La piattaforma di social media X blocca l’accesso a più di 100 account di giornalisti e attivisti in Turchia. Continua la repressione della libertà di espressione in Turchia.
Turchia: X blocca l’accesso a più di 100 account
La piattaforma di social media X ha bloccato l’accesso a oltre 100 account appartenenti a giornalisti, attivisti e organizzazioni mediatiche turchi gestiti da giornalisti che vivono in esilio. Tra gli account bloccati ci sono quelli dei giornalisti esiliati Cevheri Güven, Sevinç Özarslan, Adem Yavuz Arslan, Emre Uslu, Van Dündar e Amberin Zaman, noti per i loro reportage critici sul governo turco, nonché l’account X del sito di notizie Bold Medya, dell’ex calciatore della nazionale Hakan Şükür e di Cemre Birand, attivista per i diritti umani e vedova del defunto giornalista Mehmet Ali Birand. Secondo un elenco pubblicato su X, in Turchia sono complessivamente 107 gli account bloccati.
Il blocco degli account è avvenuto lo stesso giorno in cui il ministro degli Interni Ali Yerlikaya ha annunciato su X che il dipartimento per la criminalità informatica della polizia nazionale turca ha identificato e sta indagando su 177 utenti dei social media che avrebbero diffuso propaganda per “Fetö” o condiviso post che elogiavano il religioso turco-islamico Gülen o il suo movimento dopo la morte del religioso.
X nomina un rappresentante in Turchia
X ha nominato un rappresentante in Turchia in linea con una controversa legge sui social media dopo che l’azienda e altre sono state colpite da divieti pubblicitari per non aver rispettato la legge. La legge, che secondo i gruppi per i diritti umani e la libertà dei media equivale a censura, obbliga le aziende di social media con più di 1 milione di utenti a mantenere dei rappresentanti in Turchia per gestire i reclami sui contenuti presenti sulle loro piattaforme.
In vista delle elezioni generali del maggio 2023, X ha ottemperato alla richiesta del governo turco di censurare quattro account e 409 tweet critici nei confronti del presidente Erdoğan e della sua leadership. Questi si sono aggiunti alle centinaia di account che X aveva già censurato su richiesta del governo turco in passato, con Twitter addirittura bandito nel paese nel 2014 per essersi rifiutato di ottemperare agli ordini di rimozione di Erdoğan.
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