Maria Antonietta Capasso, l’Inferno e l’amore per l’Irlanda

Nell’affascinante mondo della letteratura, esistono autori capaci di catturare l’attenzione del pubblico con la loro prosa ardente, in grado di trasformare anche le storie più ordinarie in viaggi emozionanti attraverso il potere delle parole. Tra questi, emergono figure come Maria Antonietta Capasso, giovane scrittrice audace che ha conquistato il cuore di molti lettori con i suoi libri dal sapore piccante a cui non manca mai la componente essenziale che è l’amore manovrando la quotidianità dei protagonisti dei suoi libri come una perfetta dea scriba.

Con uno stile unico e una creatività sfrenata, Maria Antonietta Capasso non si limita a narrare storie, ma le trasforma in esperienze sensoriali, coinvolgendo i suoi lettori in un turbine di emozioni e passioni. La sua penna scivola tra le vite dei protagonisti descrivendone i minimi dettagli e con la grazia e la determinazione che la contraddistinguono crea intrecci avvincenti che fanno vibrare l’anima. Intrecci che, soprattutto per gli amanti del genere letterario, non mancano mai di colpi di scena che lasciano stupiti e desiderosi di leggere pagina dopo pagina per scoprire cosa altro riserva una penna di tale spessore.

Ho avuto il privilegio di incontrare Maria Antonietta per una conversazione sul suo percorso artistico e sulle sue fonti d’ispirazione. Con uno sguardo che irradia fascino e mistero, ha condiviso i segreti del suo successo e la sua visione della scrittura “spicy”.

Maria Antonietta, cosa ti ha spinto a scrivere libri dal sapore piccante ma coinvolgenti come pochi altri libri che racchiudono note speziate, romantiche e ad alto tasso adrenalinico ?

La risposta è da ricercarsi proprio in quest’ultima parola: adrenalina! Le mie storie nascono tantissimi anni fa, quando ero una ragazzina appassionata di film western e d’azione. Crescendo sono passata ai thriller, di conseguenza scrivere di criminalità è stato un percorso naturale. Lo spicy e il romanticismo sono soltanto alcune delle tante sfaccettature che corredano le storie d’amore che nascono in un contesto molto più grande e “drammatico”.

Quali sono le tue fonti d’ispirazione quando ti immergi nella scrittura di un nuovo romanzo, da dove trai l’idea dei vari personaggi, come sviluppi la loro vita e ciò che li attornia?

L’ispirazione per me si nasconde ovunque e ogni storia ha una genesi diversa. Nel caso dei mafia romance, ad esempio, prende le mosse da eventi di cronaca, storia e costume, mentre nel caso dei retelling, appunto, parte dall’opera di riferimento che ha fatto parte della mia formazione classico/letteraria. Tutte hanno una comune, grandissima ispirazione: la musica! Grazie a essa visualizzo scene, situazioni, svolte e persino l’aspetto fisico dei personaggi.

Hai incontrato delle difficoltà nel proporre storie con un tono così audace e provocatorio?

In realtà no, anche perché la mia scrittura è evoluta (e sta evolvendo) nel tempo. Se parliamo di registri linguistici, ogni storia ha il suo e non posso far parlare un criminale da strada come un poeta, e viceversa. Il problema che mi pongo è sempre lo stesso: è coerente? Sembra realistico o al contrario suona ridicolo e inappropriato? Credo che, come conseguenza, il pubblico percepisca la storia esattamente come io voglio che la percepisca. Poi, i gusti sono insindacabili e sacrosanti, ma quantomeno non rischio di sembrare costruita o di seguire qualche trend che non è assolutamente nelle mie corde.

Qual è il messaggio che desideri trasmettere attraverso le tue storie?

Per quanto il mondo dei personaggi che descrivo sia duro, problematico e oscuro, i legami possono salvare la vita. Siano essi di amicizia, d’amore, di fratellanza. Perché la famiglia non è soltanto quella di sangue.

Cosa ti ha spinto ad esplorare temi così complessi e affascinanti come la mafia irlandese e giapponese nei tuoi libri?

Le mafie, tutte, fanno parte del mio ambito di studio fin dai tempi dell’università. Gli irlandesi sono stati i primi perché l’Irlanda è nel mio DNA e, assieme alla storia, è cresciuta anche la conoscenza delle mie origini. Il Giappone lo amo, da sempre, per ciò che rappresenta nella cultura, nell’arte e nell’immaginario collettivo e studiare la Yakuza, una mafia davvero particolare e diversa da qualsiasi altra, è stato molto formativo. Solo da poco ho avuto il coraggio e l’ispirazione per affrontare le mafie italiane.

Qual è stata la tua principale fonte d’ispirazione nel creare le ambientazioni e i personaggi  legati a questi mondi così ricchi di sfumature e segreti?

Come dicevo in una risposta precedente, l’ispirazione per me è molto varia e difficilmente generalizzabile senza tirare in ballo la musica. A volte basta una singola nota per creare un mondo.

Come hai affrontato la ricerca e la documentazione necessaria per dare vita in modo credibile ai contesti della mafia irlandese e giapponese nei tuoi romanzi?

Google maps è il mio migliore amico per i luoghi, le strade, le istituzioni e tutto quello che è geografico e che non posso talvolta visitare in prima persona. I siti di cronaca, i database delle forze dell’ordine (quando sono accessibili), libri tematici e soprattutto articoli di cronaca sono sempre un valido aiuto. Nel caso della Yakuza giapponese ho trovato parecchie informazioni nei siti in lingua… che per fortuna ho modo di tradurre, sennò sarebbe stato davvero impossibile e mi sarei dovuta limitare ai vecchi film anni ‘70 pieni di clichè!

Quali sono le sfide più significative che hai incontrato nel raccontare storie che coinvolgono organizzazioni criminali così intricate e potenti?

La più significativa è forse quella più banale: dover modificare tutti i nomi, i riferimenti, le situazioni e qualsiasi collegamento con avvenimenti reali. Oltre a non poterlo fare per ovvi motivi, alla fine è anche la parte davvero bella del mio lavoro perché mi consente di spaziare davvero tanto con la fantasia.

Hai ricevuto feedback particolarmente interessanti o sorprendenti da parte dei lettori riguardo alla tua rappresentazione della mafia irlandese e giapponese? Qual è stata la loro reazione principale?

Le reazioni più belle sono quelle che ricevo da persone che non hanno mai letto un mafia romance e che credevano di non potersi mai appassionare a un genere simile. Perché in quel caso, so che è stata davvero la storia ad averli conquistati.

Le tue storie sulla mafia irlandese e giapponese spesso affrontano temi complessi legati alla moralità e alla giustizia. Come affronti la delicata questione dell’etica nella tua scrittura e quali messaggi intendi trasmettere ai lettori attraverso le tue opere?

Anche e soprattutto le storie legate alla mafia italiana. Lì la delicatezza da parte mia è massima, perché l’Italia è flagellata dal fenomeno mafioso e il rischio di urtare la sensibilità delle vittime è altissimo. Il messaggio che nascondo nei miei libri non è mai solo mio, perché l’intento è quello di far sì che ogni lettore trovi il messaggio di cui ha bisogno. Di certo, so bene che non romanticizzo la violenza né propongo il mafioso come modello maschile desiderabile. Racconto storie, che hanno un loro perché in quello specifico contesto, e spero sempre che si vada oltre ogni trend.

Hai avuto esperienze dirette o indirette che hanno contribuito a plasmare il tuo approccio alla narrazione delle storie di mafia irlandese e giapponese? Se sì, in che modo queste esperienze hanno influenzato il tuo lavoro?

Ho lavorato per molto tempo in scuole, comunità di recupero, carceri e associazioni di terzo settore. Ogni singola esperienza è servita ed è finita nelle mie storie, in vario modo.

Passiamo ad Inferno, la tua ultima fatica letteraria, racconta com’è nato questo viaggio dantesco in gironi odierni e particolari

Il seme di riscrivere la Divina Commedia è nato dentro di me grazie al mio docente di Italiano alle medie. Il miglior Caronte di cui abbia memoria. Trovo che il contesto di Alighieri, il medioevo e gli sconvolgimenti politici fossero il terreno perfetto per una rivisitazione in chiave mafia e contemporanea. Il dark romance era l’ambito perfetto per i miei Dante e Beatrice: una storia d’amore, un’ossessione, ferite di un passato burrascoso da adolescenti che si ritrovano a sovrapporsi a due adulti in cerca di sé stessi. Ho adorato scrivere del loro amore “sbagliato” e non vedo l’ora di affrontare i prossimi due volumi!

Maria Antonietta Capasso è senza dubbio una figura vibrante nel panorama della letteratura contemporanea. Con la sua prosa avvincente e il suo spirito indomito, continua a incantare i lettori di tutto il mondo, trasformando ogni pagina in un’avventura indimenticabile. Non posso fare a meno di essere catturata dalla sua passione travolgente e dalla sua determinazione nel lasciare un’impronta indelebile nel cuore di chi legge, e se vi state chiedendo dove potete reperire le sue opere letterarie, vi segnalo Amazon dove trovare tutta la sua produzione.

Rosy Balzani
Rosy Balzanihttps://www.periodicodaily.com
sposata, sorniona, serena, amo il buon cibo, la musica, l'Irlanda, le leggende, leggo e me ne vanto..

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