Yemen bombe all’aeroporto di Aden. Al momento sono 26 i morti e almeno una cinquantina il numero dei feriti, anche se il bilancio è destinato ad aumentare. Testimoni oculari riferiscono due esplosioni che s’ipotizza siano state condotte con droni. Secondo gli esperti si tratta di una reazione al nuovo governo unitario di Riad. Ecco cos’è accaduto.
Yemen bombe all’aeroporto: cos’è accaduto?
Yemen le bombe sganciate sui civili in pochi secondi hanno trasformato l’aeroporto di Aden in un’arena di guerra. Al momento si contano almeno 26 morti e una cinquantina di feriti per un attacco non ancora rivendicato ma che si pensa diretto al nuovo esecutivo. Infatti, il gruppo di ministri tra cui il premier Maeen Abdulmalik Saeed era appena atterrato dopo aver prestato giuramento la settimana scorsa. Tra i presenti, il ministro yemenita della comunicazione ha riferito di aver sentito due distinte esplosioni e ha ipotizzato che l’attacco sia stato sferrato grazie a droni. I deputati sono stati subito trasportati al sicuro nel centro della città dalle forze dell’ordine. Aden è il quartier generale provvisorio del governo, almeno finché gli Houthi controllano la capitale Sana’a oltre alla maggior parte dello territorio settentrionale.
Una reazione al governo unitario
La settimana scorsa il governo legittimo dello Yemen e i gruppi di separatisti del Sud tramite il Consiglio di Transizione Meridionale (STC) avevano annunciato la formazione di un esecutivo sulla base degli accordi siglati il 5 novembre 2019 con Riad. Sia le Nazioni Unite che i Paesi arabi avevano accolto con favore la notizia, ritenendola un traguardo importante non solo per il processo di pacificazione del Medio Oriente. Ma anche in vista della risoluzione del conflitto civile yemenita, che in cinque anni ha portato solo il Pese alla rovina. Soprattutto, dopo l’esilio a Riad del presidente Abed Rabbo Mansour Hadi a seguito della presa di potere dei ribelli sciiti Houthi.
Il nuovo esecutivo
Più precisamente, si è trattato di un compromesso tra il presidente Hadi e i separatisti del Sud sostenuti dagli Emirati, un gruppo di milizie pro indipendenza dello Yemen meridionale. Pertanto Maeen Abdul Malik, designato primo ministro, dal 22 giugno scorso ha guidato le consultazioni per formare un esecutivo. Dagli accordi di Riad, il nuovo governo avrebbe compreso 24 ministri e alcuni esponenti del STC in modo da essere equamente rappresentato da Nord a Sud. Mentre il Consiglio di Transizione Meridionale avrebbe ottenuto cinque Ministeri tra cui quello dell’Agricoltura, dell’Irrigazione e della Pesca e dei Lavori Pubblici.
Yemen bombe ad Aden: l’opinione degli esperti
L’inviato speciale delle Nazioni Unite per lo Yemen, Martin Griffiths, ha definito l’attacco all’aeroporto “un atto di violenza inaccettabile”. In particolare, secondo gli esperti si tratta della reazione contro il governo del presidente Hadi sostenuto dai Paesi arabi. Come Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Qatar, Egitto, Marocco e Giordania. All’esecutivo si contrappongono i ribelli sciiti Houthi sostenuti da Iran e milizie filo-iraniane di Hezbollah, che da cinque anni hanno gettato il Paese in una guerra civile che non accenna ad esaurirsi. Piuttosto, il conflitto ha reso lo Yemen uno dei Paesi più poveri del Medio Oriente provocando un’emergenza umanitaria senza precedenti, come denunciano diverse Organizzazioni internazionali per la tutela dei diritti umani.
Il conflitto yemenita
Il calvario è iniziato nel 2015 quando il golpe dei ribelli indipendentisti Houthi ha permesso loro di controllare la capitale Sana’a. Da allora è cominciata una guerra per procura a seguito dell’allontanamento del presidente Hadi in Arabia Saudita. Così, la coalizione saudita del governo “espropriato” sostenuta dagli USA si è trovata ad affrontare i gruppi dei ribelli armati dall’Iran e suoi alleati. Fino ad oggi, il conflitto civile contra oltre 100.000 vittime, la maggior parte civili. Soprattutto, ha provocato una crisi umanitaria senza precedenti per la quale urge l’impegno della comunità internazionale per una pronta risoluzione.
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