioni, che coinvolgono 968 milioni di persone, sono state scaglionate su sei settimane a partire dal 19 aprile fino al 1° giugno. I risultati saranno annunciati il 4 giugno.

Rispetto alle ultime elezioni si è registrato un calo dell’affluenza alle urne, con la fase più bassa che ha registrato solo il 62,2%. Gli analisti attribuiscono il calo in parte all’ondata di caldo che ha colpito alcune parti del Paese. Le autorità hanno riferito che almeno 19 funzionari elettorali sono morti a causa del caldo torrido. Secondo i funzionari, almeno 33 persone sono morte in diverse parti del Paese.

Modi e il BJP in cerca di una nuova vittoria

Il primo ministro Narendra Modi è in cerca di un terzo mandato. Il Bharatiya Janata Party (BJP) di Modi è salito al potere per la prima volta nel 2014, con l’obiettivo dello sviluppo economico e della repressione della corruzione. Il suo mandato ha visto l’India crescere come potenza globale, ma deve anche affrontare critiche per l’aumento della disoccupazione, gli attacchi alle minoranze e l’impoverimento della libertà di stampa. I partiti di opposizione si sono riuniti sotto la bandiera dell’Indian National Developmental Inclusive Alliance (INDIA). Ma la coalizione è stata segnata da lotte intestine per differenze ideologiche e scontri di personalità. Inoltre, la coalizione non ha ancora dichiarato il proprio candidato a primo ministro. L’opposizione è stata inoltre ostacolata da diverse indagini penali da parte del governo e da un’indagine fiscale che quest’anno ha congelato i conti bancari del Congresso.


Leggi anche: Elezioni India: al via il 4° turno di votazioni

Elezioni India: inizia la seconda fase delle votazioni

Trump ha raccolto 53 milioni nelle 24 ore dopo il verdetto

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L’ex presidente americano Donald Trump ha raccolto 53 milioni di dollari nelle 24 ore successive al verdetto di colpevolezza.

Trump ha raccolto 53 milioni dopo il verdetto

La campagna dell’ex presidente americano Donald Trump ha raccolto 53 milioni di dollari in donazioni nelle 24 ore successive al verdetto di colpevolezza. Secondo una nota della campagna, la raccolta è stata realizzata grazie ai piccoli donatori.  

Nel frattempo, i figli di Trump rompono il silenzio dopo il verdetto. Ivanka Trump ha parlato pubblicamente per la prima volta da quando suo padre è stato dichiarato colpevole di tutti i 34 capi di imputazione. Ivanka ha pubblicato una storia su Instagram con il messaggio “Ti amo papà”. Il messaggio conteneva anche una foto di Ivanka da bambina in posa con suo padre. Anche il figlio maggiore di Trump, Donald Trump Jr., ha parlato del verdetto. Don Jr. ha tuttavia avuto una reazione diversa dalla sorella. “Che stronzate”, ha scritto su X.


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Tax Freedom Day, da lunedì 3 giugno italiani ‘liberi’ dalle tasse

(Adnkronos) – Ci siamo, il Tax Freedom Day 2024 sta arrivando. Quello in corso, infatti, sarà l’ultimo fine settimana dell’anno in cui gli italiani saranno chiamati a lavorare per il fisco. Da lunedì 3 giugno scatta quindi – con 24 ore di anticipo – il cosiddetto 'giorno di liberazione fiscale': una scadenza che da almeno quattro lustri, grazie all’annuale elaborazione effettuata dall’Ufficio studi della Cgia di Mestre, per molti italiani è il raggiungimento di un traguardo importante, anche se puramente simbolico. Siano essi partite Iva, lavoratori dipendenti, pensionati o imprese. In linea meramente teorica, spiega la Cgia di Mestre, da lunedì lavoreremo per soddisfare i nostri bisogni e non più per pagare le tasse, le imposte, i tributi e i contributi sociali previsti nel 2024. Un gettito che per l’erario dovrebbe garantire 909,7 miliardi di euro. Risorse che sono indispensabili allo Stato per far funzionare le scuole, gli ospedali, i bus, i treni, gli uffici pubblici e per pagare le pensioni, gli stipendi agli statali e ai dipendenti degli enti locali. In altre parole, sono soldi che le Amministrazioni pubbliche prima incassano, poi investono nei servizi, nel welfare, nelle infrastrutture sociali ed economiche per migliorare la qualità della vita di ognuno di noi. Per non essere fraintesi è bene evidenziarlo con forza: ancorché 'il giorno di liberazione fiscale' non costituisca un principio assoluto – spiega ancora la Cgia di Mestre -, questo esercizio dimostra empiricamente quanto sia eccessivo il carico fiscale che continua a gravare sugli italiani. Sebbene quest’anno la pressione fiscale sia destinata a scendere di 0,4 punti percentuali rispetto al 2023. E grazie a questa contrazione, lunedì 3 giugno gli italiani potranno festeggiare il 'tax freedom day'; insomma, se dall’ inizio di gennaio sino a domani abbiamo ipoteticamente lavorato per onorare le richieste del fisco, dall’inizio della prossima settimana fino al 31 dicembre, invece, lo faremo per noi stessi e per le nostre famiglie. Da questo caso di scuola elaborato dall’Ufficio studi della Cgia, emerge che per l’anno in corso sono stati necessari ben 154 giorni di lavoro (sabati e domeniche inclusi) per adempiere a tutti i versamenti fiscali previsti quest’anno (Irpef, Imu, Iva, Irap, Ires, addizionali varie, contributi previdenziali/assicurativi, etc.). Rispetto al 2023, quest’anno ci “liberiamo” dal fisco un giorno prima, anche se da calendario sono due, poiché il 2024 è un anno bisestile. Ma come ha fatto l’Ufficio studi della Cgia a stabilire che il 3 giugno è il tax freedom day del 2024? La stima del Pil nazionale prevista quest’anno è di 2.163 miliardi di euro ed è stata suddivisa per 366 giorni, ottenendo così un dato medio giornaliero pari a 5,9 miliardi di euro. Di seguito, sono state “recuperate” le previsioni di gettito delle entrate e dei contributi sociali che i percettori di reddito verseranno quest’anno allo Stato che ammonteranno a 909,7 miliardi di euro3. Pertanto, questo ultimo importo è stato rapportato al Pil giornaliero, ottenendo così il giorno di liberazione fiscale del 2024 che scatta dopo 154 giorni dall’inizio dell’anno, ovvero il prossimo 3 giugno. Come dicevamo è un puro esercizio teorico che, comunque, ci consente di determinare, con una unità di misura non “convenzionale”, il carico fiscale in capo ai contribuenti di un Paese qualsiasi.  Se per coloro che le tasse le pagano fino all’ultimo centesimo il 'tax freedom day' è una scadenza idealmente da festeggiare, per chi invece non le paga o lo fa solo sporadicamente è, ovviamente, un giorno come un altro. In questo ultimo caso annoveriamo, ad esempio, i lavoratori completamente o parzialmente irregolari presenti in Italia che, secondo una stima dell’Istat riferita al 20214, ammontano ad almeno 2,8 milioni. Sono persone completamente sconosciute al fisco o che, sebbene parzialmente in regola, omettono di versare una parte delle imposte e dei contributi previdenziali, violando così le norme fiscali e contributive.  In termini assoluti le regioni che ne contano di più sono quelle maggiormente popolate: la Lombardia con 439.500 unità irregolari, il Lazio con 366.200 e la Campania con 308.200 sono le realtà territoriali dove il 'nero' abbonda maggiormente. Se, invece, facciamo riferimento al tasso di irregolarità, le regioni del Mezzogiorno sono quelle più interessate da questa piaga economica/sociale. La Calabria, ad esempio, presenta una quota del 19,6 per cento, la Campania del 16,5, la Sicilia del 16 e la Puglia del 14,4. La media italiana si attesta sull’11,3 per cento. Secondo quanto riportato nel Documento di Economia e Finanza, la pressione fiscale nel 2024 è stimata al 42,1 per cento del Pil, in diminuzione di 0,4 punti rispetto alla soglia toccata nel 2023. Questo risultato è ascrivibile al fatto che il Pil nominale è destinato a crescere (+3,7 per cento) più velocemente dell’incremento del gettito fiscale (+2,6 per cento). Pertanto, la pressione fiscale è attesa in diminuzione. Si ricorda, infatti, che la stessa è data dal rapporto tra il gettito fiscale e il Pil nominale. L’incremento del gettito del 2,6 per cento rispetto al 2023 dipende da una pluralità di fattori: il primo è legato alla crescita economica (+1 per cento circa nel 2024); il secondo alla crescita delle retribuzioni, grazie ai rinnovi contrattuali, alla corresponsione degli arretrati nel pubblico impiego e all’aumento dell’occupazione. Più contenuto, invece, è l’impatto sulle entrate riconducibile agli inasprimenti fiscali previsti per quest’anno, come la maggiore tassazione sui tabacchi, l’incremento dell’Iva su alcuni prodotti per l’infanzia, l’igiene femminile e alle riaperture dei termini per la rivalutazione e il pagamento dell’imposta sostitutiva sulla rivalutazione dei terreni e delle partecipazioni. Infine, hanno sicuramente condizionato il risultato finale anche le misure che nel 2024 hanno alleggerito il prelievo fiscale sugli italiani, come la riduzione dell’Irpef, tramite l’eliminazione del secondo scaglione di reddito (minor prelievo pari a circa 4,2 miliardi di euro) e il “bonus mamme”, con l’esonero contributivo per le lavoratrici dipendenti con due figli.  Continuiamo intanto ad avere un livello di pressione fiscale tra i più elevati in Ue. Nel 2023, infatti, solo la Francia, il Belgio, la Danimarca e l’Austria hanno registrato un peso fiscale superiore al nostro. Se a Parigi la pressione fiscale era al 45,8 per cento del Pil, a Bruxelles si è attestata al 45,3 per cento, a Copenaghen al 44,5 per cento e a Vienna al 42,9 per cento. Da noi, invece, ha toccato la soglia del 42,5 per cento. Tra i 27 dell’UE, l’Italia si è “piazzata” al 5° posto. La Germania, invece, si è posizionata al 10° con una pressione fiscale del 40,6 per cento e la Spagna al 13° con il 37,8 per cento. La media dei Paesi europei è stata del 40,3 per cento; 2,2 punti in meno della media italiana, conclude la Cgia. —[email protected] (Web Info)

La Russia lancia un attacco missilistico su larga scala contro l’Ucraina

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La Russia lancia un attacco missilistico su larga scala contro l’Ucraina. Colpite le infrastrutture energetiche in diversi oblast. Negli ultimi mesi, la Russia ha intensificato i suoi attacchi contro le infrastrutture critiche dell’Ucraina.

Ucraina: la Russia lancia un attacco missilistico su larga scala

La Russia ha lanciato un attacco missilistico e con droni su larga scala contro l’Ucraina, danneggiando le infrastrutture energetiche in varie regioni del Paese. Almeno quattro persone sono rimaste ferite negli attacchi. Intorno alle 4 del mattino ora locale, i detriti di un drone russo di tipo Shahed abbattuto hanno provocato un incendio in una struttura infrastrutturale critica nell’oblast di Vinnytsia.

Il ministro dell’Energia ucraino Herman Halushchenko ha confermato che le infrastrutture energetiche negli oblast di Zaporizhzhya, Dnipropetrovsk, Donetsk, Kirovohrad e Ivano-Frankivsk sono state attaccate dalle forze russe. Sul posto sono attualmente presenti gli addetti ai lavori di restauro e di soccorso che stanno accertando l’entità del danno. A Zaporizhzhya si sono sentite diverse esplosioni un totale di 20 edifici residenziali e istituzioni sociali sono stati danneggiati a causa degli attacchi.

L’aeronautica militare ucraina ha annunciato un’allerta aerea in tutto il paese. Secondo quanto riferito, la Russia ha lanciato 47 droni “kamikaze” di tipo Shahed e 53 missili di vario tipo, tra cui 35 missili da crociera Kh-101/555, quattro missili balistici Iskander-M, un missile da crociera Iskander-K, 10 missili da crociera Kalibr e tre Kh -59/69 missili aerei. Le difese aeree ucraine hanno abbattuto missili Kh-101/555, quattro missili Kalibr, un missile Iskander-K e 46 droni.


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