giovedì, Aprile 18, 2024

Sylvia Plath: una scrittrice da Premio Pulitzer

Rinomata per le sue poesie, Sylvia Plath scrisse un romanzo semi autobiografico intitolato La campana di vetro sotto lo pseudonimo di Victoria Lucas. La Plath è stata colei che più di ogni altro ha contribuito alla diffusione della poesia confessionale, un genere nato a cavallo tra gli anni ’50 e ’60 ed inventato da Robert Lowell. I poeti cosiddetti “confessionalisti” si ispirano al vissuto personale, riversandone i contenuti nei racconti.

Chi era Sylvia Plath?

Sylvia Plath era una scrittrice statunitense di grande talento. Basti pensare che pubblicò la sua prima poesia ad otto anni. Soffrì molto per la morte del padre. Il dolore la accompagnerà per tutta la sua, purtroppo, breve vita. La Plath soffrì di una grave forma di depressione. Quand’era al college tentò per la prima volta il suicidio. L’episodio è riportato nel romanzo La campana di vetro. Al tentativo di suicidio seguì il ricovero in un istituto psichiatrico. Uscita dall’ospedale si laureò a pieni voti e ottenne una borsa di studio Fulbright per l’università di Cambridge, dove continuò a scrivere poesie.

Prime pubblicazioni

Dopo gli studi cominciò ad insegnare. Si accorse però che il lavoro toglieva tempo alla scrittura e decise di mollarlo. Optò per un impiego part-time come receptionist al reparto psichiatrico del Massachusetts General Hospital. Ed è in questo periodo che Sylvia Plath conobbe Robert Lowell. Partecipando ad alcuni seminari di scrittura creativa, la Plath scoprì un mondo nuovo. L’ispirazione la colse e il suo stile mutò. Mise insieme una raccolta di poesie e le pubblica. Poi, nell’estate del 1961, scrisse il suo primo ed unico romanzo: La Campana di Vetro.

La campana di vetro

La protagonista del libro si chiama Esther Greenwood. Ester è una brillante studentessa dello Smith College, che inizia a soffrire di disturbo depressivo durante un tirocinio presso un giornale di moda newyorkese. La trama riprende diverse esperienze vissute dalla Plath, che per un periodo lavorò presso la rivista femminile Mademoiselle. L’11 gennaio 1963 il romanzo comparve sugli scaffali delle librerie. Un mese dopo, l’11 febbraio, la Plath si suicidò.

Sylvia Plath e il Pulitzer postumo

Alle 4.30 del mattino la Plath si recò in cucina. Lì preparò la colazione per i suoi due figli. Fece loro visita mentre dormivano ed aprì le finestre della stanza da letto. Poi tornò di sotto, sigillò porta e finestre della cucina ed infilò la testa nel forno. Pare però che non avesse realmente intenzione di uccidersi. La sua voleva essere una richiesta d’aiuto. La Plath sapeva infatti che qualche ora più tardi avrebbe ricevuto la visita della bambinaia. La poetessa aveva inoltre lasciato un biglietto con su scritto il numero di telefono del suo medico e queste parole: «Per favore chiamate il dottor Horder.» Il talento della Plath trovò il giusto riconoscimento nella vittoria del Premio Pulitzer. Le sue poesie rimangono ad oggi uno sfavillante esempio di talento letterario.

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