sabato, Luglio 27, 2024

Intervista a Giulia Bravi.

”Amare forse è questo/chiedere salvezza/e non poterla avere ”,conosciamo la giovane autrice di ”Cuore quarantena”.

Nata a Rimini l’1 Ottobre del 1996,Giulia Bravi dedica la propria vita agli studi umanistici,intraprendendo la carriera universitaria di Lettere a Bologna e ottenendo la laurea proprio quest’anno,con risultati eccellenti. Nonostante la giovane età,ha conseguito molteplici premi letterari,come ”Il Banco dei Poeti”,”Agostino Venanzio Reali” e ”Edgardo Cantone” .Ha iniziato una collaborazione con la rivista  letteraria “ClanDestino”  , diretta da Gianfranco Lauretano e Davide Rondoni. Nonostante il precoce ed encomiabile successo e i numerosi riconoscimenti, la vittoria più grande per Giulia è stato il premio vinto al concorso “Il Banco dei Poeti” nel 2016,che gli ha permesso di pubblicare il suo capolavoro. ”Cuore quarantena” è una brillante raccolta di poesie sulle vecchie storie di Napoli estrapolate dall’archivio del Banco. Sta attualmente lavorando alla prossima opera,il cui titolo sarà ” L’altro è cielo” .

Conosciamo adesso,in prima persona, una poetessa ”tutta cuore” che riesce,con estrema delicatezza ed infinita ma semplice senbilità,a raccontare tutto l’amore del mondo.

  • Nonostante i numerosi riconoscimenti,le collaborazioni e tutte le altre partecipazioni,qual è stato,per te, il traguardo più importante per la tua carriera letteraria ?

È difficile per me parlare di traguardo. La meta è sempre più in là: oltre. Il viaggio continua. Le soddisfazioni e i riconoscimenti che sono arrivati rappresentano segnaletiche che illuminano il cammino. Dicono di non fermarsi, andare avanti. Pubblicare un libro è sempre stato il mio sogno e quando per la prima volta ho avuto tra le mani una copia di “Cuore quarantena” (CartaCanta editore, 2017), l’emozione è stata incontenibile. Poi le presentazioni che ne sono seguite, guardare negli occhi i lettori, vedere quelle poesie diventare di altri, rinascere. Sapere che anche dopo due anni ormai dalla pubblicazione le persone continuano a leggerlo, a parlarne, mi commuove profondamente. Partecipare al Salone del Libro di Torino come autrice è stato straordinario. Un’esperienza che non vedo l’ora di ripetere. Sto lavorando al nuovo libro: “L’altro è cielo”.

  • In ”Cuore Quarantena” racconti le storie di Napoli contenute nell’Archivio con estrema sensibilità e delicatezza,riuscendo a rendere poetiche ed attuali storie passate. E’ come se fossi personalmente e totalmente legata al luogo e al passato di quella città.Da dove sei riuscita a trarre ispirazione?

Forse anche per una sorta di deformazione professionale, avendo condotto studi sia classici che moderni, credo fortemente che il passato e il presente abbiano una costante che rende entrambi un terreno fertile di poesia. Questa costante è l’uomo. Non credo sia mio il merito di avere attualizzato storie passate in “Cuore quarantena”, piuttosto ho avuto la possibilità e l’occasione di far riscoprire storie umane, sotto forma di poesie, che altrimenti sarebbero rimaste silenziose nelle trecentotrenta stanze dell’archivio storico del banco di Napoli.

  • All’intero di “Cuore quarantena” troviamo questa tua poesia:

Impotente l’amante che bacia
la febbre dell’altro e non cura.
Certe veglie non bastano
– la tua voce al cielo
è arrivata troppo tardi.
Amare forse è questo
chiedere salvezza
e non poterla avere.

Come descriveresti,dunque,il tuo concetto (poetico,e umano) d’amore?

Le mie poesie parlano anche d’amore perché parlano dell’uomo e noi non siamo senza l’altro. Senza qualcuno con cui rapportarci. L’io si costruisce inevitabilmente tramite un incontro-scontro con un tu, chiunque esso sia. Difficile definire il mio concetto di amore. Impossibile racchiudere l’umano e ciò che ne pertiene in sentenze e massime. La poesia cerca piuttosto parole ma anche pause del respiro, silenzi, a capo. Perché di fronte a certe verità a volte anche ai poeti mancano le parole. La poesia si offre come un dono gratuito e disinteressato a un’alterità, è una ricerca di dialogo, una comunione d’inchiostro. Così anche la mia personale idea di amore si fonda sulla stessa gratuità e comunione.

  • Reputo straordinaria la tua capacità di trovare poesia nei fenomeni attuali,anche quelli che sembrano esserne del tutto privi.Mi riferisco in particolare alla poesia ”Una prostituta prega nella stazione di Milano centrale”(seconda classificata nel Premio Nazionale di Poesia 2018 Edgardo Cantone). Come riesci a trovare ispirazione anche da momenti quotidiani,da attimi apparentemente privi di significato?

Dici bene: “Apparentemente”. Per il poeta nulla è privo di significato. La vita in tutto il suo accadere… Ogni attimo, anche il più piccolo avvenimento è un fenomeno straordinario a cui bisogna dare voce. Non in preda a istintiva ispirazione ma sempre ricercando le sole parole necessarie, le uniche in grado di dire esattamente la visione. Bisogna lavorare per farsi veggenti. Per vedere anche quello che per gli altri è “apparentemente privo di  significato”. Questa è la grande lezione di Rimbaud. La poesia è visione e insieme continuo lavorio. Una preghiera sussurrata in stazione da una prostituta, le gocce di pioggia che cadono su una pozzanghera formando perfetti cerchi concentrici… Si può fare arte su tutto – anche su un paio di scarpe abbandonato – se si ha la giusta visione. Vincent Van Gogh lo sapeva bene.

 

  • Nel brano ”Umana impotenza” (vincitore del Premio Nazionale di Poesia 2015 Agostino Venanzio Reali), scrivi:

”I mali incurabili/si propagano nell’attesa/del niente umano.”

Che opinione hai della vita e dell’esistenza umana? La guardi con disincantato realismo o preferisci un approccio più idealizzato ed ottimista?

Per continuare con il discorso che facevamo prima… Ovviamente avere gli occhi del poeta ti porta a guardare più a fondo nelle cose, a vedere ciò che agli altri sfugge. Ma c’è sempre un prezzo da pagare. Prendendo in prestito le parole di Nietzsche: se si guarda troppo a lungo in un abisso anche l’abisso scruterà dentro di te. E quando vedi da vicino questo abisso, quando la vita ti porta quasi a toccarlo, le parole arrivano spietate e taglienti alle labbra. Mi reputo una persona ottimista ma di fronte all’oscurità, faccia a faccia con il dolore e il male irrecuperabile, ho detto in poesia anche l’ingiustizia e l’impotenza che ho toccato con mano. Ciò non toglie che nella vita io cerchi sempre la luce. C’è sempre un’uscita, anche quando non la vediamo. C’è sempre una traiettoria… dall’abisso più oscuro alla luce. Bisogna cercarla sempre. Scegliere di vederla, aprire le finestre perché riempia ogni millimetro della nostra vita. È un percorso che tento quotidianamente, nella vita così come nella poesia. Non posso non scrivere di dolore, morte, malattia, ingiustizia… Sarebbe come negare che esistano. Ma il messaggio che lascio, tra verso e verso, è che c’è sempre speranza, una luce che chiede di entrare.

  • I tuoi studi sono squisitamente umanistici. Hai conseguito il diploma di Maturità classica e la Laurea in Lettere a Bologna. Hai sempre avuto questo stretto rapporto con la Letteratura ?

Assolutamente sì. Lettura, studio e scrittura non mi hanno mai abbandonato e non credo lo faranno mai. Lo scorso luglio ho conseguito la Laurea triennale in Lettere – Culture Letterarie Europee con il massimo dei voti presso l’Alma Mater Studiorum – Università di Bologna e attualmente vivo in Francia. Sono stata selezionata per partecipare al Corso di eccellenza Master Erasmus Mundus presso l’Université d’Haute-Alsace. A Mulhouse insegno lingua e cultura italiana per la Società Dante Alighieri.

  • Avendo una cultura molto ampia,hai un mentore letterario ( anche appartenente al pssato)?

Tutti gli scrittori letti e amati diventano mentori per tutta la vita. Troppi da elencare in un’intervista. Eugenio Montale, Sylvia Plath, Anna Achmatova, Paul Celan, Arthur Rimbaud, Charles Baudelaire… Loro sono un po’ i miei mostri sacri della poesia ma ce ne sarebbero tanti altri. Poeti di riferimento con cui ho avuto modo di confrontarmi sono sicuramente: Isabella Leardini che da subito ha visto nei miei versi più di quello che io osassi immaginare; Melania Panico, giurata del premio “Il banco dei poeti” che ha donato la sua prefazione a “Cuore quarantena”; Davide Rondoni e Maurizio Cucchi, gli altri due giurati del premio che ha permesso la mia prima pubblicazione; Valerio Grutt, Sarah Tardino e Francesca Serragnoli, tre scritture poetiche che ho sempre guardato con ammirazione e nelle quali non smetto di riconoscermi.

In un’Italia dove la scrittura sembra un  mestiere morente e per pochi, tu sei un barlume di speranza.  Cosa vuoi dire a chi  vuole dedicare la propria vita alla letteratura e alla poesia,ma ha paura di fallire?

La poesia non sta morendo. È più viva di quanto si immagini. Scriviamo più di qualsiasi generazione prima di noi. Ogni giorno centinaia di messaggi, sms, email, whatsapp… Eppure la parola poetica, la parola necessaria, si nasconde ai più. Predominano gli “ok”, gli smile, le faccine per indicare un’emozione piuttosto che il desiderio di esplicitarla a parole. Si preferiscono le frasi fatte, quelle da Baci perugina, quelle che ascoltiamo tutti i giorni in tv piuttosto che una parola che sia nostra, personale e autentica. Bisognerebbe leggere di più, leggere di tutto, comprare o prendere in prestito libri in biblioteca senza contare quante pagine hanno. Senza dire che non se ne ha il tempo. Ricordo con emozione la mia prima tessera bibliotecaria alle elementari, quando non mi bastava il prestito di tre libri al mese come da regolamento e facevo registrare i miei libri “extra” nella tessera di amici o parenti. Bisognerebbe studiare tanto, sapere quello di cui si parla, conoscere la tradizione che ti porti sulle spalle, la responsabilità che hai quando scrivi… Se si ama la letteratura e la poesia non si pensa neanche alla parola “fallire”. Come ho già detto, la mia concezione di poesia e di amore si basa sulla gratuità e sulla comunione: non c’è in gioco l’ego personale e la propria prestazione. Esiste solo l’amore per la parola, la necessità di scriverla e il bisogno di condividerla perché arrivi a colui al quale dal principio era indirizzata: l’altro. Il tu.

 

Potete scoprire e leggere di più  http://giuliabravi.altervista.org/ , e credetemi che ne vale proprio la pena!

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