Il vaccino in Iran è pronto per la sperimentazione sull’uomo. Gli scienziati hanno riferito che sarà divisa in due fasi e avverrà su pochi volontari alla volta. In attesa che gli USA revochino le sanzioni, Teheran ha assicurato che i test avverranno in conformità ai protocolli dell’OMS e alle raccomandazioni internazionali. Ecco maggiori dettagli.
Vaccino in Iran: pronto per l’uomo?
Il vaccino in Iran è pronto per la “prima fase” della sperimentazione clinica sull’uomo. Mentre ritarda quello di AstraZeneca/Oxford e l’Europa ordina altre 100 milioni di BioNTech/Pfizer. Ma per Teheran è stata una corsa contro il tempo, dato che le sanzioni USA gli impediscono l’accesso al sistema bancario globale. E quindi reso difficile reperire le risorse per l’acquisto di vaccini già disponibili. Da tempo, infatti, le autorità iraniane denunciano come i provvedimenti statunitensi ostacolino la lotta alla pandemia. Nonostante l’Office of Foreign Assets Control (OFAC) del Tesoro USA abbia precisato che le misure non dovrebbero influire sulle forniture mediche, le banche sono restie a concedere prestiti ai Paesi sanzionati per paura di ritorsioni. Come appare chiaro la situazione non è più sostenibile, soprattutto quando in gioco c’è la salute.
La corsa ai vaccini in Iran
Il dottor Mohammad-Reza Zafarghandi, capo del Consiglio medico iraniano, ha invitato il governo ad importare quanto prima i vaccini anti-Covid e organizzare la campagna di vaccinazione. In una lettera inviata il 20 dicembre al ministro della Salute, Saeed Namaki, Zafarghandi ha avvertito: “Il prolungamento dell’epidemia di Covid-19 nel mondo e in Iran ha inflitto danni irreparabili alla salute pubblica e ai mezzi di sostentamento della popolazione“. Fin dal 1956, il Consiglio medico è una delle associazioni non governative più influenti nel Paese. Infatti il presidente iraniano Hassan Rohani ha annunciato che il Paese importerà anche dosi dall’estero. E la Banca centrale iraniana ha già destinato quasi 245 milioni di dollari a tal fine.
La crisi sanitaria in Iran
Così l’Iran, uno tra i Paesi più colpiti dalla pandemia, sarà costretto a importare anche dosi dall’estero per far fronte alla richiesta nazionale. Infatti, come riferisce Sputnik News che cita agenzie locali, “La Mezzaluna Rossa acquisterà 1 milione di dosi di vaccino dalla Cina e il resto, si tratta circa di un milione di dosi, sarà fornito dal Ministero della Salute”. Mentre il colosso statunitense Pfizer dovrebbe fornire all’Iran dalle 150 alle 200 mila dosi, secondo quanto afferma Karim Hemmati.
Il Coviran Barekat
Come riferisce la tv di Stato iraniana, il Coviran Barekat è il vaccino prodotto dai laboratori della Repubblica islamica dall’organizzazione Esecuzione dell’Ordine dell’Imam Khomeini (Eiko). Mohammad Mokhber, suo responsabile, ha annunciato che i laboratori si stanno preparando a produrre le 12 milioni di dosi necessarie al Paese. A tal fine, sarà istituito un centro ad hoc che svilupperà il 90% dei vaccini e li immetterà nel mercato entro 6 mesi dalla data di approvazione finale. Intanto, la popolazione ha molta aspettativa per il vaccino. “Ad oggi, 60 mila persone hanno cercato di registrarsi come volontari per la fase di sperimentazione umana del vaccino contro il coronavirus”, ha precisato Mokhber. E ha aggiunto: “Di queste 36 mila risponderebbero ai requisiti necessari”. “Tuttavia possiamo accettarne solo 56”, ha concluso.
Come si chiamerà?
Il capo dell’unità del governo per la lotta al coronavirus, Alireza Zali, ha dichiarato che il vaccino prenderà il nome di “Martire Fakhrizadeh”, in memoria dello scienziato assassinato a novembre. All’agenzia di stampa Tasnim, il portavoce di Eiko Mohamad Hosein Niki Maleki ha assicurato che i primi risultati dei test saranno pubblicati in meno di un mese. In più, ha spiegato Maleki, nei prossimi 40 giorni l’organizzazione produrrà quasi un milione e mezzo di dosi di Coviran Barekat. Mentre il prossimo semestre si pensa di raggiungere le dodici milioni di dosi al mese.
Un secondo vaccino in Iran?
I volontari “saranno selezionati in base all’età, al sesso e alla zona d’origine”. Elogiando la sicurezza del vaccino di Eiko e i minimi effetti collaterali, Mokhber ha spiegato: “Il vaccino anti-Covid iraniano non ha niente da invidiare a quelli prodotti nel resto del mondo”. Tuttavia il Coviran Barekat non è l’unico ad aver superato le fasi iniziali. Come ha annunciato il ministro della Salute Namaki, infatti, “Anche un altro vaccino sviluppato dall’Istituto Razi riceverà l’autorizzazione per iniziare la fase di sperimentazione sull’uomo in un futuro molto prossimo“. E ha soggiunto: “In tal modo porremo fine alla fase di test sugli animali e conosceremo il risultato degli sforzi dei nostri colleghi“.
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Vaccino in Iran: la diretta
Una prima dose è stata somministrata in diretta televisiva a tre volontari, alla presenza del ministro della Salute iraniano Said Namaki e del vicepresidente per la Scienza e la Tecnologia Sorena Sattari. La figlia del direttore di Eiko, Mohamad Mojber, è stata la prima a ricevere il trattamento. E il portavoce dell’organizzazione Mohamad Hosein Niki Maleki ha confermato che si è trattato della ”prima iniezione agli umani nella prima fase degli studi clinici del primo vaccino [iraniano, ndr] contro il coronavirus”.
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