Per l’Aiart, Associazioni spettatori onlus, che da anni, a livello nazionale e regionale, si occupa di analisi e formazione per quando riguarda la comunicazione sociale e i media elettronici-digitali, è tempo di diventare “cittadini mediali”, è necessario passare dal ruolo di spettatori a quello di “spett-attori”.
Viviamo in piena età digitale, in una società interconnessa che si basa sulla comunicazione e si nutre attraverso la costruzione di relazioni sociali.
Difficile oggi non essere o non sentirsi cittadino mediale.
Il cittadino mediale è proprio lo stesso uomo di qualche tempo fa, con le stesse paure, incertezze, capacità, diritti e doveri, ma questo non basta è necessario ora un passo in avanti.
L’individuo contemporaneo condivide la propria quotidianità in Rete, mostra la sua forza e la sua debolezza attraverso l’ esperienza online che costruisce anche all’interno dei social media raccontando e raccontandosi, che necessità però di acquisire maggiore consapevolezza e responsabilità in quanto protagonista di un processo comunicazione attivo e accelerato.
Ci si muove all’interno di uno spazio e di un tempo aumentati, in una dimensione sempre più pubblica, priva di confini e una realtà ricca di stimoli esterni e di messaggi difficilmente interpretabili, ciò rischia di confondere e far perdere quei pochi punti di riferimento che si hanno proprio per il sovraccarico informativo.
L’acquisizione dell’identità di “cittadino mediale” si raggiunge accentando di vivere la post-medialità educandosi ai media, con i media e grazie ai media, sviluppando un’intelligenza collettiva e connettiva: questa è la sfida contemporanea.
Conoscenza e buona comunicazione sono le due qualità del nuovo cittadino, che trasforma queste in due strategie per migliorare le relazioni, rompendo quella “bolla culturale” che semina confusione e disinformazione, re-imparando cosi ad accettare la comunicazione come sinonimo di “condivisione” e “negoziazione” e non come strumento di potere per insultare l’altro, nell’eterna ricerca dello scontro.
I media non sono altro che un nostro riflesso, una nostra proiezione, per questo la responsabilità e l’educazione permettono al cittadino mediale di imparare a se stesso e a gli altri, a proteggersi e proteggere dai rischi del web, individuare quei rumors falsi che creano tensioni sociali, smettere di giocare con identità multiple, per disintossicare in questo modo un ambiente socio-virtuale ormai troppo marcato dall’egoismo e dell’ignoranza che corre il pericolo di trasformarsi in un “non-luogo”.
Ecco chi sono, anzi, chi siamo oggi: “cittadini mediali”, attori e spettatori insieme nel processo comunicativo e relazionale.