Pd verso il congresso nazionale

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Il Partito democratico si avvia verso il congresso nazionale, che ridefinirà le linee politiche e l’organizzazione del partito. Maurizio Martina, segretario reggente nominato alla guida del Pd dopo l’esito negativo delle elezioni politiche del 4 marzo, ha annunciato nei giorni scorsi, a seguito del Forum di Milano, le sue dimissioni, ufficializzate con una lettera aperta indirizzata al presidente del Pd Matteo Orfini. “Mi dimetto da segretario” si legge nella lettera firmata da Martina “ritengo concluso il mandato affidatomi dall’Assemblea nazionale il 7 luglio quando, eleggendomi, indicava per la mia segreteria una serie di obiettivi utili alla ripartenza del Pd dopo la sconfitta elettorale di marzo. Abbiamo fatto un lavoro positivo e utile sia pure tra moltissime difficoltà, abbiamo cercato di rimettere in moto il Pd e di questo ringrazio tutti”. Adesso il percorso dei Dem è verso il congresso nazionale, definito dallo stesso Martina “uno strumento utile per completare il lavoro, ma dipenderà da come lo facciamo”.

Un partito con divisioni ancora evidenti

Le divisioni interne al Pd sono ancora tante e l’ex segretario Matteo Renzi continua a radunare i suoi sostenitori e simpatizzanti. Pochi giorni fa si è svolto il week end alla Leopolda, dal titolo “Ritorno al futuro”, in conclusione del quale Renzi ha lanciato l’appuntamento a Salsomaggiore per il 9 e 10 novembre con dei workshop sul tema delle elezioni europee. In quei giorni, molto probabilmente l’11 o il 17 novembre, si terrà anche l’assemblea nazionale del Pd dove verranno definite le date del congresso e le modalità di svolgimento per l’elezione del nuovo segretario. A tal proposito, iniziano a spuntare, anche se timidamente, alcune candidature per la guida del partito.

La corsa per la segreteria del Pd

Al momento l’unico candidato ufficiale per la segreteria del Pd è Nicola Zingaretti, attualmente presidente al secondo mandato della Regione Lazio, che poche settimana fa ha lanciato a Roma la kermesse “Piazza Grande”, illustrando le sue idee per il Pd. “Non vogliamo continuare sulla strada che ci ha portato a fallire” ha detto Zingaretti, “Noi vogliamo cambiare strada, costruire finalmente una nuova speranza per questo Paese, questa è la missione che non può fare un leader da solo, ma deve essere la sfida di un popolo che si rimette in cammino”. Sulle altre candidature, per il momento, ci sono solo voci che si rincorrono nei corridoi del Nazareno. C’è la possibilità che si candidi lo stesso Maurizio Martina, il quale però non ha sciolto le sue riserve sull’argomento: per molti potrebbe garantire l’integrità del partito e potrebbe avere l’appoggio dell’ala cattolica e una buona parte della sinistra del partito. Occhi puntati anche su Marco Minniti, ex ministro dell’interno, pressato dai renziani, il quale ad oggi non ha ufficializzato la sua candidatura, anche se in molti scommettono che è questione di giorni. Pur non essendosi ufficialmente candidato, Minniti ha dichiarato di voler difendere “le riforme fatte senza abiure” e di voler “ricostruire un rapporto autentico con la società”, senza fare distinzione tra Lega e M5S, i quali “condividono un disegno autoritario”.

Congresso utile o altra occasione di discordie?

I Dem, iscritti e simpatizzanti, aspettano con ansia lo svolgersi del congresso nazionale, per ridefinire un partito che dovrà contrapporsi al Governo attuale e che dovrà recuperare una certa credibilità per affrontare le prossime tornate elettorali, prima tra tutte in ordine di tempo quella delle europee del prossimo maggio. Tuttavia c’è chi pensa che il percorso verso il congresso e il congresso stesso possano rivelarsi controproducenti per un partito già molto diviso al suo interno. Michele Fina, responsabile Università e Ricerca del Pd, in una lettera aperta sostiene che il congresso ormai all’orizzonte “può essere per il Pd e per l’Italia molto dannoso. Non è un’eventualità inesorabile ma molto, troppo probabile. Non sento ragionamenti che mi smentiscano; se lo faranno i fatti ne sarò contento”. Secondo Fina il problema è legato a regole che il partito si è dato 11 anni fa e che in questa fase storica, possono diventare “divisive, inattuali e a tratti idiote”. Il congresso potrebbe portare a un inasprimento delle diversità interne al Pd. “Abbiamo partecipato tutti al Forum per l’Italia” si legge nella lettera firmata da Fina “che abbiamo tenuto a Milano, a conclusione di un percorso che ha avuto tappe significative come la manifestazione di Piazza del Popolo e i Forum tematici di Palermo, Torino, Roma e Napoli. Sono state occasioni straordinarie che ci hanno fatto capire, tra le altre cose, che abbiamo sbagliato a smettere per anni di fare questo lavoro di confronto, coinvolgimento, studio. Invece leggo l’amico Onorevole Luciano Nobili ridurre il Forum all’ossessione di prendere le distanze da Renzi e il prezioso contributo di Federica Mogherini all’ingratitudine per non aver ringraziato Renzi. Perché per lui la citazione di Renzi è la misura di tutte le cose, così come per molti altri lo è la dannazione di tutta la nostra esperienza di Governo e di chi l’ha guidata”. Un congresso, quindi, che dovrebbe rappresentare un’occasione per riunire e ridare forma al Pd in vista dei prossimi appuntamenti elettorali, ma che deve essere affrontato con umiltà e coerenza per evitare che si trasformi in un ennesimo scontro tra i vertici con il rischio di far perdere definitivamente credibilità al partito. “Il dramma” conclude Fina “è che sembra che la personalizzazione estrema e la rissa siano le uniche modalità utili di confronto! Per correre nelle primarie, per conquistare un voto in più per il tuo candidato, saranno questi (o peggio di questi) gli argomenti”.