Calcio, pausa di riflessione per la Serie A: sinonimi e contrari

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19 giornate son servite a dire tutto e il contrario di tutto, perché molti hanno maturato certezze e tanti altri dubbi enormi in previsione del girone di ritorno.

Juve e Napoli, considerate fuoriclasse, ma profondamente diverse, sono similmente vincenti, e soprattutto le uniche in grado di competere per il titolo.

Inter, Roma e Lazio, per ora, appaiono l’altro rovescio della medaglia, contrariate e distanti, ancorate e vittime di un percorso di maturazione ancora incompiuto, incapaci di mantenere il passo delle prime due.

Sembrerebbe tutto già visto, tutto già scritto, ma in realtà, alla luce di variabili ignorate, questi sono discorsi generalizzanti, che appiattiscono lo scenario reale del campionato.

Ci sono altre 19 gare da giocare, ci sono le coppe per tutte le grandi tranne l’Inter e c’è un mercato che può migliorare (o peggiorare) il percorso intrapreso fino ad oggi.

Se da una parte il Napoli di Sarri e la Juve di Allegri sono considerate aggettivi qualificativi del torneo, dall’altra, le inseguitrici, sono giudicate locuzioni avverbiali che sintetizzano una forzata necessità di modificare la costruzione regolare della loro espressione.

Fatto sta che si può essere dissimili, ma giudicati positivamente; meno incisivi e ritenuti diversamente competitivi.

Entrando nel dettaglio, il Napoli continua a vincere, ma non senza evidenziare segni di debolezza, come dimostra l’eliminazione dalla coppa Italia; la Juventus viaggia a vele spiegate, ma con più di qualche dubbio sulla forma e la sostanza dei suoi risultati.

Le partite col Napoli, con la Roma, col Verona e col Cagliari hanno ampiamente illustrato i limiti di una squadra che non è più imbattibile; anzi oggi appare forse la più logica da affrontare, con calciatori di rilievo, ma non poi così diversi dagli altri, con un curriculum importante, redatto in parte da episodi piuttosto fortunosi.

Mentre il Napoli applica lo stesso spartito da due anni, la Juve ha provato a cambiarlo e le prime dieci partite l’hanno costretta a tornare sui propri passi.

Il tecnico e la squadra ne hanno dovuti fare due all’indietro per ritrovare equilibrio, tornando spesso ad attendere l’avversario nella propria metà campo prima di affondare nell’altra.

Mossa che ha riportato i bianconeri in vetta, svelando però le reali qualità complessive dei suoi singoli, che rimangono notevoli ovviamente, ma che fanno comprendere chiaramente che la loro stagione difficilmente potrà migliorare rispetto a quella precedente.

Con limiti nascosti dai risultati, che il girone di ritorno potrebbe confermare, costringendo verosimilmente la società a futuri investimenti nel prossimo mercato estivo.

La Roma l’Inter e la Lazio sono squadre leggermente staccate, anche se il numero di sconfitte è pressoché identico.

Nella prima parte del campionato le romane hanno dato l’idea di potersi accostare facilmente alle prime due della classe; anche perché gli organici e i rispettivi tecnici sono un valore aggiunto che ha prodotto una qualificazione europea in grande stile e una generale riconoscenza tecnica da parte di tutti.

L’Inter, analogamente, ha si perso due gare contro Udinese e Sassuolo, soffrendo peraltro nelle due successive con Lazio e Fiorentina, ma ha comunque saputo trovare una quadratura tattica per nulla scontata rispetto agli anni scorsi.

Anche questo è un valore aggiunto di un percorso che può riportarla in Champions League, per continuare a perfezionare un organico privo di grandissimo talento, ma già abbastanza competitivo per permettersi di acquisirlo.

Spalletti, Inzaghi e Di Francesco non hanno poi molto da invidiare ai più esaltati Sarri ed Allegri, perché la seconda parte di stagione sarà davvero complicata e sarà senz’altro più difficile della prima.

Un periodo che potrebbe dire tutto il contrario di tutto o tutto e niente; un dizionario di parole, idee, pareri, arricchito da confronti e giudizi senza senso.

Una grammatica sbagliata che rende la critica e i suoi fautori soggetti boderline e avvezzi alla solita retorica calcistica.

Il calcio non è una scienza esatta, ma sa esattamente cosa pretendere per estrinsecarsi: fortunatamente nel bene e nel male.