Donald Trump e i repubblicani guideranno l’America per i prossimi quattro anni. Quanto drasticamente i repubblicani riusciranno a ristrutturare l’apparato statale, e quali controlli ed equilibri rimarranno?
Trump e i repubblicani guideranno l’America: cosa succederà?
I repubblicani probabilmente guideranno la Casa Bianca ed entrambe le camere del Congresso. Ma soprattutto il movimento MAGA di Trump ha “ripeso il controllo del Paese”. I repubblicani hanno un programma chiaro, noto come Project 2025, l’agenda molto estrema dei conservatori creata dalla Heritage Foundation. Anche se Trump ha preso le distanze dall’agenda, il neo eletto presidente ha tuttavia adottato richieste chiave dell’agenda su proposte come la politica migratoria e sulla protezione delle frontiere. Trump ha promesso, ad esempio, “la più grande operazione di deportazione nella storia americana”, oltre ad aumentare significativamente lo sfruttamento dei combustibili fossili dannosi per il clima e a svuotare le normative ambientali. Trump punterà anche a ristrutturare le agenzie federali. Oltre alla politicizzazione degli uffici dei pubblici ministeri, Trump avrà di nuovo il potere di nominare conservatori ad alte cariche giudiziarie. I repubblicani ora detengono la maggioranza al Senato, che deve approvare tali nomine, almeno fino alle elezioni di medio termine alla fine del 2026.
La domanda ora è quanto drasticamente i repubblicani riusciranno a ristrutturare l’apparato statale, e quali controlli ed equilibri rimarranno. Gli analisti sono convinti che i controlli e gli equilibri rimarranno. Sono infatti convinti che altre istituzioni, come i media, svolgeranno il loro ruolo nel garantire controlli ed equilibri. Tuttavia sono anche convinti che le divisioni politiche sotto l’amministrazione Trump aumenteranno. L’America subirà un’ulteriore polarizzazione.
L’America e la vittoria di Trump
Donald Trump è riuscito a conquistare i consensi di molti elettori tradizionalmente democratici, rompendo alcune dinamiche consolidate della politica statunitense. Trump ha guadagnato consensi tra la sua base – bianchi non laureati, sia uomini sia donne, persone tra i 44 e i 65 anni – e ne ha recuperati moltissimi nelle fasce in cui storicamente ha sempre fatto più fatica: i giovani, gli afroamericani, le persone di origine latinoamericana. Gli strateghi repubblicani hanno capito che il messaggio radicale di Trump poteva funzionare presso un pubblico maschile che non si informa sui mezzi d’informazione tradizionali ma su podcast e canali YouTube gestiti da influencer di destra che s interessa poco al destino della democrazia e di più alla situazione economica e alla sicurezza. Rispetto al 2020 Trump ha aumentato i margini di vittoria in stati solidamente repubblicani, come la Florida e il Texas, e ha accorciato il divario in quelli democratici, come New York, Illinois, New Jersey e Virginia.
Quello che è successo il 5 novembre smentisce l’idea che Trump fosse troppo estremista per riuscire ad allargare la propria base elettorale. Il successo di Trump mostra che il suo estremismo ormai è normalizzato. Questo non vuol dire che piaccia alla maggioranza del paese, ma evidentemente non è percepito come il problema più urgente dalla maggior parte degli statunitensi.
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