Urbain Grandier: il 18 agosto 1634 il presbitero viene condannato al rogo per stregoneria

Il 18 agosto 1634 a Loudun (Francia) fu condannato al rogo un sacerdote, Urbain Grandier, accusato di stregoneria e di aver addirittura stretto un patto con il diavolo. È stata un’esecuzione rilevante sotto il profilo storico, poiché si è trattato dell’imputato di livello sociale e culturale più alto a subire questa condanna, e anche perché il presbitero ebbe la forza (nonostante le terribili torture infertegli) di continuare a proclamare la sua innocenza fino all’ultimo istante della sua vita.

Urbain Grandier nacque nel 1590 a Bouère, un paesino della Loira. Il padre era un notaio benestante e lui, una volta terminato il noviziato, già a 27 anni divenne canonico della chiesa di Sainte-Croix che si trovava a Loudun. Fin da subito riuscì a conquistare i fedeli con i suoi lunghi sermoni che, grazie ad una spiccata cultura, gli permettevano di spaziare fra vari argomenti, soffermandosi in particolare sulla libertà di pensiero. Col tempo però cominciò a far sorgere sospetti nella sua comunità, infatti si diffuse la voce che fosse un gran seduttore e che avesse rapporti intimi con molte donne che frequentavano la sua parrocchia. Le voci furono confermate quando divenne padre in seguito ad una relazione intrattenuta con una ragazza di 15 anni, figlia di un procuratore del re, alla quale dava lezioni di latino.

Grandier diventò canonico della chiesa di Sainte-Croix a Loudun.

Tuttavia decise di abbandonare la giovane, preferendo convolare a nozze con la nobile Madeleine de Brou. In quella circostanza, per rispondere agli attacchi subiti, scrisse anche un opuscolo dal titolo «Traité contre le célibat des pretres» nel quale spiegò i motivi che l’avevano portato a fare quella scelta. Durante le nozze fece tutto da sé: sacerdote officiante, testimone e ovviamente sposo, ma dopo un po’ fu arrestato con l’accusa di depravazione. Il sacerdote francese però riuscì ad evitare la condanna e, tornato in libertà, rientrò a Loudun con la moglie.

Urbain Grandier: lo scandalo del convento delle Orsoline e le accuse di stregoneria

Il peggio per Urbain Grandier non era ancora arrivato. Conobbe Jeanne des Agnes, madre superiora del convento delle Orsoline della cittadina di Loudun, la quale gli propose di diventare il confessore ufficiale della comunità. Il presbitero però rifiutò e, di conseguenza, la suora scelse Mignon, acerrimo rivale dell’ecclesiastico locale, per ripicca. Mignon per circa dieci anni ricoprì di attacchi e accuse Grandier, fino a quando non fu istituito un altro processo nei suoi confronti per empietà. Ancora una volta riuscì a uscirne immacolato. Gli storici ritengono che dietro questa vicenda si nascondesse il cardinale Richelieu che, per dare una dimostrazione di forza, voleva far crollare l’intera cittadina di Loudun.

Nei primi mesi del 1632 la peste si abbatté sulla cittadina della diocesi di Poitiers. A ottobre alcune suore lanciarono nuove e terribili accuse nei confronti di Urbain Grandier, sostenendo che questi con un atto di magia nera le avesse fatte possedere dal diavolo Asmodeo, affinché perdessero il controllo e commettessero atti peccaminosi con il presbitero. Tre religiose giurarono di aver visto il 21 settembre l’ombra di un confessore morto in precedenza aggirarsi intorno al convento, mentre circa due giorni dopo l’avvistamento, alcune suore avrebbero avuto delle convulsioni, durante le quali avrebbero cominciato a bestemmiare, sputando anche sull’ostia.

Urbain Grandier, il presbitero di Loudun.

Lo scandalo si allargò quando altre 14 sorelle, dopo aver rivelato di aver visto lo stesso fantasma, smisero di mangiare e iniziarono a correre seminude sui tetti dell’edificio o ad arrampicarsi sugli alberi fuori di sé. L’11 ottobre arrivò l’accusa ben precisa: il misterioso spettro era Grandier. Le suore lo accusarono di stregoneria, di ripetuti tentativi di abusare di loro, di oscenità e comportamenti impuri. La madre superiora ci aggiunse il «carico da novanta», dicendo di essere stata perseguitata dal presbitero nei suoi sogni durante i quali avrebbero avuto dei rapporti sessuali, mentre altre religiose sostennero di aver perso la testa per lui dopo aver annusato delle rose stregate che gli aveva inviato in regalo.

Gli studiosi, analizzando i documenti dell’epoca, ritengono che Urbain Grandier sia rimasto vittima del desiderio di vendetta della madre superiora del convento delle Orsoline dopo il rifiuto nel diventare il loro confessore. Per questo motivo lo aveva rimpiazzato con Mignon, dopodiché pare che abbia detto alle consorelle di aver subito abusi dal sacerdote che era spalleggiato dal diavolo. Con un attento lavoro psicologico, la madre superiora probabilmente convinse anche le altre suore di aver subito lo stesso trattamento, e da lì quasi certamente partirono le denunce delle sorelle che affermarono di aver intrattenuto rapporti intimi anche contro-natura e con l’ausilio di magia nera supportata dal demonio.

Il cardinale Richelieu, che non vedeva di buon occhio Grandier perché aveva difeso Loudun dai suoi loschi piani, approfittò della situazione organizzando immediatamente un processo e affidandolo ad un uomo di sua fiducia, il commissario del re Jean Martin de Laubardemont, che era anche un familiare della madre superiora. La procedura d’urgenza non diede al sacerdote-imputato la possibilità di dimostrare la sua innocenza, e anche se le suore nel frattempo non avevano confermato le accuse, si decise comunque di andare avanti e di considerarlo colpevole a priori.

Le torture e la condanna al rogo

La documentazione giunta fino a noi riporta che Urbain Grandier fu sottoposto subito dai tre giudici nominati per il processo alla tortura dello stivaletto. I piedi del presbitero vennero infilati in un parallelepipedo di legno all’interno del quale c’erano dei cunei. Lo strumento di tortura fu poi stretto alle gambe dell’imputato, andando così a spezzargli le ossa fino alla fuoriuscita di parti del midollo. Il supplizio fu eseguito pubblicamente nella piazza del mercato di Loudun: il chirurgo Mauonourry si occupò di preparare lo strumento e di piazzarvi i piedi del malcapitato, mentre il giudice padre Lactance fu l’esecutore. Secondo una leggenda, pare che entrambi dopo un po’, consapevoli di aver torturato un innocente, abbiano perso la ragione.

I falsi documenti che incastrarono Grandier.

Urbain Grandier non rilasciò alcuna confessione. I giudici però, per inchiodarlo definitivamente, mostrarono dei documenti dicendo che recavano la firma del sacerdote e dei demoni con cui era sceso a patti. Ovviamente, controllando i resti di quegli atti, ci si è resi conto che furono opportunamente falsificati per incastrare il presbitero. Claude Quillet provò a difendere l’amico, ma non poté far nulla di fronte alle false prove messe in piedi contro di lui dalla macchinazione del cardinale Richelieu. Inevitabilmente il prete fu considerato colpevole di stregoneria e condannato al rogo. Il 18 agosto 1634, a poche ore dalla sentenza, Urbain Grandier fu giustiziato.

Le streghe di Salem: la caccia e il processo

In seguito alla terribile condanna eseguita nei confronti del marito, Madeleine de Brou scappò di casa e si rifugiò da un cognato, ma fu comunque rintracciata e arrestata. Fu imbastito un processo anche contro di lei, ma all’improvviso il giudice Laubardemont comunicò l’interruzione del procedimento. Quasi certamente l’ordine era arrivato dal cardinale Richelieu che aveva subito pressioni dalla nobile famiglia della vedova.

Invece la madre superiora des Anges, nonostante ormai si fosse liberata del «demonio di Loudun», continuò a sostenere di essere posseduta, e a quel punto un esorcista gesuita decise di occuparsi del suo caso. Questi riuscì a convincerla che, in realtà, non c’era un demonio che la costringeva ad avere rapporti sessuali, ma che tutto proveniva da sue turbe psichiche interne. Dopo aver superato le sue ossessioni, la suora scrisse un memoriale su ciò che si era verificato a Loudun.

Patrizia Gallina
Patrizia Gallina
Patrizia Gallina è una giornalista e conduttrice sportiva presso le emittenti televisive della Liguria. Conosciuta come scrittrice, attrice, cantante e modella, è nata nella città di Genova. Ha conseguito la laurea in Scienze Umanistiche presso l'Università degli Studi di Genova. Coltivo da sempre la mia passione per l'arte, la fotografia, la moda, il giornalismo e il calcio.

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