I leader dell’Unione europea hanno criticato aspramente l’ultima legislazione anti-LGBTQ di Viktor Orban, preparando il terreno per una resa dei conti con il primo ministro ungherese.
La resa dei conti: cosa vuole l’Ue?
“L’odio, l’intolleranza e la discriminazione non hanno posto nella nostra Unione“, hanno twittato giovedì i leader con una mossa coordinata. Hanno pubblicato una lettera firmata dai capi di governo di 16 Stati membri dell’UE, tra cui la tedesca Angela Merkel, il francese Emmanuel Macron e l’italiano Mario Draghi. “Ci impegniamo a portare avanti questo sforzo, assicurandoci che le future generazioni europee crescano in un’atmosfera di uguaglianza e rispetto“, hanno scritto i leader, senza nominare direttamente l’Ungheria o Orban. L’austriaco Sebastian Kurz ha aggiunto la sua firma in seguito, ha detto in un tweet il lussemburghese Xavier Bettel.
Il procedimento contro l’Ungheria
La mossa è l’ultima escalation di una discussione sempre più accesa sul disegno di legge ungherese che riduce i diritti LGBTQ. La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha avviato un procedimento legale contro lo stato ungherese per il disegno di legge, che associa la comunità LGBTQ alla pedofilia. La legislazione estende le regole adottate lo scorso anno che vietano di fatto ai partner dello stesso sesso di adottare bambini e sanciscono nella costituzione che il matrimonio è solo tra un uomo e una donna.
Il fascista Orbán e la sua legge anti gay
La risposta di Orban
“L’Ungheria farà di tutto per proteggere i suoi figli, anche dalle manipolazioni ideologiche” ha affermato il primo ministro ungherese Viktor Orbán in risposta alle critiche del presidente della Commissione europea. “La dichiarazione del presidente della Commissione europea è vergognosa perché si basa su accuse false“, ha detto Orbán mercoledì in una dichiarazione all’agenzia di stampa MTI.
Draghi e la resa dei conti con l’Ungheria
“Anche l’Ungheria ha sottocritto il Trattato”, queste le parole del presidente del Consiglio nel corso del dibattito. Non ha usato mezzi termni Mario Draghi nel definire come anche l’Ungheria debba fare la propria parte proprio perché risulta tra i Paesi firmatari del trattato. Il premier ha dichiarato come l’ultima parola sulla vicenda debba aspettare all’Europa. “Spetta alla Commissione stabilire se l’Ungheria viola o no il trattato”. Il presente del consiglio ha fatto presente anche che i trattati sono stati firmati anche dalla stessa Ungheria. Sottolineando che “questo trattato, sottoscritto anche dall’Ungheria, è lo stesso che nomina la Commissione guardiana del trattato stesso”.