Si dice che quando si viaggia ci sia un’alta probabilità di incontrare, senza troppa difficoltà, altri turisti italiani.
Esiste però una meta turistica molto conosciuta e frequentata dai turisti europei che gli italiani ancora continuano a snobbare, il Senegal.
Se non siete mai stati e state in Africa e volete conoscere gradualmente questo meraviglioso continente, il paese della “Teranga” (termine che significa “accoglienza” nella lingua locale wolof) probabilmente è il paese che fa per voi per iniziare.
Visitato ormai da decenni principalmente da francesi (per via della lingua essendo il Senegal ex colonia francese), spagnoli, tedeschi e olandesi per i nostri connazionali Dakar e il suo territorio rimangono un territorio inesplorato sul quale spesso abbiamo forti pregiudizi e verso il quale mai penseremmo di viaggiare.
Non tutti e tutte sanno che proprio il territorio senegalese è in realtà un territorio ricco di tradizioni da scoprire e meraviglie naturali, storiche e artistiche da visitare.
Saint Louis, al nord del paese quasi al confine con la Mauritania è l’ex capitale dell’Africa Occidentale Francese (AOF) e il primo territorio coloniale francese in Senegal.
Città molto ricca culturalmente, il territorio di questa città è famoso per la sua architettura coloniale quasi perfettamente conservata e per il suo simbolo, il ponte mobile Faidherbe lungo 507 metri, inaugurato nel 1897, diventando Patrimonio dell’umanità UNESCO nel 2000.
Da vedere a Saint Louis è anche il mercato artigianale (raggiungibile in taxi), uno dei meglio forniti e di qualità di tutto il territorio senegalese.
Consigliabile è anche una gita in battello sul fiume Senegal.
Non lontano da questa città a nord-est si trova un’altra splendida meta turistica famosa nel mondo, questa volta dedicata agli amanti della natura, il Santuario nazionale degli uccelli di Djoudj (Djoudj National Bird Sanctuary/Parc national des oiseaux du Djoudj), territorio che ospita habitat di vario tipo sia acquatici che terrestri nel quale si rifugiano annualmente gli uccelli migratori (circa 400 specie diverse, in maggior numero pellicani e fenicotteri) che attraversano il deserto del Sahara.
Anche questa meta turistica è stata dichiarata patrimonio dell’UNESCO.
Per visitarla bisogna verificare tramite guida o contatto diretto l’apertura del parco, che varia annualmente a seconda delle temperature e dei flussi migratori dei volatili.
Scendendo a sud da visitare è la città di Louga, sottovaluta dai turisti, ma che ospita attrazioni non ancora molto conosciute. Da non perdere in questa città è lo sfarzoso palazzo del milionario ormai defunto Djily Mbaye, una sorta di palazzo presidenziale all’interno di questa piccola città.
Per la poca presenza di turisti presenti in città c’è il rischio di trovare il palazzo chiuso, ma rivolgendosi ad una guida locale si potrà visitare senza particolari problematiche.
Louga ospita anche un importante museo dedicato agli strumenti e alla tradizione musicale dell’Africa Occidentale e tra dicembre e gennaio il festival internazionale FESFOP, kermesse di musica folkloristica con musicisti e gruppi di danzatori provenienti da tutto il mondo.
Poco lontano da Louga si trova il bellissimo deserto di Lompoul, territorio nel quale solitamente si organizzano pernottamenti in tenda per comprendere meglio la vita in un territorio desertico e nel quale ogni primavera si organizza ormai da qualche anno il Festival del Sahel, kermesse musicale che diventa particolarmente suggestiva vista la location.
Per gli amanti delle tradizioni e della storia la città santa di Touba e la sua moschea, non lontano dal deserto di Lompoul, sono mete da non perdere.
Questo centro abitato nella regione di Diourbel è la capitale del Mouridismo, confraternita musulmana (Muridiyya) e ospita una bellissima moschea visitabile (osservando ovviamente le regole d’accesso per entrare in una moschea in modo corretto e rispettoso) dove è seppellito il fondatore di questa fede, Amadou Bamba.
Touba ogni anno ospita il Grand Magal, una celebrazione religiosa che prevede un pellegrinaggio verso questa città di quasi sei milioni di persone, secondo per flusso solo al pellegrinaggio alla Mecca Hajj.
La tappa successiva in un ipotetico tour nel territorio senegalese prevede la visita della capitale amministrativa del Senegal, Dakar e dell’Isola di Gorée che si trova di fronte alla principale città senegalese.
Se il territorio di Dakar è principalmente famoso per l’attività culturale e politica, dal punto di vista turistico non offre molto se non l’imponente Monumento al Rinascimento africano.
Molto più interessante è invece l’Isola di Gorée, luogo fondamentale della memoria storica non solo africana.
Raggiungibili dalla capitale in treghetto Gorée e la sua Maison des Esclaves (Casa degli schiavi poiché è proprio da questo territorio che partivano gli schiavi africani fino al 1848 verso l’Europa, l’America e l’America Latina) sono diventate patrimonio dell’UNESCO nel 1978.
Non lontano da Dakar anche il suggestivo Lago Rosa (lago Retba) che grazie alle alghe Dunaliella salina assumono una particolare tonalità rosacea che lo rende unico in tutta la nazione.
Per chi vuole invece godersi l’Oceano Atlantico la Petite Côte è ciò che può sembrare ideale.
Quasi 70km di costa sabbiosa che permettono al turista in visita in Senegal di godersi la meraviglia di spiagge spesso di sabbia bianca e che permettono la scelta tra hotel più o meno costosi e occidentali a seconda della richiesta del turista.
Da non perdere per gli appassionati di alberghi non comuni l’hotel Sobo-Bade nella località di Toubab Dialao, particolare nello stile e nell’architettura.
Sempre nella Petite Côte è interessante visitare le due città, spesso citate insieme di Joal (sulla terraferma e città natale dell’ex Presidente Senghor) e Fadiout (sull’isola formata interamente da conchiglie di molluschi che vivevano sull’isola migliaia di anni fa).
Queste due località sono famose non solo in Senegal per essere simbolo del dialogo tra religioni, essendo Joal a maggioranza musulmana e Fadiout una delle poche località senegalesi a maggioranza cristiana.
Poco lontante da queste località in direzione verso il territorio gambiano si trova un altro paradiso naturale quasi intatto che si consiglia di visitare in canoa, il delta del Sine-Saloum, labirinto di circa 200 isole di varie dimensioni che ospitano principalmente una pittoresca vegetazione di baobab (il simbolo del Senegal presente in tutto il territorio nazionale) e mangrovie per un totale di 334.000 ettari.
Particolarmente consigliato per soggiornare è Keur Mamboung all’interno dell’aire marine protégéé.
Ultima tappa consigliata da visitare in territorio senegalese è la Casamance, area divisa dal nord del paese dalla Gambia (altra nazione interessante da visitare che grazie al marketing turistico che gli ha attribuito il nome di Smiling Coast, Costa Sorridente, attira principalmente turisti inglesi e olandesi).
Questa regione con capoluogo la città di Ziguinchor è famosa ai turisti che visitano il Senegal per la sua vegetazione diversa dal resto del territorio senegalese, più selvaggia e con meno impatto umano.
Il turismo in Senegal si sta sviluppando anche grazie al forte investimento nel tempo da parte del governo su questo settore finanziando progetti e agenzie specifiche di sviluppo turistico come ASPT, Agence Sénégalaise de Promotion Touristique che ha specifici progetti di sensibilizzazione alla cultura senegalese divisi per paesi ai quali si vuole arrivare (una mossa strategica per rendere più visibile e appetibile il territorio di Dakar come meta turistica fu quella di nominare nel 2012 il famoso cantante internazionale Youssu N’Dour come Ministro della cultura e del turismo, nomina arrivata dal governo di Macky Sall).
Il Senegal è un paese che offre la possibilità al visitatore di decidere se intraprendere un percorso di visita classica con alberghi all’occidentale o un’esperienza decisamente più interessante di turismo responsabile, per poter entrare maggiormente a contatto con la vera cultura del paese passando parte del soggiorno all’interno di famiglie, mangiando con loro e visitando anche le attività artigianali nelle quali le famiglie sono spesso coinvolte.
Questa modalità di viaggiare spesso permette anche il riutilizzo su progetti di sviluppo locale (educazione, empowerment, agricoltura, etc.) di parte della quota spesa per il viaggio.
Una delle principali realtà che si occupano oggi di questo in Senegal è Tuky Voyage Tour, agenzia con sede nella città di Louga che grazie all’impegno di un ingegnere italiano di base a Genova, Francesco Turi, reinveste gran parte del guadagno sul Senegal e assume totalmente personale senegalese per permettere il reinvestimento del denaro proprio nel paese.
Tuky Voyage oltre ad accompagnare i turisti con guide locali guidate, permette la conoscenza anche della cultura locale organizzando corsi per la preparazione del tipico metodo di tintura locale, il batik e percorsi di apprendimento delle famose danze dell’Africa Occidentale e degli strumenti musicali principali del Senegal come lo Djembe e la Kora.
Anche se gli spostamenti tra le principali città senegalesi non risulta difficile grazie alla grande presenza di bus comuni o auto sette/otto posti chiamate sept place (che però non partono fino a quando non si riempono totalmente) l’ utilizzo di una guida locale (le principali agenzie, soprattutto di turismo responsabile, offrono varie possibilità) risulta importante, soprattutto nelle realtà meno turistiche dove la lingua francese non è così comune e dove il wolof regna sovrano.
Se il Senegal per gli italiani sembra ancora una meta turistica molto lontana anche per via dei forti flussi migratori provenienti da questo paese verso l’Italia che fa percepire (anche grazie al cattivo lavoro dei media) questo territorio poco appetibile, il paese della Teranga invece sembra essere una nazione che lentamente punta a far conoscere le proprie bellezze anche al di fuori dei classici flussi turistici provenienti dal Nord Europa o dai paesi francofoni, partecipando ogni anno a sempre più borse del turismo (è del 2016, ad esempio, la prima partecipazione alla Borsa Mediterranea del Turismo/BMT di Napoli) e a manifestazioni di tipo internazionale.
Come riportato da Francesco Martino ad un’intervista a Travel Quotidiano, rappresentante in Italia di ASPT, nel 2015 gli italiani che hanno visitato il Senegal sono stati circa 52 mila rispetto ai circa 23 mila del 2014.
Questo e molto altro è il Senegal. Un territorio dove gli abitanti sempre più cercano di combattere contro i nostri pregiudizi, dimostrando la voglia di farsi conoscere e far conoscere le proprie peculiarità e da parte nostra, per dimostrare di ascoltarli, non c’è niente di meglio di decidere di partire e andare ad assaggiare in una famiglia il piatto tipico nazionale, il Ceebu Jen, o assistere alla lotta tradizionale locale, la lamb, a cui ogni singolo villaggio punta per eleggere un proprio campione.