Si è giocata domenica 7 gennaio Cesena-Olbia del girone B di Serie C, ventesima giornata di trentotto, partita conclusa con la vittoria in casa del Cesena sulla capolista sull’Olbia. Non è bastato al papà Liman Shpendi festeggiare i tre punti guadagnati, infatti al termine dell’incontro è entrato in campo correndo verso il portiere avversario Filippo Rinaldi e colpendolo con un pugno a causa di un colpo ricevuto durante la partita dal figlio Cristian, costretto a uscire per una ferita al sopracciglio. Approfondiamo cos’è accaduto, soffermandoci sulle implicazioni educative dello sport e il ruolo dei genitori di figli attivi nell’ambito dello sport.
Il fatto
Cesena-Olbia, aggressione ai danni del portiere Filippo Rinaldi dell’Olbia da parte del papà di Cristian Shpendi del Cesena, al termine dell’incontro del girone B di Serie C, nella ventesima giornata che si è giocata domenica 7 gennaio 2024.
Liman Shpendi non ha festeggiato i tre punti guadagnati dalla squadra del figlio. Infatti al termine dell’incontro, vinto in casa dal Cesena, è entrato in campo correndo verso Rinaldi e lo ha colpito con un pugno a causa di un colpo ricevuto dal figlio Cristian durante la partita. Il giocatore è stato costretto a uscire dal campo per una contusione al sopracciglio.
Mentre il portiere ha rimediato, grazie a un presente che ha bloccato Shpendi, ‘soltanto’ un colpo al braccio. Ma l’intento era colpirlo al volto.
Le conseguenze
Liman Shpendi si è scusato per l’aggressione, e la società del Cesena Football Club ha preso le distanze dal comportamento antisportivo del papà del suo tesserato.
Le autorità competenti hanno visionato le immagini del sistema di video-sorveglianza dell’impianto sportivo. Hanno potuto ricostruire quanto successo e identificato l’aggressore. Così sono state adottate le misure previste dalla legge dopo la denuncia per il reato di scavalcamento e invasione di campo e percosse. E il Questore di Forlì-Cesena firma il Daspo, vietando a Shpendi per tre anni di accedere nei luoghi in cui si svolgono manifestazioni sportive e amichevoli, sia in Italia che all’estero.
Le scuse di Shpendi sono state rivolte alle persone, alla società del Cesena e a tutti quelli che lavorano a Cesena, mentre si è definito ‘un padre uscito un po’ di testa’.
Implicazioni educative dell’aggressione
L’aggressione al portiere dell’Olbia Calcio, Rinaldi, porta a riflettere sulla valenza dello sport, sulla relazione tra sport e cultura e il ruolo della famiglia.
Lo sport è un gioco. Si tratta di un’attività ludica, dal latino ‘ludus’, che vuol dire appunto ‘gioco’. La correlazione tra lo sport e il gioco permette di educare i soggetti in età evolutiva, fin da piccolissimi. E la connessione tra sport e cultura è reale e tangibile perché lo sport favorisce e promuove comportamenti che permettono di creare disciplina, armonia e metodo.
Quindi l’educazione passa attraverso il gioco dello sport. E la famiglia non ha di certo un ruolo secondario. Infatti, i figli sono impegnati nei percorsi di educazione allo sport e i genitori li guidano nelle dinamiche del gioco infantile che modifica, diventando attività sportiva.
Attività sportiva e comportamenti violenti
L’attività sportiva per i soggetti che stanno crescendo ha il forte merito di formare il carattere e rafforzare la personalità. Chi la pratica, focalizza l’attenzione sull’aspetto della disciplina che consente di accrescere l’abilità sportiva e sperimentare la propria correttezza. Come pure imparare e applicare il fair play.
Così possiamo affermare che il gioco è strumento pedagogico principale. Come pure un antidoto alla violenza. Con l’aggressione subita da Rinaldi, non è stato così.
In questo caso, un genitore ha superato il limite. Seduti sulle tribune possono essere protagonisti di risse alle partite dei ragazzini e di avere, quindi, atteggiamenti, parole e azioni violente riservati a arbitri e allenatori contestati.
“Può succedere di trovarsi di fronte a genitori che riversano sui figli aspettative eccessive, caricandoli di ansie. Sono quei genitori che stazionano a bordo campo e per i cui comportamenti e parole urlate dagli spalti, gli stessi figli possono provare imbarazzo. Non è questo il modo di attribuire significato al nostro ruolo di adulti educatori e allenatori sportivi”, afferma Pietro Schiavo, allenatore della Battipagliese Calcio U17, Girone C – Campania.
Conclusioni
E’ difficile il ruolo dei genitori. Come pure quello di ‘allenare’ i genitori. Infatti, il problema risiede nell’influenza negativa della famiglia. Genitori che non si sentono realizzati possono riversare sui figli e sulle società sportive le proprie frustrazioni. Fino a perdere il controllo, come è accaduto al termine di Cesena-Olbia.
I soggetti in età evolutiva che praticano attività sportiva devono imparare, da soli, a creare, a correre, a difendersi, a cavarsela da soli e a rispettare gli altri e le regole attorno a sé.