Colonialismo e collezionismo nella guerra italo-turca

La mostra presenta le immagini dei fondi fotografici di Lodovico Marinelli e Ida e Teresa Folli

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Libia 1911-1912. Colonialismo e collezionismo
Libia 1911-1912. Colonialismo e collezionismo

La mostra-dossier Libia 1911-1912. Colonialismo e collezionismo è promossa dal Museo civico del Risorgimento di Bologna dal 15 ottobre al 10 dicembre. Contribuisce a riproporre all’attenzione del pubblico, nella ricorrenza del 110° anniversario, uno dei momenti storici di maggiore interesse della storia nazionale quale fu la guerra italo-turca. Fu il primo conflitto militare “moderno” per concezione, armi e mezzi impiegati, combattuto dal Regno d’Italia contro l’Impero ottomano. Lo scopo era la conquista delle regioni nordafricane Tripolitania e Cirenaica.


Africa: il colonialismo del nuovo millennio


La mostra Libia 1911-1912. Colonialismo e collezionismo ha un particolare valore storico?

Un evento espositivo eccezionale, curato da Luca Villa con Mirtide Gavelli Otello Sangiorgi, che permette di conoscere le vicende belliche che determinarono l’espansione coloniale italiana. Consente anche di approfondire le traiettorie del collezionismo coloniale Nel Belpaese e in Europa, proponendosi di valorizzare con specifico riferimento la rilevanza del contributo operato da cittadini bolognesi.

I materiali esposti

Il contesto storico-culturale è dell’importante episodio del colonialismo italiano post-unitario in Africa, a seguito delle prime campagne d’Africa in Abissinia condotte nel 1895-1896. L’allestimento lo ricostruisce a partire da un’inedita prospettiva documentaria attraverso la presentazione di due nuclei collezionisti del Museo civico del Risorgimento raramente esposti in precedenza. Sono le fotografie e gli oggetti, in larga parte di uso militare e comune della popolazione libica, raccolti dai membri della 47° Ambulanza della Croce Rossa di Bologna. I materiali sono riuniti al termine di battaglie sostenute con l’esercito turco-ottomano e le truppe di volontari che contrastarono l’avanzata italiana. Sono pezzi eterogenei che il “corrispondente-collezionista” Carlo Mazzetti, agente consolare bolognese vissuto in Egitto, conservava. Li inviò a più riprese, tra il 1864 e il 1891, in donazione al Municipio della città natale, e si trovano in deposito al Museo Civico Medievale.

Pezzi che documentano il collezionismo dell’epoca

Si tratta di repertori il cui valore va riconosciuto nelle molteplici narrazioni che si prestano a riverberare. Sono utili a comprendere le ragioni e il gusto dell’atteggiamento collezionistico. Antonio Modoni, presidente del Comitato di Bologna della Croce Rossa Italiana, ha documentare le testimonianze materiali della mobilitazione militare del 1911. Mette in evidenza anche l’evoluzione tardo-ottocentesca degli stilemi e delle costruzioni ideologiche, estetiche e di senso, del collezionismo museale. Quindi le raccolte che descrivono il mondo conosciuto attraverso i viaggi compiuti durante la propria vita, tema che riflette ancora il gusto aristocratico settecentesco. Oppure gli insiemi di pezzi riferiti a eventi storici circoscritti, nella fattispecie alla penetrazione coloniale britannica nell’Alto Egitto e in Sudan. Nella prospettiva odierna possono essere declinati nel più ampio scenario del collezionismo coloniale e bellico.

Il video del Curatore Luca Villa e del Direttore del Museo civico del Risorgimento di Bologna Otello Sangiorgi

Libia 1911-1912. Colonialismo e collezionismo: le foto

Per una più ampia comprensione delle vicende belliche, l’allestimento presenta numerose fotografie conservate nella raccolta libica della Croce Rossa di Bologna. Inoltre, è arricchito da fondi fotografici acquisiti dal Museo civico del Risorgimento nei decenni successivi al conflitto ufficialmente concluso con il Trattato firmato a Losanna il 18 ottobre 1912. I materiali provengono da donazioni effettuate da cittadini che hanno così contribuito ad accrescerne il patrimonio documentale. Tra questi vanno menzionati almeno il fondo archivistico del Generale Ing. Lodovico Marinelli (1852-1941), già Referente territoriale alla Direzione del Genio di Bologna. Degna di nota la raccolta delle sorelle Ida e Teresa Folli che svolsero una notevole attività di madrinato per l’assistenza e la propaganda interna alla Prima Guerra mondiale. Infatti, intrattennero corrispondenza con alcuni soldati che si trovavano al fronte.

Militari e immagini della guerra

Le raccolte fotografiche, in special modo i nuclei minori, testimoniano un aspetto peculiare della narrazione illustrata riferita alla Guerra di Libia. L’utilizzo di macchine fotografiche da parte dei militari coinvolti nel conflitto. Ciò assume una particolare rilevanza nella descrizione degli eventi bellici, poiché le stampe giunte a noi rivelano l’interesse a raccontare la propria esperienza. Le immagini quindi pongono al centro del racconto la dimensione umana e psicologica. Le acquisizioni così ottenute permettono dunque di ricostruire prospettive disgiunte, se non alternative, alla narrazione dei coevi media. Inoltre, garantiscono una visione più realistica dell’approccio propagandistico nazionalista che sovente i giornali trasmettevano alla popolazione italiana avida di notizie.

Libia 1911-1912. Colonialismo e collezionismo: narrazione per immagini

Le più recenti ricerche sulla guerra italo-turca del 1911-1912 hanno evidenziato che fotografia e cinematografia contribuirono per la prima volta a creare una narrazione a più livelli del conflitto. Il connubio testo-immagini orientò in maniera determinante l’opinione pubblica italiana. Nel clima di modernità favorito dal progresso della tecnica con la diffusione di dispositivi, acquisirono un ruolo fondamentale nell’illustrare gli avvenimenti militari italiani. Sostituendo i disegni e le incisioni di cui fino ad allora si erano avvalsi i giornali dell’epoca, i nuovi linguaggi riscossero forte interesse. Infatti rappresentavano efficacemente luoghi, persone e cose lontani, fino ad allora avvolti in un’aura di avventura e mistero. Per l’Italia la campagna coloniale in Libia fu la prima guerra raccontata dal cinema, grazie a cineoperatori chiamati a mostrare in patria le battaglie dell’esercito italiano.

I documentari di guerra

Tra il 1911 e il 1912 tutte le principali case di produzione italiane si impegnarono nel sostenere le ragioni dell’intervento militare. Realizzarono vari tipi di film che legittimavano la guerra in corso. La mostra presenta due esempi di documentario bellico provenienti dall’archivio della Cineteca di Bologna. La Guerra di Libia: le linee italiane tra Bu-Meliana e Sidi-Messri (Italia/1911, 5’) assembla riprese a varie scene. Osservatorio di una batteria nell’oasi, trincea e lavori di difesa nella zona fra Bu-Meliana e Sidi-Messri, casa agricola occupata dai nostri soldati dopo un bombardamento, imbarco di prigionieri libici. In Tripoli (Italia/1912, 5’) la città da poco conquistata dall’esercito italiano viene filmata nei suoi scorci suggestivi. Il film è impreziosito da raffinati effetti fotografici. Si vedono scorci della città, il porto, strade trafficate con gente a piedi e animali, moschee con tetto a cupola, tende di nomadi, un minareto, e un tramonto conclusivo.