We Were Grunge: l’ultimo romanzo di Alessandro Bruni

We Were Grunge è molto di più di un semplice romanzo. È un racconto intimista accompagnato dalle note grunge degli anni novanta. Anni in cui gruppi come Nirvana, Soundgarden, Alice in Chains e Pearl Jam hanno dato un senso nuovo alle coscienze adolescenziali dell’epoca.

We Were Grunge è decisamente grunge, con la sua rabbia, la ribellione, la disperazione, il senso profondo della vita e del successo.

Chris Cornell, Kurt Cobain, Layne Staley, Eddie Vedder accompagnano il protagonista, di cui non conosciamo il nome, in una sorta di docu-fiction che, man mano che la narrazione avanza, diventa un vero e proprio spaccato di un’epoca.

Un’epoca che ha fatto la storia della musica, segnando per sempre le coscienze di chi l’ha vissuta e raccontata.

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In cammino con Chris Cornell, Kurt Cobain, Layne Staley e Eddie Vedder“, il sottotitolo del libro proietta immediatamente il lettore nel senso del libro stesso. Un cammino spirituale, una sorta di viaggio dantesco, fino a giungere alla visione dell’unico sopravvissuto: Eddie Vedder.

La tua voce, Eddie, ora la sento bene.
Ci siamo.
Ci sono.

We Were Grunge è la storia di un uomo, aspirante scrittore, che cerca sé stesso attraverso un pellegrinaggio tra i boschi della Via degli Dei. A fargli compagnia i fantasmi di “coloro che soccombono” e l’ingombrante figura dell’unico rimasto. Eddie, il sopravvissuto, con il quale intrattiene un emozionante dialogo interiore.

Per quelli che soccombono e quelli che restano“, la dedica ad apertura del libro raccoglie in due righe il senso dell’intera narrazione.

We Were Grunge

Attraverso una comunicazione epistolare con Eddie Vedder, icona grunge dei Pearl Jam, il protagonista dà sfogo a riflessioni sulla vita, la morte, il successo, la solitudine. La scena è ancora loro, come se fossero ancora tra noi, giganti come Chris Cornell, Kurt Cobain, Layne Staley e Eddie Vedder.

Chris: “Come è perché ci sei finito nella stanza buia e fredda?

La morte è una porta d’uscita, un passaggio luminoso, e l’aspirante suicida si trova
invece in una stanza completamente buia e fredda, una stanza in cui puoi anche sentire attorno la presenza delle persone che ami ma non le riesci a vedere, ed esse, come tutto il resto, ti comprimono e ti affondano nel nero e nel freddo dell’angoscia. La porta di luce calda è lì che ti aspetta e a un certo punto decidi d’uscire. So che questo non è sufficiente: è solo un modo per rappresentare l’epilogo, la parte finale. Dunque l’altra domanda, la più difficile, è: come e perché ci sei finito nella stanza buia e fredda?

We Were Grunge è susseguirsi di pensieri, bilanci. L’amara e cruda riflessione sulla disperata ricerca di un successo, di fondo, mai realmente ottenuto. Reso concreto nella persona di Chris. Un successo inseguito, bramato, ma vissuto all’ombra di giganti come i Nirvana e i Perl Jam.

Pearl Jam: la storia del nome della band

La notizia della morte di Chris Cornell, quel 18 maggio 2017, rappresenta per il protagonista il punto di partenza. La prima stazione di un viaggio che lo porterà “a fatica” tra i boschi dell’appennino tosco-emiliano, alla ricerca di un’ispirazione che a tratti arriva furiosa, altre sembra sparire nel nulla.

Quest’uomo, di cui l’autore non rivela il nome, abbandona tutto, moglie, figlie e lavoro, per realizzare il sogno/bisogno di una vita, la stesura del suo romanzo. Perché arrivati ad un certo punto della propria esistenza sorge la necessità di lasciare qualcosa, un segno del proprio passaggio.

Un viaggio impervio, affrontato con fame, sudore e fatica, per la maggior parte affidato alle proprie gambe. Un cammino costellato dalla presenza, un vero e proprio fantasma che si rivela nel caso di Kurt Cobain, delle icone grunge degli anni ’90.

Quattro capitoli, diretti, crudi, carichi di pathos e rassegnazione, in ognuno di loro il ricordo ingombrante, forte, deciso di Chris, Kurt e Layne. Fino a giungere all’epilogo finale, la visione di Eddie, il superstite, il filo di Arianna che tiene insieme l’intero racconto.

La morte di Chris, in quella fredda e buia stanza di un motel, dà il via all’odissea interiore del nostro sconosciuto protagonista.

Uno sconosciuto che impariamo ad amare e conoscere man mano che le parole scorrono veloce tra le righe. Perché in fondo, come ricorda Shakespeare, che cos’è un nome?

Kurt Cobain: il fantasma biondo

Come un vero e proprio fantasma, Kurt accompagna il nostro protagonista lungo il suo cammino. Prima bambino, poi ragazzo, da costante la sua inconfondibile chioma bionda. Nascosto nel bosco, Kurt è presenza ossessiva, a tratti inquietante e ingombrante. Reclama la scena. Con lui Courtney, la sua donna, che risveglia istinti animaleschi del nostro “pellegrino”.

Fatti su Kurt Cobain che forse non conosci

Non posso sottrarmi. La richiesta è precisa, rientra in ciò che è l’ineluttabile: è venuto il momento di dover fare entrare Kurt nella storia. Non è più possibile lasciarlo fuori, Eddie“.

Reclamato con forza e ottenuto il suo posto nella storia, Kurt cede il passo a Layne.

Layne Staley era un morto vivente. La droga, l’eroina, lo aveva da tempo rubato alla scena. Alla notizia della sua morte per overdose, in tanti si chiesero, era ancora vivo?

Layne è stato forse l’interprete più raffinato e allo stesso tempo più disperato del male esistenziale. “Kurt è bruciato in una folgore che ha avvampato una notte; Layne è marcito poco per volta, al ritmo lento di una nenia meravigliosa, capace di cullare i peggiori sogni tossici, le dannate astinenze, ogni fallimentare tentativo di risalita verso la superficie”.

Eddie Vedder: l’epilogo

Eddie è il sopravvissuto. Reduce dal vortice distruttivo del grunge. Rappresenta il punto di arrivo del viaggio del protagonista. Il solo con il quale può avere un confronto concreto. Un confronto che prende vita nel dialogo epistolare che intrattiene con lui per tutto il libro.

Chris, Kurt e Layne rappresentano invece i fantasmi di un’epoca che non tornerà più, che l’autore rievoca uno dopo l’altro.

Niente dura e permane

Non fermarsi mai ti porta a restare solo

Acquisita una consapevolezza si perde del tutto la possibilità di realizzarla

La conversazione è spesso turbolenta, disperata. Pregna di domande che non sempre trovano una risposta. Specchio dell’inquietudine che avvolge il protagonista.

Una conversazione a tratti rassegnata, consapevole. Portavoce di un’insoddisfazione che fatica a trovare pace.

Io ho tutto: la mia pace, la mia famiglia; eppure non sono soddisfatto e per questo voglio scrivere una storia, qualcosa di significativo e ho avuto a un certo punto la sensazione che se non lo avessi fatto sarebbe stato peggio e forse sarei morto in qualche modo“.

We Were Grunge: trama

ll 18 maggio 2017 Chris Cornell, cantante dei Soundgarden, viene trovato morto in una stanza d’hotel a Detroit. Sono trascorsi oltre vent’anni dal grunge e dall’ultima onda di ribellione musicale. Kurt Cobain dei Nirvana e Layne Staley degli Alice in Chains sono morti da anni e ora il destino è venuto a prendersi Cornell.

Un protagonista di cui non sappiamo il nome si allontana da casa e dalla famiglia, dagli impegni presi e dal lavoro. Vuole solo camminare e scrivere, scrivere e parlare con l’ultimo di quei ragazzi che fronteggiavano il pubblico, Eddie Vedder. 

We Were Grunge è il racconto di questo cammino di stenti, questa guerra di anime che toccano il fondo e si contendono quello che resta. Un cammino spirituale, un omaggio per coloro che soccombono e coloro che, nonostante tutto, restano.

L’autore: Alessandro Bruni

Nato a Bologna nel 1972, Alessandro Bruni è uno scrittore e avvocato civilista. È autore dei romanzi editi da Persiani Editore “Ulisse aveva una figlia” (2015), “Killing Rock Revolution” (2017) e “La prossima estate. Un requiem per il noir” (2019). Che compongono la trilogia della commedia itinerante, della spy story complottista e dell’equivoco secondo il registro della tragedia. Il suo ultimo romanzo è “We Were Grunge (Persiani Editore, 2020).

Persiani Editore è una casa editrice distribuita a livello nazionale, con circa 300 titoli in catalogo divisi in 14 diverse collane. Nasce nel 2005 quando la New Media Entertainment, azienda produttrice di programmi radiofonici e televisivi, decide di dedicarsi al settore dell’editoria libraria.

La sua linea editoriale è basata sul fondamentale principio di libertà e pluralità di pensiero, e quindi di stampa. Il suo catalogo è caratterizzato da collane e pubblicazioni anche di ispirazione diametralmente opposta.

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