martedì, Maggio 14, 2024

Smartphone in acqua, il riso non è la soluzione

(Adnkronos) – Si tratta di un classico della vita moderna: chi non ha mai avuto a che fare con un telefono bagnato? Per anni, una soluzione casalinga ampiamente diffusa suggeriva di usare il riso non cotto come disidratante per estrarre l'umidità e salvare i dispositivi elettronici dall'acqua. Tuttavia, a dispetto di questo consiglio popolare, Apple e molti esperti di assistenza tecnica sconsigliano esplicitamente la pratica in questione. Ad esempio, i documenti di supporto Apple avvertono gli utenti: "Non mettete il vostro iPhone in un sacchetto di riso. Farlo potrebbe permettere a piccole particelle di riso di danneggiare il vostro iPhone". Questa indicazione emerge principalmente nel contesto della gestione dell'avviso di rilevazione di liquidi sugli iPhone, smentendo così un mito internet che si protrae da tempo. Contrariamente a quanto suggerito da vecchie credenze, l'azienda raccomanda di evitare l'uso di fonti di calore esterne, come asciugacapelli, o di aria compressa per asciugare il liquido. Inoltre, avverte di non inserire cotton fioc o asciugamani di carta nei connettori di ricarica. Come alternativa, Apple propone una soluzione semplice ma efficace: battere delicatamente il telefono contro la mano con il connettore rivolto verso il basso, in modo simile a quando si cerca di far uscire l'acqua dall'orecchio dopo aver nuotato. Successivamente, si consiglia di lasciare il dispositivo in un'area ben ventilata per asciugare e attendere 30 minuti prima di tentare di ricaricarlo. Se l'avviso di rilevazione di liquidi persiste, è meglio lasciarlo riposare e attendere: potrebbero volerci fino a 24 ore perché il telefono si asciughi completamente. Se il cavo di ricarica è stato scollegato e il telefono è asciutto ma non si ricarica, si consiglia di ricollegarlo. —[email protected] (Web Info)

Sowmya Sofia Riccaboni
Sowmya Sofia Riccaboni
Blogger, giornalista scalza (senza tesserino), mamma di 3 figli. Guarda il mondo con i cinque sensi, trascura spesso la forma per dare sensazioni di realtà e di poter toccare le parole. Direttrice Editoriale dal 2009. Laureata in Scienze della Formazione.

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