venerdì, Marzo 29, 2024

Tito invade Gerusalemme: era il 7 settembre del 70 d.C.

Una delle date storiche più incisive della nostra storia fu il 70 d.C., data del famoso assedio di Gerusalemme ad opera di Tito: era precisamente il 7 settembre del 70 d.C. quando l’invasione giunse finalmente al termine.

L’esercito romano era guidato da Tito che al tempo non era ancora imperatore, lo sarebbe diventato alcuni anni dopo e per brevissimo tempo: dal 79 fino all’81.

Fu uno degli assedi più faticosi che i romani dovettero affrontare: l’esercito era numeroso ed imponente, la mancanza di acqua e viveri fu un problema che non si poteva sottovalutare ma che, alla fine, i romani rigirarono a loro vantaggio.

Ai tempi l’imperatore era il grande Vespasiano; egli inviò niente di meno che il suo rampollo Tito in modo che mettesse finalmente fine alla guerra in Giudea. Il viaggio fu arduo: Tito risalì il Nilo, marciò fino a Eracleopoli, camminò, raggiunse Ostracine, Rinocorura, Gaza.

I Giudei erano guidati da Simone bar Giora, comandante dei Sicarii, alleati degli Idumei ai quali si unirono gli Zeloti. Tra gli altri comandanti ricordiamo Giovanni di Giscala, Eleazar e Simone figlio di Arino.

I Giudei, inizialmente, riuscirono a sopraffare i romani grazie a degli attacchi a sorpresa: per loro fu facile organizzare l’incursione nel momento in cui  l’esercito avversario era occupato a fortificare gli accampamenti.

L’assedio fu lungo e stremante, tanto che Tito, dopo diversi attacchi alle mura, decise anche di concedere una tregua, vista l’imminente minaccia della fame. Poco dopo il futuro imperatore ordinò la costruzione di una circonvallazione attorno alla città in modo da impedire il rifornimento di viveri ai nemici.

Tito si era reso oramai conto che era impossibile trattare con i ribelli: l’assedio lasciò il posto all’attacco e alla successiva guerra diretta. I Romani riuscirono a penetrare in città, arrivati in prossimità del Tempio, i Giudei, in un gesto disperato, decisero di dare fuoco al portico del Tempio stesso. I Romani ne incendiarono l’altro lato. Le vittime che non aveva divorato la fame o la battaglia furono divorate dal fuoco.

Arco di Tito, Roma

Giunti a quel tragico epilogo, Tito ordinò al suo esercito di spegnere le fiamme in modo da consentire alle legioni romane un più facile accesso in città.

I romani avevano ricevuto il preciso ordine di non creare ulteriori danni al Tempio ma, colti ancora una volta dai ribelli, gli scontri si rianimarono fino all’ulteriore divampare delle fiamme. Il risultato fu una carneficina e il saccheggio della città.

Gli ebrei erano convinti che la distruzione fosse dovuta ad una punizione divina, i cristiani ad una profezia presente in Daniele, ribadita anche da Gesù nei sinottici.

La distruzione del Tempio di Gerusalemme è ancora oggi commemorata dalla festa ebraica della Tisha Beav, il trionfo di Tito è invece simboleggiato dall’arco di Tito eretto a Roma.

Silvia Sini
Silvia Sini
Neo-laureata in Editoria e Scrittura, clowndottore, capo scout.

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