giovedì, Aprile 25, 2024

Sulle tracce di Moro. Mino Pecorelli ed il memoriale Moro. Seconda parte

Nell’anno 1978 accadono due avvenimenti nella penisola italiana che segneranno profondamente la storia italiana e mondiale. Nulla sarà come prima. Il 9 maggio viene ucciso Aldo Moro, l’uomo politico che poteva alterare l’equilibrio dei due blocchi mondiali (americano e sovietico). Il 16 ottobre, dopo tre giorni di conclave, venne eletto Papa il cardinale Karol Wojtila, arcivescovo di Cracovia,che assunse il nome di Giovanni Paolo II. Il politico italiano voleva portare al governo di una potenza occidentale i comunisti. Il papa polacco farà saltare l’equilibrio mondiale, abbattendo i muri della dittatura comunista e facendo crollare l’impero dell’Unione Sovietica. La notizia dell’elezione di un papa straniero tenne in penombra il ritrovamento ed il contenuto del memoriale Moro. Pecorelli pubblicò sull’Osservatore Politico del 31 ottobre 1978 un articolo dal titolo emblematico “Un memoriale mal confezionato. L’ultimo messaggio è il primo”. Nell’articolo troviamo scritto “La bomba Moro non è scoppiata. Il memoriale,almeno quella parte recuperata nel covo milanese, non ha provocato gli effetti devastanti tanto a lungo paventati. A sette mesi dal tragico agguato di via Fani, il governo può finalmente sottoporre al giudizio del Parlamento la sua condotta durante e dopo il sequestro dell’on. Moro. Giulio Andreotti è uomo molto fortunato ma a spianare l suo cammino stavolta hanno contribuito una serie di circostanze, solo in parte fortuite, In primo luogo la stampa. Quando nel marzo scorso le brigate rosse comunicarono di aver dato inizio al “processo” a Moro, sulle prime pagine dei giornali cominciò subito un’opera di enfatizzazione: rivelazioni sconvolgenti, accuse dettagliate, svelare tutti i segreti di stato, in percolo il sistema di sicurezza occidentale, sensazionali accuse alla democrazia cristiana…L’opera è culminata nel servizio dell’Espresso della scorsa settimana: attorno ad alcune frasi (che non abbiamo ritrovato nel “dossier” diffuso dal Viminale), il settimanale eurocomunista aveva costruito un processo che diffamava l’intero staff democristiano”. L’asse dell’attenzione dell’opinione pubblica si stava spostando. Dal dramma nazionale che catturava l’attenzione di tutti (sequestro, uccisione, ricerca degli assassini), al ridurre la


Mino Pecorelli ed il memoriale Moro

vicenda ad uno dei tanti problemi di Palazzo.

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