sabato, Maggio 18, 2024

50 anni dalla morte di Pablo Picasso

Quando ci troviamo di fronte a un disegno apparentemente poco comprensibile, è possibile che si manifesti la tendenza ad attribuirlo a Picasso, autore di opere tanto diverse tra loro. Ne parliamo a pochi giorni dall’8 aprile, quando ricorre il cinquantesimo anno della morte, in un excursus biografico tra opere e vita privata.

Vita e opere

L’8 aprile ricorre il cinquantesimo anno della morte di Picasso. Pablo Diego José Francisco de Paula Juan Nepomuceno María de los Remedios Cipriano de la Santísima Trinidad Ruiz y Picasso, nasce il 25 ottobre 1881 a Malaga, in Spagna, e muore l’8 aprile 1973, a Mougins in Francia.

Figlio primogenito di José Ruiz y Blasco Lopez, pittore accademico di uccelli ed insegnante d’arte, e dalla spagnola María Picasso, di lontane origini liguri. La prima parola che Pablo pronuncia è “piz”, abbreviazione di lápiz, cioè matita. A otto anni dipinge un quadro raffigurante la corrida. A quindici un ritratto della madre somigliante ed espressivo.

Pablo ha undici anni quando la famiglia Ruiz è colpita da un grave lutto, cioè la morte della sorellina Maria. Picasso la ricorderà nel nome dato alla prima figlia, Maja, nata dal suo amore per Marie Therese Walter. Nel 1895 Pablo, appena quattordicenne, firmandosi PRP (Pablo Ruiz Picasso), tiene a La Coruna una mostra che ebbe grande successo. A Barcellona le sue doti eccezionali lo distinsero immediatamente, e grandi onori gli furono tributati per “Scienza e carità” che ricorda la malattia della sorellina. A quindici anni è ammesso nella scuola dove insegnava il padre. Fortemente influenzato da Toulouse Lautrec, El Greco ed altri, il ragazzo raggiunge il massimo grado di perfezione nella tecnica appresa dal genitore, elaborando una visione personale del modernismo. Presto si libera dalla rigidità accademica inculcatagli dalla scuola, per lanciarsi in creazioni di ben più ampio respiro e di maggior forza espressiva. Compie il suo primo viaggio a Parigi, dove si trasferisce nel 1904.

Dalla Spagna alla Francia

Risente nel periodo della Belle Epoque. Quindi in ogni campo fervevano ingegno, intelletto, con le scoperte, tra le altre, dell’illuminazione elettrica, l’automobile, il cinema.

La sua abitazione, al Bateau Lavoir, senza gas ed elettricità, non era un posto prestigioso, finché non divenne punto di incontro delle menti più aperte di quegli anni: Georges Braque, Max Jacob, Guillaume Apollinaire, Gertrude e Leo Stein, Fernand Léger, Francis Picabia, e Paul Gauguin di ritorno dal suo primo viaggio a Tahiti. Frequentarono il Bateau Lavoir anche Matisse, Modigliani, Derain, Utrillo, Cocteau, Vollard, Ardengo Soffici, Van Dongen, Gris, Bráncusi, insomma gli intellettuali di quegli anni meravigliosi.

Pablo sostituisce il banale Ruiz con il cognome materno, Picasso.

E’ influenzato nei suoi dipinti da Henry Toulouse Lautrec, tanto che alcune opere di Picasso rassomigliano molto a quelle di Toulouse Lautrec.

A Montmartre prima, a Montparnasse poi, Picasso ha molti amici, fra i quali spiccavano Leo e Gertrude Stein, colti mecenati.

Grande è l’influenza di Paul Cezanne sul giovane artista.

Il gallerista Ambroise Vollard, che poi Picasso ritrarrà in un ritratto cubista, gli organizza la prima mostra, ricca di colori accesi. La vita, la creatività gli scorrevano potenti nelle vene, la voglia di imporsi lo spingeva a firmarsi “Io Picasso”.

I “periodi” dell’arte di Picasso

Il lavoro di Picasso viene generalmente suddiviso in “periodi”:

  • il “periodo blu” (1901-1904)
  • il“periodo rosa” (1905-1907)
  • il“periodo africano” (1907-1909)
  • il “cubismo analitico” (1909-1912)
  • il “cubismo sintetico” (1912-1919).

Un prorompente erotismo spingeva il giovane spagnolo nei bordelli, frequentati da artisti fra i quali conosce molti amici. Tra cui Carlos Casagemas. Quest’ultimo conosce la modella prostituta Germaine, innamorandosene. Ma la donna era fortemente attratta dalla virilità di Picasso. Così Carlos tenta di uccidere la donna, che riesce a scappare, e lui si uccide.

Picasso ne è devastato. Tanto da dipingere più volte l’amico morto con spettrali toni di blu.

Il quadro “La vita” rappresenta in una sorta di sogno, di illusione, Germaine e Carlos.

Periodo blu (1901-1904)

Il senso di gelo per la morte tragica di Casagemas non lo abbandona per un paio d’anni. I dipinti monocromatici cupi, realizzati nei toni del blu e del turchese, solo occasionalmente appaiono ravvivati da altri colori. Protagonisti sono i vinti, i disperati e gli artisti. Come pure gli acrobati, gli arlecchini e i ciechi.

Alla mostra che organizza dopo due anni di lavoro non riscuote successo, proprio perché comunicano disperazione e morte.

Periodo rosa (1905-1907)

Corrisponde agli anni in cui Picasso si lega a Fernande Olivier, ovvero Amelie Longue, Fernande la belle, una donna che, benché sposata, gli è vicina per tanti anni e che lui dipinge in molti quadri che esprimono la passione erotica che li unisce. Le tele sono ravvivate da molteplici tonalità di rosa e arancione che ritroviamo negli arlecchini, nei circensi del circo Medrano colti dietro le quinte per rappresentare quanto è difficile il mestiere di far ridere. Con una serie di mostre in Europa e in America, diviene celebre al pubblico internazionale.

Inizia a scomporre e ricomporre le forme, a cominciare dalla sua stessa immagine.

Periodo africano (1907-1909)

Colpito dalle maschere africane dopo aver visitato il Musée dell’Homme, allora al Palais du Trocadéro, perché riconducono alle origini dimenticate, Picasso le considera qualcosa di magico, diverse dalle altre sculture.

Il cubismo analitico (1910-1912)

Nelle opere di Picasso pochissimi i paesaggi. Una sorta di esplosione. I visi e gli oggetti si frammentano in una miriade di faccette, il tutto osservato in una molteplicità di punti di vista. Pochi i ritratti e le figure.

Nel 1912, a Montparnasse, Picasso conosce ed ama Marcelle Humbert, che chiamava Eva, anzi Ma jolie, vezzeggiativo tratto dal ritornello di una canzone popolare. E dopo la fine della storia con Fernande, Pablo e Eva vanno vivranno insieme.

Il cubismo sintetico (1912-1919)

In questo periodo la tendenza è di ricostruire ogni oggetto in piani semplificati disposti casualmente. Protagonisti sono gli incastri e i contrasti di forme. Introduce i tre colori primari, cioè rosso, giallo e blu.

Olga, Marie Therese, Dora

Nel 1915 scoppia la guerra e Eva muore di tubercolosi. Due anni dopo, al Théâtre du Châtelet di Parigi, va in scena Parade, un ballet réaliste in un atto, con costumi e scene firmate da Picasso.

Olga Coclova

Si innamora di Olga Coclova, una ballerina polacca dal talento non eccelso, che sposa nel 1918. Nel 1921 nasce Paulo, che Picasso dipinge più e più volte.

Da adulto Paulo si dedica alle corse motociclistiche ed è affettuosamente vicino al padre sino alla più tarda vecchiaia.

Nonostante la nascita di Paulo, il matrimonio si conclude in una separazione. Olga, pur conscia di intollerabili infedeltà, non gli concede mai il divorzio. Muore completamente pazza, nel 1955.

Nel 1925, esaurita la vena cubista, Picasso approda al surrealismo con “La Danza”.

Marie Therese Walter

Conosce nel 1927 la diciassettenne Marie Therese Walter alla quale si presenta con la richiesta di ritrarla. Non avrebbe potuto farlo, essendo la ragazza minorenne, ma lui era Picasso, e nulla si vietava. Ne diventa in breve tempo l’amante, documentando la presenza della ragazza nei suoi quadri e nel suo cuore, con la sigla MTV che campeggiava nelle sue composizioni con chitarre. La dipinse poi ossessivamente per tanti anni. E riuscì, con quarantotto sue foto, a creare un flip booklet ante litteram.

Nel 1931 illustrò in modo mirabile Le Metamorfosi di Ovidio e molti libri di scrittori suoi amici.

Tra la fine degli anni trenta e l’inizio degli anni quaranta, Picasso vive con Marie Therese esiliata in una gabbia d’oro, sempre calmandola in ogni situazione con le parole “Sei la migliore delle mie donne”.

Andò in vacanza con moglie figlio e Marie Therese; poi, pressato da tensioni in famiglia, acquistò un castello nel quale poter ritrarre in santa pace la giovanissima amante e dove si diede anche alla scultura e alle acqueforti.

Marie Therese nel 1935 dà alla luce Maya, che non può riconoscere per la fiera opposizione della Coclova. Marie Thérèse vive nella vana speranza di unirsi in matrimonio all’artista e quattro anni dopo la sua morte si suiciderà, impiccandosi.

Dora Maar

Picasso conosce la fotografa trentenne Dora Maar, Théodora Mar kovitch, figlia di un architetto croato e di una francese, la sua amante più bella. Fotografa eccellente, originalissima e molto apprezzata, dotata di un temperamento forte e indipendente, seduce Picasso anche sul piano intellettuale, ed in pochi giorni ne diventa la modella preferita e l’amante. Il loro rapporto durerà fino al 1943, pur continuando a stare con Marie-Thérèse e la figlia Maya. Dopo sette anni condivisi con altre amanti Dora, abbandonata, cade in una depressione dalla quale si riprenderà a stento dopo gli elettrochoc e la psicanalisi cui la sottopose Jacques Lacan, pagato da Picasso. E muore suicida a 89 anni, a Parigi.

Guernica (1937)

Il 26 aprile 1937, all’imbrunire, nelle ore in cui le strade erano più affollate, Guernica, piccolo villaggio basco, è raso al suolo da un bombardamento aereo a tappeto della Luftwaffe, il primo che la storia ricordi contro una popolazione inerme.

Picasso affronta un tema politico anche come artista. E il quadro “Guernica” diventa simbolo di protesta universale contro la guerra. La tela narra la solitudine degli sconfitti e della degenerazione di una nazione che di lì a poco partorirà l’orrore nazista. Il toro rappresenta la furia della guerra. Il cavallo il popolo ferito e i caduti a terra la sconfitta dell’umanità.

E’ parere di molti che da Guernica in poi l’arte di Picasso è un continuo declinare. Ma questo concetto è lontanissimo dalla realtà. Per la curiosità verso le novità e per l’innovazione che apporta alle sue opere. Ad esempio è ceramista e litografico.

Negli anni del dopoguerra l’attività di Picasso si esplicò in molteplici settori; in particolare una serie di sculture di grande formato, parecchie delle quali realizzate assemblando diversi oggetti (manichino, cartone ondulato, sella di bicicletta, manubrio …) che preannunceranno gli assemblaggi del Nouveau Réalisme di Arman e César alla fine degli anni Cinquanta.

Nel 1945 verrà fondato ad Antibes il Museo Picasso nel palazzo appartenuto alla nobile famiglia genovese dei Grimaldi.

Françoise Gilot e Jacqueline Roque

Nel 1945, dopo la liberazione di Parigi, Picasso a sessantaquattro anni conosce in un ristorante una studentessa d’arte ventiduenne, Françoise Gilot, la prima donna che gli è stata complice nell’arte. E ne diventa l’amante. Da lei ha avuto Claude e Paloma. Quest’ultima è una firma importante nel mondo dell’alta oreficeria.

Ma il suo interesse per l’amore non scema mai con gli anni. Ne ha settanta quando nel 1952, si innamora di Jacqueline Roque che sposa in segreto nel 1961, alle soglie degli ottant’anni, quando lei ne ha trentacinque.

Insieme si trasferiscono in un castello secentesco di Vauvernargues vicino a Aix-en-Provence, dove l’artista continua a dipingere e a realizzare incisioni, producendo nel contempo in stili vari dal 1968 al 1971 tantissimi dipinti e centinaia di acqueforti.

All’epoca questi lavori sono pesantemente accolti dalla critica, salvo essere riscoperti dopo la morte dell’artista e valutati come opere di neoespressionismo in anticipo sui tempi.

La morte di Pablo Picasso

La sua salute, sempre stata ottima, diventa precaria. Ma lui, lungi dall’arrendersi, intensifica il lavoro, pur se le sue tante produzioni risultano ripetitive: ritratti, nudi, orripilanti vecchioni che guardano giovani impegnati in atti sessuali. Allude palesemente e malinconicamente a se stesso. Tante le grandi mostre organizzate in tutte le parti del mondo, vivente l’artista perché lui, è stato detto “… adorava la pubblicità… manipolava il mercato usando il beau monde e la sua celebrità. Perfino nello scegliere il comunismo dimostrò di essere attento all’ ideologia del secolo …”.

Con Jacqueline Roque, Pablo visse 20 anni. L’8 aprile 1973, novantunenne, Picasso morì per un attacco di cuore. Le sue spoglie riposano nelle terre del castello di Vauvernargues, accanto alla statua in bronzo Donna con vaso di fiori del 1933.

Jacqueline Roque, ormai miliardaria, dopo aver sbrogliato i complicati problemi dell’eredità del pittore, si suiciderà con un colpo di pistola alla tempia, nel 1986.

Scrive James Lord, scrittore e autore di biografie: “C’era qualcosa di satanico in quell’uomo… C’era qualcosa in lui che era disposto a scendere in rapporti molto intimi con qualcosa di oscuro… Ora, non vorrei dire che Picasso fosse un genio malvagio, ma certo ha fatto del male a molta gente che gli è passata vicino.”

Vero! Ma è l’artista che ha cambiato per sempre il modo di dipingere.

https://www.periodicodaily.com/picasso-e-lantico/

Donatella Palazzo
Donatella Palazzo
Psicologa individuale, familiare e di coppia, e scrittrice. Sessoanalista (Istituto Italiano di Sessoanalisi e Dinamiche Sessuali). Specialista delle Risorse umane. Progettista in ambito sociale e scolastico. Membro dello Staff della Casa Editrice Noitrè. L'attività comprende, tra l'altro, la valutazione dei contributi di prossima pubblicazione, l'organizzazione degli eventi da presentare al pubblico e altro in ambito culturale.

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