Dopo la Rivoluzione della Dignità avvenuta nel 2014, in Ucraina si sono avviate diverse riforme per cercare di porre fine alla corruzione dilagante nel Paese. Uno di queste riforme è stata quella di formare un’agenzia nazionale per la prevenzione della corruzione (NAZK). Ora, i tribunali ucraini hanno dato un colpo di grazia all’agenzia anticorruzione. Infatti la Corte costituzionale ucraina ha privato l’agenzia di alcuni dei suoi poteri fondamentali, rischiando di minare ogni progresso raggiunto finora in Ucraina. Dopo tale decisone il G7 si dice preoccupato che l’Ucraina torni al passato.
I tribunali ucraini stanno ponendo fine all’agenzia anticorruzione?
Nel 2014 in Ucraina era iniziata la cosiddetta Rivoluzione della Dignità. Il Paese voleva porre fine alla corruzione dilagante che stava minando la crescita e anche la sicurezza. Il Fondo monetario internazionale (FMI) aveva deciso di concedere dei prestiti all’Ucraina e in cambio il governo ucraino avrebbe dovuto avviare una serie di riforme contro la corruzione. Venne così istituita una Agenzia nazionale per la prevenzione della corruzione (NAZK).
Ora, una sentenza della Corte Costituzionale ha privato l’agenzia anticorruzione di alcuni dei suoi poteri fondamentali. Ha inoltre dichiarato incostituzionale ritenere i funzionari penalmente responsabili per aver fornito intenzionalmente false informazioni sulle dichiarazioni patrimoniali. Anche il libero accesso del pubblico alle dichiarazioni dei funzionari è stato reso illegale. Così come le dichiarazioni elettroniche intese ad aumentare la trasparenza. Infine ha privato la NAZK del diritto di accedere ai registri, redigere rapporti sulle violazioni e condurre ispezioni anti-corruzione nelle agenzie governative. La decisone non è impugnabile.
Tale decisone può avere un impatto sui prestiti concessi dal Fondo monetario e minacciare la liberalizzazione dei visti con l’Unione Europea. Il governo di Zelenskiy a giugno aveva raggiunto un accordo con il FMI per un prestito di 5 miliardi di dollari per combattere la crisi dovuta alla pandemia di coronavirus.
Attivisti anti-corruzione conto la decisione dei tribunali ucraini
Gli attivisti anti-corruzione hanno affermato che la sentenza della Corte Costituzionale mina la battaglia dell’Ucraina contro la corruzione.
Il direttore esecutivo della Trasparency International Ucraina, Andrii Borovyk, ha dichiarato: “La decisone della Corte Costituzionale porterà ad una significativa riduzione della riforma anti-corruzione in Ucraina. Queste disposizioni legislative sono state le pietre miliari del sistema anticorruzione, mentre la corruzione è stata riconosciuta come una minaccia alla sicurezza nazionale”.
Zelenskiy: continueremo la lotta contro la corruzione
Il presidente ucraino Volodymyr Zelenskiy ha affermato che l’Ucraina continuerà a combattere la corruzione. Ha inoltre dichiarato che cercherà di intraprendere un’azione legislativa per ripristinare il sistema di dichiarazione elettronica e tenere conto di coloro che violano intenzionalmente le regole. Zelenskiy ha asserito: “Funzionari e deputati ucraini continueranno a dichiarare le loro proprietà e il loro reddito e gli organismi anti-corruzione avranno i poteri necessari per ispezionarli e assicurare i trasgressori alla giustizia”.
Il Presidente ucraino ha inoltre convocato una riunione d’urgenza del Consiglio di sicurezza nazionale. Ha detto che i nuovi progetti di legge dovrebbero essere presentati immediatamente al parlamento per rimediare ai danni causati dalla decisione della Corte.
Il G7 preoccupato che l’Ucraina torni al passato
I principali Paesi del Gruppo dei Sette (G7) hanno espresso tutta la loro preoccupazione per il ritiro delle riforme in Ucraina dopo la decisione della Corte Costituzionale. In una dichiarazione hanno affermato: “Gli ambasciatori del G7 sono allarmati dagli sforzi di annullare le riforme anti-corruzione seguite alla Rivoluzione della Dignità. Sono stati compiuti progressi molti progressi, l’Ucraina non deve tornare al passato”.
La sentenza della Corte è molto controversa. Infatti i quattro giudici che hanno emesso la sentenza sono indagati dalla NAZK per non aver dichiarato correttamente i beni nelle loro dichiarazioni. I quattro giudici si sono rifiutati di ritirarsi dal caso, nonostante gli appelli da parte del governo ucraino, dagli attivisti anti-corruzione e della comunità internazionale.
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