La partita nasce a centrocampo e quasi certamente è lì che si deciderà, dove da una parte e dall’altra gli interpreti saranno causa o effetto degli eventi che la determineranno.
La Juventus nel suo schieramento ideale ha Pjanic e Khedira, che domani, probabilmente, non scenderanno in campo perché indisponibili, lasciando il posto a Rincon e Marchisio, caratterizzando un reparto inedito e una precaria solidità fisica.
Dall’altra parte il trio è sempre quello, con Biglia in cabina di regia e Parolo più Milinkovic Savic a difenderlo in fase di costruzione.
Le due soluzioni tattiche sono tutte da verificare, ma se fossero confermate favorirebbero in qualche modo i biancocelesti; se non altro per la regolarità d’impiego avuta in tutta la stagione.
L’abitudine a certi movimenti e i sincronismi che si ripetono partita dopo partita migliorano qualunque giocatore e le assenze congiunte del bosniaco e del tedesco non aiuteranno di certo i bianconeri in fase di copertura, dove invece la Lazio ha il suo punto di forza.
Biglia è un giocatore esperto, in grado di rallentare e verticalizzare improvvisamente; assieme a lui Parolo e M. Savic sono abili sulle palle alte e pericolosi su quelle inattive.
Un punto di forza che può preoccupare concretamente Allegri e una squadra come la Juve, abituata ad imporsi con la classe di Pjanic e gli inserimenti senza palla di Khedira; i quali stavolta non ci saranno, lasciando spazio al venezuelano e all’italiano, che dovranno fronteggiare due dirimpettai di tutto rispetto, forti fisicamente, con una discreta tecnica e un gran tiro da fuori.
Soluzione spesso adottata da Inzaghi per sbloccare partite molto complicate, che non mancherà di essere adottata.
La finale è di per se una gara chiusa che non consente troppi spazi, ma soprattutto errori in quella zona.
E i riflettori è proprio lì che vengono puntati dall’inizio e da lì partiranno per illuminare ogni giocata, aspettando chi saprà imporsi maggiormente per crearsi superiorità numerica a centrocampo e nel punteggio.