Dopo la nota di ieri del Vaticano sul rischio della violazione del Concordato in caso di approvazione del DDL Zan, oggi ci si aspettava la replica di Draghi al Parlamento. Ma non c’è stata.
Ieri, 22 giugno 2021
Mentre il presidente Draghi era impegnato a ricevere i complimenti per aver centrato gli obiettivi UE e portato a casa svariati miliardi di Euro, una bomba stava scoppiando sulle sponde del Tevere. Il Vaticano ha rilasciato, come tutti ormai sappiamo, una nota in cui dichiaravano che l’eventuale approvazione del DDL Zan avrebbe violato il Concordato. Ai cronisti presenti a Cinecittà per l’evento di Draghi la notizia è arrivata dalle redazioni come un fulmine e le domande al Presidente come grandine. Ma la risposta era stata precisa “Non è questo il luogo adatto. Domani sarò in Parlamento tutto il giorno“.
Oggi, 23 giugno 2021: Montecitorio
Draghi si è presentato al Parlamento. Il discorso del presidente del Consiglio in vista del Consiglio europeo ha toccato tantissimi punti: economia e sanità, la questione migranti. Sul Ddl Zan atteso un suo intervento. Attesa vana. L’intervento non c’è stato. Ancora peggio, direi. Nessun parlamentare ha chiesto. L’unico riferimento alla questione della violazione del Concordato arriva dal presidente della Camera, Fico, che conferma che non ci sarà alcuna ingerenza da parte del Vaticano.
Oggi, 23 giugno 2021: Palazzo Madama
Fossi onesta non scriverei un paragrafo, non volendo ripetermi. Dovere di cronaca mi chiede di farlo. Al Senato il discorso del Presidente Draghi ha toccato il tema del lavoro, dei corridoi umanitari e dell’emergenza Covid. Della presunta violazione del Concordato sollevata dal Vaticano (ad ora che sono le 16:07) ancora nulla. Ci sarà qualche Senatore più coraggioso rispetto ai colleghi Deputati? O è vera la voce che gira nei corridoi secondo cui da Palazzo Chigi è arrivata la richiesta di non fare domande sull’argomento?
Il Vaticano tuona contro il Ddl Zan: “Viola il concordato”
Ingerenza vaticana localizzata pret-a-porter
La nota del Vaticano non deve e non può essere considerata motivo di modifica di una proposta di legge italiana. Inutile che la Meloni alzi la voce dicendo che “Non è una semplice presa di posizione assunta all’interno del dibattito nazionale, ma un atto diplomatico e come tale deve essere affrontato”. Non mi pare che si sia mai fermata alcuna legge nazionale, nostra o di altri paesi europei, su richiesta di uno stato estero. Nemmeno quelle meno civili sono state fermate da richieste di organi superiori, come l’UE per esempio. La Polonia ha approvato il divieto di aborto e non mi sembra che la nota della Comunità Europea ne abbia fermato il corso. Come non mi pare che si sia fermata l’emanazione della recente legge sull’omosessualità in Ungheria. Perchè anche nell’Unione Europea le nazioni restano sovrane nonostante ci siano tantissimi accordi bilaterali e multilaterali su tantissime questioni. Ora qualcuno spieghi al Vaticano che loro non sono diversi. Sono uno Stato. E come tutti gli altri Stati possono legiferare a casa loro, non in Italia. E come tutti gli altri Stati non possono chiedere di modificare una legge che a loro non piace e che viene applicata sul territorio italiano. Se proprio a loro piace che l’omotransfobia resti impunita continuino a farlo nel loro territorio.