Oggi ricorre il World Humanitarian Day (WHD), la giornata mondiale degli aiuti umanitari, un giorno istituito ufficialmente dall’Assemblea Internazionale delle Nazioni Unite (ONU) l’11 dicembre del 2008 ricorrente a cadenza annuale regolare che cade ogni 19 agosto in risposta all’attacco terroristico avvenuto cinque anni prima dall’istituzione nel quartiere generale delle Nazioni Unite a Baghdad, capitale dell’Iraq, dove rimasero uccise 22 persone, tra cui il diplomatico brasiliano Sergio Vieira de Mello, impegnato a portare aiuti e soccorsi alle persone disagiate e sfollate per motivi ambientali e soprattutto per cause belliche. La giornata è stata istituita, dunque, per rendere omaggio a tutti gli operatori che rischiano la vita nelle zone di alto rischio politico e ambientale o nelle polveriere di guerra, zone calde in cui pericoli e morte sono sempre in agguato, al fine di portare sostegni umanitari e aiuti civili e sociali per rendere migliore e più agevole la vita di tutte quelle popolazioni appartenenti ad ogni angolo del mondo colpite e sfregiate dallo sfruttamento e dalla malvagità umana.

Come è dichiarato sul sito ufficiale dell’ONU, riguardo alle ricorrenze istituite dall’organizzazione intergovernativa come quella di quest’oggi:
“Le giornate internazionali sono occasioni per educare il pubblico su temi di preoccupazione, mobilitare volontà e risorse politiche per affrontare i problemi globali e celebrare e rafforzare i risultati dell’umanità. L’esistenza di giornate internazionali precede l’istituzione delle Nazioni Unite, ma le Nazioni Unite le hanno abbracciate come un potente strumento di difesa”
Con questa commemorazione, per quanto ne valga, gli operatori, paladini della giustizia e propugnatori dell’uguaglianza, indefessi lavoratori che cercano di portare sollievo alle genti operando con l’unica ricompensa che è stabilita da sentimenti di giustizia e valori di equità adoperandosi nella ricostruzione culturale e materiale delle realtà più stremate, vengono ricordati e idealmente insigniti delle medaglia d’onore per meriti di pace e promozione alla stabilità. Durante tale giornata, i leader politici di tutte le nazioni sono chiamati a fare il possibile per proteggere le popolazioni colpite da conflitti, diffondendo tale messaggio anche attraverso la campagna online denominata #NotATarget.

In occasione della campagna umanitaria di quest’anno si è deciso di onorare in particolar modo le donne, sia operatrici che sfruttate, ricordando i loro sforzi che, uniti, aiutano e hanno aiutato le lavoratrici, le madri e le mogli di tutto il mondo compresi figli, uomini e adulti, nonché ci si vuole soffermare sugli eroi non celebrati, ancora una volta molti dei quali di sesso femminile, che hanno lavorato a lungo in prima linea nelle loro stesse comunità in alcuni dei terreni più difficili, dai feriti di guerra in Afghanistan, agli insicuri alimentari nel Sahel, a quelli che hanno perso le loro case e mezzi di sussistenza in luoghi come la Repubblica Centrafricana, il Sud Sudan, la Siria e lo Yemen ma che nonostante le sventure continuano a lottare per la propria sopravvivenza, per l’orgoglio di farcela e per un’attaccamento estremo alla vita che merita soltanto di essere ascoltato, contemplato e sostenuto. L’ONU e i Paesi della Nato, oltre che quelli attenti ai processi di inclusione e rappacificazione, sostengono, in aggiunta alla giornata mondiale di per se stessa, anche le manifestazioni di appoggio sui social con l’ashtag #WomenHumanitarians che hanno il compito di rendere il pacifismo e l’aiuto sociale il più pubblicizzato e conosciuto possibile a livello globale, così da sensibilizzare ogni uomo nell’incentivare con i mezzi che gli competono i diritti umani attraverso il proprio piccolo ma prezioso contributo e magari ad adoperarsi più attivamente negli aiuti umanitari laddove principi di parità non siano rispettati dai popoli o dal potere.