Ricorre l’anno del centenario della nascita di Vasco Bendini, celebrato da un’ampia retrospettiva in corso alla Galleria nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma. Dopo una lunga assenza nella città lagunare, GAM e Art Capital Partners Palazzo Franchetti riportano a Venezia le opere dell’artista. La sua ultima apparizione in città è avvenuta alla Biennale del 1972, curata da Renato Barilli e Francesco Arcangeli. Opening della mostra Gesto e materia è il 5 giugno.
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Come presenta Vasco Bendini l’esposizione veneziana?
Un’occasione per riscoprire la multiforme produzione di un artista instancabile nel perpetuare con i mezzi espressivi più diversificati. La ricerca espressiva eclettica, ma sempre alimentata dalla volontà di approfondire la dimensione conoscitiva del proprio essere. Bendini è un anticipatore di tendenze, precursore dell’Informale e iniziatore dell’Arte Povera. La mostra tramite una selezione di opere che parte dagli anni Cinquanta, passando per i Sessanta, segue l’evolversi dell’indagine del pittore. Lambisce l’arte performativa per non fermarsi davanti alla sfida della polimatericità nelle decadi successive.
L’artista
Nato a Bologna nel 1922 e morto a Roma nel 2015 è il protagonista di un percorso che lo vede sovente precursore. Indaga la presenza di immagini che si rivelano attraverso un instancabile e pioneristico rinnovamento di tecniche e linguaggi. Tra il 1941 ed il 1942 Bendini frequenta l’Accademia di Belle Arti a Bologna, dove ha per maestri Giorgio Morandi e Virgilio Guidi. Dalla loro lezione l’artista muove i primi passi verso la pittura Metafisica, ma l’elemento figurativo si sfalderà in senso astratto già dal 1948. Propende infatti per la corrosività di un gesto irruento che si accompagnerà alla matericità capace di indagare, nella molteplicità delle sue forme, il potere rivelatore della luce. La progressione verso una disgregazione dell’immagine insegue le suggestioni dalle teorie della moderna Fisica quantistica. La percezione della realtà sotto forma di materia è una traccia illusoria di composti mobili, onde e particelle.
Vasco Bendini e l’Informale
La progressiva disgregazione formale che si rileva nelle opere di Bendini si fa portavoce della riflessione del periodo. A partire dal 1950 i cromatismi diventano liquidi, la pittura si espande nebulosa, guidando lo spettatore alla presenza di volti e corpi sempre più smaterializzati e fluttuanti. Poi sfocia, tra il 1958 e il 1959, nella temperie dell’Informale italiano di cui è uno degli esponenti. Dell’immagine scompare la possibilità di una sua lettura diretta, ma insita nel linguaggio visivo dell’artista è la presenza costante di una figurazione flagrante eppure tutta da svelare. Le opere presentate in mostra coprono un arco che va dal 1958 al 1970. Alcune sono significative della fase artistica, altre introducono il discorso oggettuale di inizio anni Sessanta. Si tratta del momento in cu l’instancabile ricerca dell’autore comincia a mostrare una certa sensibilità nella precoce determinazione dei linguaggi poi definiti come Arte Povera di cui si rivela anticipatore.
Dipinti coi materiali
Come ricorda Barilli, i materiali “poveri” aggregati alle tele di Bendini in questa fase sono posti in equilibrio con quelli di tradizionale origine pittorica, il gusto Funk per i rifiuti. Elementi che hanno contrassegnato il finire degli anni ’60 e mantenuto e forse potenziato il valore nel decennio degli anni Settanta con gli “oggetti trovati”. Li realizza su contenitori di uova e lembi di stoffe contorte e spiegazzate, quasi fosse lo strato della pasta pittorica a contorcersi e divincolarsi. Spinta dall’urgenza di una ricerca identitaria, “pensiero e sensi” per usare le descrizioni di Maurizio Calvesi, l’arte di Bendini conoscerà i vocabolari e le tecniche più svariate. Accompagnato dalla penna di critici illustri quali Argan, Barilli, Arcangeli e Calvesi, l’artista ottiene nel 1964 una sala personale alla 32a La Biennale di Venezia, cui ne seguirà una alla 36a (1972).
Un artista all’avanguardia
È del 1968 la sua prima antologica che inaugura un’attività intensa che si protrarrà fino al 2015. L’anno della fine di una lunga carriera dedicata a una ricerca sempre volta a sondare in profondità l’inafferrabile entità della propria essenza. Presentando opere realizzate tra 1958 e il 1970, la mostra offre la possibilità di conoscere da vicino l’evoluzione artistica di uno dei grandi precursori dell’arte di avanguardia. Sarà visitabile fino al 30 settembre. Puoi acquistare a il biglietto cumulativo a 5 € che comprende anche l’entrata all’esposizione Antoni Clavé. Lo spirito del guerriero.
Immagine da cartella stampa.