Steve McCurry Icons a Firenze: scatti importanti che raccontano storie amare

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Villa Bardini sembra esser diventata la cornice di una grande opera: è così che dal 15 giungno fino al 16 settembre ospiterà nelle sue sale i più grandi lavori del celebre fotografo americano Steve McCurry.

Firenze ha avuto e avrà ancora per qualche giorno questo grande onore: attesa da molto tempo ormai, la mostra di Steve McCurry, “Icons”, sembra aver conquistato tutti i cittadini della città e non solo!

Attesa da molto tempo, la mostra ospita precisamente i migliori 100 scatti del fotoreporter che festeggia così i suoi 40 anni di carriera.

Un percorso espositivo pieno di foto significative che racconteranno cento storie diverse, cento prospettive del tutto differenti, ma tutte legate tra loro da uno stesso filo invisibile.

Un’esposizione di immagini e fotografie rare, scatti rubati di vita quotidiana, immagini di guerra e di pura poesia, di sofferenza e di gioia, di stupore e d’ironia: questo è un piccolo riassunto di quello che vi aspetterà se deciderete di visitarla.

Sarà un viaggio simbolico, un viaggio alla scoperta di emozioni più uniche che rare: un universo unico ricco di sentimenti tutti da scoprire i quali andranno a toccare ogni singolo paese. Si passerà dall’Afghanistan, all’India, allo Yemen,  e molti altri paesi ancora.

Saranno presenti immagini qual volta forti che rappresenteranno la realtà dei nostri tempi, il volto nascosto della sofferenza: guerre, terremoti, attentati, tutto è stato catturato da Steve McCurry che ha voluto raccontare così ciò che noi non vediamo.

 

Una categoria a sé stante sembrano avere i ritratti, i volti segnati dalle esperienze della vita che Steve McCurry ha catturato nei suoi vari viaggi in giro per il mondo.

Sono racconti di vita che il fotografo stesso cerca di tramandarci o meglio ci invita a capirne le storie e le parole che spesso non vengono dette: ma certi occhi parlano da sè.

Sono racconti di vita appartenenti ai giorni nostri, vicini nel tempo ma distanti dalle nostre menti e dai nostri pensieri.

Sono racconti di miseria, di tristezza, ma anche di colori e di eccessività.

Mi affascina scoprire e documentare le componenti comuni della natura umana che emergono nelle più disparate situazioni e condizioni di vita”, le parole di Steve McCurry.

Uno scatto importante: La ragazza afgana

la ragazza afgana, fotografia di Steve McCurry, successivamente copertina della rivista National Geographic 1985

 

Uno dei scatti più importanti della sua carriera, se non il più importante in assoluto di Steve McCurry è proprio la ragazza afgana, ormai famosa in tutto il mondo con tale nome.

Il nome originario della ragazza è Sharbat Gula. Sharbat era una bambina di 12 anni che con quei suoi occhi riuscii a conquistare un intero pianeta, facendo emozionare chiunque si ritrovasse di fronte a tale sguardo.

La foto originale è presente alla mostra, inutile dirvi quante emozioni si possano provare in quei pochi istanti che vi troverete  di fronte a tale opera.

“Ho capito che era un ritratto importante per la profondità del suo sguardo, che raccontava tutta la tristezza della condizione del popolo afgano costretto a vivere nelle tende di questi campi profughi” Steve McCurry.

Affioreranno ricordi, emozioni e sarà come avere una connessione, sarà come se i suoi occhi parlassero da soli.

Passo dopo passo, sono affondata anche io, visitatrice comune, in una miriade di culture raccontate attraverso queste semplici fotografie.

Occhi pieni di tristezza e di gioia, di paura, di esperienze brutali: tutto viene raccontato e riportato nella foto, nient’altro che la semplicità di ciò che non riusciamo a spiegare a parole. Una foto ha più impatto di cento parole pronunciate nel modo sbagliato. Scatti come questi non hanno bisogno di grandi frasi per essere descritte: c’è bisogno solo di tanto cuore e di tanto coraggio per poter affrontare tale dolore. Avere il coraggio di prendere coscienza di ciò che noi non vediamo, ma che Steve McCurry è stato pronto a mostrarci.

Prima di terminare la vostra visita a questa mostra, è stata allestita una piccola stanza dove, per i più curiosi, potrete vedere il documentario girato nel 2002: alla ricerca della ragazza afgana. Steve McCurry, in collaborazione con il National Geographic ha intrapreso un lungo viaggio, dopo dodici anni per ritrovarla, per ritrovare quegli occhi che avevano conquistato un mondo intero, facendo emozionare chiunque. Il suo volto è diverso adesso, mostra i segni dell’età, della sofferenza, delle difficoltà che ha dovuto superare, ma nonostante ciò, quegli occhi sono ancora capaci di far emozionare chiunque.

 

Osservate ogni immagine, immedesimatevi negli sguardi e rimanete impressionati, non spaventatevi dalla diversità. Questo è tutto ciò che dovete sapere per intraprendere questo lungo viaggio all’insegna della scoperta del mondo.

Un viaggio di un’ora circa a Villa Bardini: un’esperienza assolutamente da fare e una galleria assolutamente da vedere prima che termini!