venerdì, Marzo 29, 2024

“Tornatene a casa tua!” quando il razzismo veste una divisa

ORIO AL SERIO (BG) – Nadia Bouzreki, prima donna presidente dei Giovani Mussulmani di Italia, la sera di mercoledì 27 settembre scorso posta un video sul proprio profilo Facebook: appena arrivata a Monaco, ci informa del sopruso che, solo poche ore prima, avrebbe subito nello scalo aeroportuale lombardo. Nadia, 24 anni, nata in Italia da genitori marocchini, è di fede mussulmana; ha studiato, è laureata in Management e vive fra Milano e Reggio Emilia; parla perfettamente italiano e viaggia per lavoro, come per piacere. Porta pure il velo: l’hijab, per la precisione, che copre i capelli e il collo ma non impedisce il riconoscimento del viso per motivi di sicurezza.

In un dei più canonici controlli pre-partenza, le viene chiesto di sfilarsi la giacca (non il velo, la giacca) e lei acconsente; sotto il coprispalle, indossa però un top sbracciato e, nel rispetto della sua religione, Nadia domanda di essere accompagnata in un luogo più appartato, perché non debba essere costretta a mostrare parti del suo corpo in pubblico. “Ai controlli mi viene chiesto di togliermi la giacca” lo racconta proprio la ragazza in un video postato sul proprio profilo Facebook, appena atterrata in Germania “ma sotto ero smanicata e ho chiesto all’addetta alla sicurezza, una donna, di poterla togliere in una stanza appartata”; e, un poco, colpisce anche che l’indelicatezza che segue sia da parte di una donna, ai danni di un’altra. “A quel punto la guardia mi ha apostrofata: Mussulmana, tornatene nel tuo paese.” continua la Presidentessa dei GMI “Io non avevo fatto niente, anzi avevo detto che mi sarei potuta togliere anche il velo se lo avessero ritenuto, ma non lì davanti a tutti. Lei ha continuato ad offendermi, a dirmi Così impari a vestirti in questo modo. Torna nel tuo paese, islamica.

il paese della giovane Bouzreki, però, è Milano: “Sesto San Giovanni, per la precisione!” ci tiene anche a puntualizzare; il Paese di Nadia, e di milioni di altri ragazzi di fede islamica, è l’Italia. E, sicuramente, gli altissimi protocolli di sicurezza che si attuano negli aeroporti sono indispensabili per il quieto vivere di ognuno di noi: la richiesta dell’addetta è una prassi spesso utilizzata ai tornelli che precedono i voli, pur non essendo una modalità esplicitamente prevista per la legge italiana. Se in certi casi, ci si rifà alle normative europee, dovremmo sempre tenere presente che, proprio queste linee guida impongono sempre il rispetto della dignità della persona, in cui si prevede esplicitamente la possibilità, in particolare per le donne che lo chiedono, di potersi togliere gli indumenti necessari al controllo in una stanza a parte.

“Sono intervenuti dei suoi colleghi per cercare di calmare la situazione.” racconta ancora Nadia, anche ai microfoni di Radio Popolare “Gli altri addetti alla sicurezza capiscono che la donna ha sbagliato e si scusano con me gentili.” ammette ancora la ragazza “Ma non ho intenzione di lasciar perdere, voglio fare una denuncia perché non è possibile trattare così una persona, tanto più se sei in divisa”. Le riflessioni della Presidentessa non fanno una piega: le norme sulla sicurezza sono importanti, e chi le fa rispettare in aeroporto deve avere la discrezionalità per valutare le diverse situazioni. Ciò che preoccupa è, invece, la reazione xenofoba e razzista di questo membro del personale di sicurezza.

Il video di Nadia su Facebook è stato immediatamente ripreso dalla consigliera comunale del Partito democratico Sumaya Abdel Qader: “Mi muoverò personalmente” dichiara “per approfondire l’accaduto”. Ma, se da una parte c’è chi si indigna e provvede affinché certi atteggiamenti vengano estirpati dalla così detta società civile italiana, dall’altra sconcerta la risposta di certa stampa alla notizia. Fin dalla mattinata di giovedì, infatti, rimpallano su quotidiani online, blog e anche su alcune testate (chiaramente orientate a destra), titoli indelicati e articoli che definire poco oggettivi, è un complimento. Nadia, purtroppo, è stata fatta passare come arrogante. Lei, non la guardia che si è fatta un po’ prendere la mano dalla situazione; la giovane mussulmana, a chiudere il suo pensiero, si chiede solo: “Come è possibile che una persone nasca, cresca, studi fino a laurearsi e poi si senta dire ancora a da qualcuno se è o non è italiana. Cosa c’entra la religione?”. Come darle torto?

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