Non è una favola, ma ciò che sette anni fa trascinava l’intero mondo nerazzurro verso la terza Champions League dopo quarantacinque anni dall’ultima di Helenio Herrera.
Quella si che una volta c’era, e se la ricordano in tanti; forte in tutti i reparti, tenace e combattente, uomini prima che giocatori, campioni riconosciuti dai trionfi che hanno ottenuto sui campi più difficili d’Europa.
L’ultima grande squadra che si è imposta a livello internazionale fino alla comparsa della nuova Juventus, che oggi, giustamente, viene ad essa paragonata per lo stesso spirito di lotta e le analoghe doti tecniche e caratteriali.
Un gruppo, che come quello, sta provando a scrivere la pagina più importante della loro storia recente, ripercorrendo in parte quanto fatto dai grandi campioni nerazzurri che sette anni fa li hanno anticipati.
Allora si parlava di grande squadra, di giocatori straordinari, perché era vero ovviamente, e perché a rendere tutto così magico c’era anche un allenatore capace di motivarli fino a superarsi in ogni battaglia, soprattutto in quelle più complicate, affrontando ogni impegno con la consapevolezza di sentirsi in grado di portare a casa il risultato.
Nessuno pretenderebbe, e ci mancherebbe, che i protagonisti attuali fossero altrettanto abili ad emulare le loro gesta, perché tutti riconosco le differenti qualità tecniche, ma se neanche un ricordo quanto mai vivo, perché recente, serve a darne l’esempio, allora la storia non è materia utile per chi esercita questa professione e per chi crede nei valori di questo sport.
Ecco perché, dopo di essi, si spera ce ne siano di nuovi e più preparati per prenderne il loro posto, che ricordino vivamente e veramente le imprese degli eroi di quella Inter e la vergogna di quest’ultima.
