giovedì, Aprile 25, 2024

QUANDO TI CHIEDONO: SEI INCINTA? E TU: NO, E’ CHE SONO GRASSA!

“Ma sei incinta? No è che sono grassa!”.

Inizio questo articolo con una frase di una mia cara amica “in carne” che come tutte le donne non propriamente taglia zero, me compresa é davvero stanca di sentirsene dire sempre di tutti i colori e che un bel giorno alla solita, scontata domanda, di una idiota che non aveva nulla di meglio che guardare la sua pancetta le dice: “ma sei incinta?” (ennesima volta che le facevano tale domanda, ma uno non può avere la pancia? Deve esse una cosa tanto anomala?) e lei le risponde : “no, é che sono grassa!”. La tizia sbiancò in viso e non osò mai più fare allusioni alla sua taglia. Geniale! Non trovate?

Ovviamente la mia amica era stanca di sentirsi fare sempre domande inopportune o di essere squadrata sempre da capo a piedi da quelli fissati con l’aspetto fisico! Ricordo che quando me lo raccontò ci facemmo grosse e grasse risate su questo fatto, forse perché riuscimmo a prenderla nella maniera migliore, con ironia. Be alcune di noi reagiscono con auto ironia però quante altre invece si sentono sprofondare sempre piú in basso ogni volta che qualcuno le mette in imbarazzo facendo domande poco garbate o semplicemente sentendosi in diritto di elargire consigli gratuiti riguardo il nostro aspetto, la nostra salute ecc…

Le donne non sono tutte uguali, e purtroppo c’é troppa gente che non si rende conto del male che puó fare aprendo la propria bocca e dandogli semplicemente fiato. Come se la persona che hanno di fronte non avesse sentimenti. Come se non avesse diritto ad essere compresa e conosciuta prima di essere giudicata. Come se la nostra o altrui non omologazione allo stereotipo della “taglia zero” fosse infamante e denigrante in primis per loro, tanto da dovervi mettere riparo.

A quante donne cosiddette “curvy” è capitato di sentirsi dire cose come: “sei incinta?”, oppure: “posso darti un consiglio? Dovresti dimagrire!”, o ancora: “una ragazza grossa (inteso come grassa) come te non può avere accanto uno bello” o “devi pensare alla salute” o “non si direbbe che mangi poco” (e invece ahimè per alcune è così mica tutte quelle non taglia zero sono persone che si abbuffano), o chissà cos’altro.

Io in tali atteggiamenti ci vedo scarsa umanità, nessuna empatia e pure una certa superbia (nel credersi in diritto di giudicare, sparare sentenze o elargire consigli non richiesti, sentendosi ovviamente migliore di chi si ha davanti). Anche superficialitá e stupiditá. Poi ci sono quelli/e che lo fanno per pura cattiveria! Per ferirti, perchè evidentemente devono trovarti qualcosa che non va e si attaccano alla cosa più ovvia: non sei una taglia zero.

Purtroppo tali comportamenti possono avere effetti devastanti sull’autostima di persone timide, insicure o traumatizzate. La cattiveria umana, non ha limiti, non si comprende che si contribuisce a scatenare nell’altro un senso di odio verso se stesso, di disgusto e di solitudine. Ci sono persone che non accettandosi arrivano persino ad autopunirsi, l’auto lesionismo è una patologia che nasce da un profondo dolore.

Non so se si può devastare psicologicamente una persona e rovinarle la vita semplicemente esprimendo un giudizio o facendo una domanda in maniera superficiale e con poco tatto. Quello che è certo è che per alcuni può essere quella goccia che fa traboccare un vaso già pieno poichè magari ci si sente continuamente giudicati e il sentimento di inadeguatezza si accumula. Una persona in sovrappeso o semplicemente con un peso forma non proprio standard, viene tempestata continuamente di giudizi, consigli ed offese di piú persone. E spesso non sono persone esteticamente e interiormente migliori a farlo.

Comunque il fenomeno non si estende soltanto a chi non ha propriamente una taglia standard. Infatti mi è capitato di parlare più di una volta con donne o uomini che hanno il problema al contrario, che per problematiche ormonali, di salute, di metabolismo, di struttura ossea o altro non riescono assolutamente a mettere peso, cioè sono praticamente magrissimi se non scheletrici e pensate un pò, subiscono lo stesso tipo di angherie e giudizi ma al contrario. Le frasi più scontate e deprimenti che si utilizzano: è un manico da scopa, sei anoressico/a, sei brutta/o, sei malato/a, sembri uno scheletro, ma fattelo un panino! Se ne sentono dire davvero di tutti i colori. quindi insomma il problema non è la taglia, il problema sono i pregiudizi, la mancanza di empatia, scarsi valori, bassezza d’animo, superficialità, stupidità, a volte più semplicemente cattiveria.

Caro lettore e cara lettrice se anche tu come me pensi che tutto ciò non sia giusto e che bisogna cambiare, spero che cercherai si essere più coscienzioso e se hai o avrai figli di crescerli nel modo più giusto, quel tanto da insegnare il rispetto per il prossimo. Il fenomeno del bullissmo e della discriminazione è qualcosa che si può fermare, tutti noi dovremmo attuare in merito. Se invece non la pensi così, sappi che non sai chi hai di fronte, non sai chi é quella persona, non sai che cosa ha vissuto e cosa ha sofferto o cosa sta soffrendo. Non sai che strada sta percorrendo ne se quella persona ha una patologia a volte anche grave, o un trauma, che non gli permettono di essere standard. Quindi la prossima volta, prima di aprire la bocca e dar fiato, taci! Ricorda che sei un essere umano proprio come la donna o l’uomo o bambino che hai di fronte e che potresti essere un giorno al suo posto. O potrebbero essere i tuoi figli, amici, parenti ad esserlo. Conosco persone che avevano un peso forma invidiabile che a seguito di una disfunsione ormonale sono diventate enormi. O persone che hanno problemi a mettere peso.

E quindi? Qual’è il problema, non hanno diritto a vivere o ad essere amati perchè non sono accettabili secondo gli standard? Perchè? Chi dice che il valore di una persona si misura in base al peso, o al colore della pelle, alla sessualità, al look, all’etnia o quanto altro. Perchè vi siete convinti che dobbiamo essere tutti uguali? Tutti con lo stesso peso, lo stesso profumo, lo stesso taglio di capelli, la stessa maniera di vivere, la stessa testa di rapa. Ma non è più semplice e bello accettare di essere noi unici? E accettare l’unicità del prossimo?

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