Potremmo definire il 2020 come l’anno della consapevolezza. Quella che vi è un inizio e una fine. Quello che la realtà può essere sconvolta in un battito di ciglia, e che la normalità è un concetto del tutto soggettivo. Vi è anche un altro tema che suscita sempre più interesse, a causa della sua importanza. Stiamo parlando dell’argomento natura e ambiente. Viviamo in un mondo malato. Ci ritroviamo nei panni dei carnefici, come in quelli degli unici possibili salvatori. Ecco perché sono sempre più numerosi i progetti che mirano a salvaguardare il terreno che calpestiamo. Non si tratta unicamente di attuare piccoli gesti finalizzati a ridurre il nostro impatto su questa Terra. Sebbene sia necessario impegno da parte di ognuno di noi, è bene che nascano anche programmi più grandi con lo stesso fine. Il progetto “Unige per l’ambiente” è proprio uno di questi.
Unige per l’ambiente ricerca foreste: di che cosa si tratta?
La fotosintesi clorofilliana è un processo compiuto dai vegetali e da alcuni procarioti, che permette di catturare l’energia solare e convertirla in energia chimica, sotto forma di glucosio. Il termine “fotosintesi”, deriva dal greco antico, ed è formato dal lemma “φώτο” “(photos)”, ossia “luce”, e dal vocabolo “σύνθεσις” “(synthesis)”, “composizione”. Negli organismi eurocarioti, la fotosintesi si svolge nei cloroplasti, contenuti nelle parti verdi della pianta. Qui l’energia luminosa viene catturata dai pigmenti: la clorofilla, che è la molecola chiave dell’intero processo, e i carotenoidi. I procedimento fotosintetico si divide in due fasi principali. La prima è quella luminosa, che avviene nei tilacoidi e che per progredire richiede luce. Questa, catturata dalla clorofilla, viene trasformata in energia chimica sotto forma di ATP e NADPH.
Si tratta di due coenzimi indispensabili per questo processo vitale. Abbiamo poi la fase oscura, comprendente una serie ciclica di reazioni detta “Ciclo di Calvin”, la quale ha luogo nello stroma, indipendentemente dalla luce. Nel corso di queste reazioni, l’energia dell’ATP e il potere riducente del NADPH sono utilizzati per ridurre la CO2 e produrre glucosio. Ora che abbiamo inteso qualcosa di più su questo processo, possiamo capire l’importanza di “Unige per l’ambiente”. Sebbene la fotosintesi sia un processo del tutto naturale, è importante comprendere come incrementarlo. Ecco, è proprio questa la chiave dell’iniziativa. Si tratta di capire i meccanismi che favoriscono la fotosintesi clorofilliana. I risultati di questa ricerca sono stati pubblicati nella rivista Nature Communications. I dati forniti sono adesso ritenuti fondamentali per la battaglia contro il cambiamento climatico e per preservare boschi e foreste.
Fra ipotesi e conferme
Da un primo approccio allo studio sono emerse due ipotesi fondamentali. La prima è che a favorire la fotosintesi sia la varietà di alberi presenti sul suolo. Al contrario, una seconda supposizione sostiene che sia invece l’alta concentrazione di piante il motore dell’intero processo. Qual è dunque la realtà? Come spesso accade, quest’ultima non è delineata da una linea bianca o nera. Si trova piuttosto in una sfumatura di mezzo. Gli esperti affermano che la diversità di specie arboree aiuta il processo fotosintetico nelle foreste tropicali e pluviali. Al contrario, per quanto riguarda climi secchi e freddi, è invece la quantità degli alberi a fare la differenza. Questa ricerca rappresenta un grande passo, al fine di costruire un futuro più pulito. La salute ambientale non può infatti più dirsi un problema sottovalutabile. E prendersi cura dei polmoni della natura, è sintomo di una vita che vuole rinascere.