venerdì, Aprile 19, 2024

Tragedia sul Monte Meron in Israele: disastro annunciato?

Si aggrava il bilancio delle vittime della tragedia sul Monte Meron, nel Nord di Israele. Quello che ci si chiede è se il dramma consumatosi nella notte tra giovedì e venerdì, nel corso dei festeggiamenti religiosi del Lag B’Omer, si sarebbe potuto evitare. Alcuni ritengono di sì. Mentre altri sono cauti a incolpare le forze dell’ordine. Intanto, il primo ministro Benjamin Netanyahu ha proclamato lutto nazionale e ha promesso che verranno svolte indagini approfondite.

Una tragedia sul Monte Meron?

Si è concluso in tragedia il raduno annuale nella Galilea settentrionale, che include il pellegrinaggio alla tomba del saggio Rabbi Shimon bar Yochai. Il primo ministro Benjamin Netanyahu ha definito un “terribile disastro” quanto accaduto venerdì intorno all’una di notte, durante i festeggiamenti del Lag B’Omer. Cioè quando il crollo di una scalinata ha provocato il ferimento di almeno 150 persone e 45 vittime. Tra cui molti bambini, come riporta l’emittente nazionale Army Radio. Molti partecipanti sono ancora ricoverati in ospedale, alcuni dei quali in condizioni gravi. L’incidente si conferma una delle peggiori tragedie in tempo di pace nella storia di Israele. Se non altro la più grave dall’incendio della foresta del Monte Carmelo del 2010. A tal ragione, il Premier Netanyahu ha promesso un’indagine approfondita sull’accaduto, proclamando una giornata di lutto nazionale.

Le cause

Decine di migliaia di pellegrini ultraortodossi, per la maggior parte uomini, si sono radunati per i festeggiamenti serali sul monte della Galilea settentrionale. Tra questi anche moltissimi bambini. Si parla di almeno 10.000 persone. Una cifra che ha superato di gran lunga le aspettative della polizia per il 2021, che quest’anno aveva schierato circa 5.000 agenti. Secondo le prime ricostruzioni, la folla era concentrata su una passerella con un pavimento in metallo che non ne avrebbe sorretto il peso. Da cui il crollo, con conseguente “effetto domino” sugli altri partecipanti. Ma per la protezione civile israeliana, il Magen David Adom (MDA), la tragedia è stata solo aggravata dal sovraffollamento. A riferirlo è il portavoce della MDA, Zaki Heller, al portale Ynet.

Le dinamiche

Le prime immagini dell’incidente mostravano persone con addosso coperte termiche e, più tardi, un video registrava l’arrivo delle ambulanze. Gli altoparlanti parlavano in yiddish ed ebraico affinché le persone lasciassero passare i soccorritori. Secondo il portavoce del MDA, “Le squadre di soccorso sono state chiamate a uno dei concerti vicino alla tomba di Bar Yochai“. Lì, “C’erano dozzine di persone intrappolate in una tribuna vicina e ci è voluto tempo per evacuarle“, ha riferito Heller. Poi, la paura ha fatto il resto.

Si poteva evitare?

Per Eli Pollack, capo del servizio di soccorso di emergenza United Hatzalah, “Era una trappola mortale“. Le persone sono corse verso l’uscita, che in un primo momento sarebbe stata bloccata dagli agenti di polizia secondo quanto riferiscono dei testimoni oculari. “La gente non si è accorta di cosa stava succedendo fino a quando non era troppo tardi“, ha detto il giornalista Yaakov Eichler 12 ore dopo l’incidente. Dunque, la tragedia si sarebbe potuta evitare? Per alcuni, il luogo di pellegrinaggio non è mai stato adeguatamente attrezzato per far fronte alle grandi folle di persone che ogni anno visitano il luogo sacro. Soprattutto pellegrini ultraortodossi, che raggiungono Lag B’Omer, sul Monte Meron, in visita alla tomba del rabbino Shimon bar Yochai.


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Le autorità

Quest’anno, le autorità sioniste avevano sconsigliato ai fedeli di compiere detto pellegrinaggio. Un monito che aveva ribadito mercoledì sera il capo della sanità pubblica del paese, la dottoressa Sharon Alroy-Preis. In un’intervista televisiva, l’esperta aveva ricordato come “il pericolo di contagio” sarebbe stato alto nel caso di assembramento. Inoltre, aveva ribadito la necessità di un accordo negoziato “da tutte le parti” per imporre “regolamenti speciali” al Monte Merom e tutti gli eventi per Lag B’Omer. Ma da quando è divenuta una celebrazione nazionale, ha proseguito Alroy-Preis, nessuno ha mai imposto delle regole. Questo “perché nessuno si assumerebbe la responsabilità della loro applicazione“, ha spiegato.

Tragedia sul Monte Meron: disastro annunciato?

Eppure, le autorità sioniste sono a conoscenza del fatto che tali celebrazioni richiamino migliaia di fedeli ogni anno. Ciò nonostante, non sono mai state assunte le misure di sicurezza indispensabili, specialmente in caso di raduni simili. La cui mancanza è stata a lungo motivo di scontro tra le autorità religiose e le autorità statali. Come ricorda Channel 12, già nel 2008 il revisore dello stato di Israele aveva specificato che Har Meron “non è adeguatamente preparato per eventi di massa“. Tanto che per Eichler era solo una questione di tempo perché si verificasse una tale tragedia, anzi. Il “miracolo” è che non non sia mai accaduta prima. Secondo il corrispondente del Times of Israel, la responsabilità si estende ben oltre al capo della polizia locale, Shimon Lavi, sebbene si sia addossato la colpa. Soprattutto perché le autorità avrebbero dovuto prevedere che la stretta passerella sarebbe stata un “imbuto”. Mortale.

Le parole del Premier

Il primo ministro Benjamin Netanyahu, che ha visitato il luogo della tragedia nella tarda mattinata di venerdì, ha promesso “un’indagine approfondita”. In tal caso, dovrà passare al vaglio le responsabilità lungo tutta la catena di comando della polizia. Una gerarchia che è stata minata per più di due anni dall’assenza di un commissario di polizia. Almeno, fino alla nomina di Kobi Shabtai a gennaio. Inoltre, dovrà esaminare le parole e le azioni dei ministri del governo, dei membri della Knesset e dei leader della comunità. Mentre Lavi si dice pronto a investigare “nel bene e nel male”. Al Times of Israel, il comandante della polizia ha dichiarato: “Ho la responsabilità generale, nel bene e nel male, e sono pronto per qualsiasi indagine“.


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Il cordoglio

Faccio il paramedico da circa 10 anni e non ho mai visto una scena del genere”, ha dichiarato uno dei soccorritori. Il rabbino capo Meir Lau, che era su uno dei palchi al momento della tragedia, è rimasto sulla scena recitando salmi per i feriti. Mentre il presidente Reuven Rivlin ha twittato che stava seguendo gli sviluppi con grande trepidazione, unendosi alle preghiere. “Chiedo domenica per annunciare una giornata di lutto nazionale”, ha detto Netanyahu. “Ci uniremo tutti nel dolore delle famiglie e nella preghiera per i feriti”. Anche la comunità internazionale si è unita al cordoglio dello Stato ebraico. Dopo che i festeggiamenti del Lag Ba’Omer sul Monte Meron si sono trasformati in tragedia, Usa, Regno Unito, Germania, Bahrein, Ucraina e India hanno espresso la loro solidarietà.

La solidarietà

Intanto, la popolazione si è mobilitata per donare il sangue. Mentre l’aiuto dei vicini villaggi e città arabi e drusi alle masse di ebrei sfollati dopo la tragedia è stato un filo conduttore costante nei rapporti dei media sul disastro. Come la città drusa di Beit Jan, nelle vicinanze del Monte Meron. I cui residenti, a detta del sindaco, “Sono pronti a ricevere gli sfollati e le famiglie dell’area del disastro“. Un aiuto simile è arrivato dalle vicine Tamra, Peki’in e altre città arabe.

La tragedia sul Monte Meron: le difese

In loro difesa, gli agenti di polizia hanno assicurato al quotidiano Haaretz che negli ultimi giorni avevano esaminato il complesso da un punto di vista ingegneristico. Di conseguenza, il crollo sarebbe stato “fuori dal loro controllo“. Inoltre, a causa della folla, la polizia ha dichiarato di non essere in grado di applicare le restrizioni sul coronavirus all’evento. Mentre il capo dei soccorritori di ZAKA, Zohar Dvir, capo delle squadre di soccorso ZAKA nel sito sacro di Meron, ha avvertito le persone di non puntare il dito contro la polizia. Al Times of Israel, Dvir, che è stato sul luogo dell’incidente per la maggior parte delle ultime 24 ore, ha osservato: “Penso che sia accaduta una tragedia, non un errore o una negligenza. Non è davvero negligenza. Il problema sono le strutture e le grandi folle“.


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