Matrimoni gay: è legge
Taiwan è il primo paese nella storia dell’Asia a legalizzare i matrimoni gay. I deputati hanno da poco votato e, a larga maggioranza, il testo è stato approvato. Questo paese da diverso tempo è riconosciuto come un punto di riferimento per i diritti LGBT in Asia. Dal 2003 infatti si svolge regolarmente il Taiwan Pride a Taipei, una delle prime città in Asia a ospitare la parata arcobaleno. Addirittura negli anni ’90 invece, l’isola ha assunto un ruolo di leadership nella tutela dei diritti degli omosessuali nel continente.
«Oggi possiamo fare la storia e mostrare al mondo che i valori progressisti possono radicarsi in una società dell’Asia orientale. Possiamo mostrare al mondo che #l’AmoreVince» aveva scritto su Twitter la presidente del Taiwan
Tsai Ing-wen, poco prima del voto. La Tsai appartiene al partito partito progressista, liberale e di centrosinistra, ed è a capo dell’isola dal maggio 2016. L’entusiasmo è stato anche di centinaia di persone che si sono riversate nelle strade vicine al Parlamento e hanno festeggiato la storica decisione.
Il testo approvato si riferisce a una delle tre proposte di legge avanzate dal Parlamento negli scorsi mesi. Si tratta di “quella più progressista e ad ampio spettro”, coinvolge infatti di temi come tasse, assicurazione e figli in custodia. Risolve poi il controverso nodo legislativo del codice civile che definisce il matrimonio come “esclusivamente celebrato tra un uomo e una donna”, già bocciato dalla Corte Costituzionale per discriminazione.
Matrimoni gay: un traguardo sudato
Era un evento atteso da moltissimi, almeno dal 2017. Il parere negativo della Corte sulla legislazione in materia di matrimonio infatti, aveva stabilito il diritto, per le persone dello stesso sesso, a contrarre matrimonio legalmente e aveva dato al Parlamento una scadenza ben precisa per la trasformazione della sentenza in legge: il 24 maggio 2019. I deputati se la sono cavata per il rotto della cuffia, a quanto pare. Oltre agli organi istituzionali, anche la comunità LGBT attiva nel territorio si batteva da anni per una legge che equiparasse omosessuali ed eterosessuali, attraverso frequenti campagne di sensibilizzazione e di protesta.
Gli ostacoli, come sempre, non sono mancati. La Chiesa e i gruppi più conservatori si erano infatti opposti a una legge di questo tipo e l’opinione pubblica si era fortemente polarizzata. Quando ormai la necessità di una norma era diventata impellente, gli schieramenti conservatori e cattolici hanno tentato di far approvare il testo più “morbido”: il tutto senza successo.
Un’isola civile nell’intolleranza
Una rivoluzione sorprendente, se pensiamo alla situazione in materia di diritti civili nel resto del continente. Emblematico è il caso recente del Brunei. Il paese del sud-est asiatico infatti, ha da pochi mesi varato una legge che punisce con la lapidazione gli omosessuali (e gli adulteri). Nello Stato sono già in vigore multe e condanne per chi consuma alcol o non si presenta alla preghiera del venerdì, ora però il nuovo codice penale si basa sulla sharia, cioè sulla Legge di Dio scritta nel Corano.
Motivo di ancora maggiore soddisfazione è il fatto che l’approvazione della legge taiwanese coincide proprio con la giornata mondiale contro l’omofobia, che si celebra ogni 17 maggio. Questo piccolo isolotto tropicale consegna quindi un barlume di speranza attiva all’intera Asia: funzionerà come incentivo anche per la Cina?
Sei sensibile al tema della discriminazione nei confronti degli omosessuali? Ecco un articolo che fa per te:
https://www.periodicodaily.com/migranti-la-cassazione-accoglie-il-ricorso-dellivoriano-omosessuale/