giovedì, Aprile 18, 2024

Sulle tracce di Moro. Le lettere inviate all’onorevole Riccardo Misasi. Terza parte


Le lettere inviate a Riccardo Misasi

Il presidente della Democrazia Cristiana, nel continuare a scrivere a Misasi, affermava “…Lo so che le elezioni pesano in relazione alla limpidità ed obiettività dei giudizi che il politico è chiamato a formulare. Ma la verità è la verità. E’ per questo che ho ascoltato (dirò poco) con sommo rammarico la reazione dell’On. Zucconi alla nota proposta dell’On. Craxi. Si tratterebbe, cito a memoria, di una vana caccia di voti delle sinistre democristiane. Del resto il dialogo di altri esponenti politici con l’On. Craxi non è di maggior delicatezza. Ecco cosa resta, in Parlamento, di un’iniziativa e politica insieme: la raccolta di qualche centinaia di voti. Vogliamo, colleghi democristiani, alzarci un po’ al di sopra di queste cose? Vogliamo occuparci un po’ meno di voti e più di umanità e di politica?  In un tema come questo gli argomenti sono quelli che sono, non si possono moltiplicare. Ma quel che importa è che su di essi cada una seria riflessione. C’è un punto di partenza politico, sul quale mi soffermerò un momento con delicatezza. Perché non mi interessano le persone, ma la concatenazione degli avvenimenti. Io non so che cosa sia avvenuto, come non so tante altre cose, nei minuti tra il mio rapimento e la presentazione del Governo alle Camere con l’enunciazione della c.d. linea rigida di difesa della Costituzione (ma in che senso, poi?). Vi fu un fatto di rilevante gravità. La circostanza che il Governo fosse appena formato, non senza qualche riserva, autorizza a passare sopra al discorso dei fatti accaduti e delle conseguenti responsabilità? Il servizio di scorta era di gran lunga al di sotto delle sue esigenze operative. Il rapito, del resto trattato con rispetto, si trovava ad essere il Presidente del Consiglio Naz. del Partito, carica, a mio avviso, onorifica e ambigua, ma che, come i fatti dimostrano, aveva ingenerato in altri l’impressione che si trattasse del personaggio chiave della politica italiana e, per giunta, presunto candidato alla Presidenza della Repubblica (candidatura mai accettata). Possibile che per questo personaggio il metodo tradizionale di scorta palesemente insufficiente, non sia stato almeno ritoccato data la particolarità delle circostanze? Possibile che questa strategia dipendesse da un modesto funzionario? Possibile che tutti i personaggi che si consultarono sul fatto del giorno, non abbiano almeno tenuto conto del fatto che la persona sequestrata fosse persona di un certo rilievo nella vita del Partito e dello Stato? In proposito vi fu, nel mio primo messaggio, qualche cauto accenno, il quale per altro non fu né valutato né raccolto dai saggi che si avvicendarono ad esprimere il loro consenso alla tesi intransigente. Insomma: poco fu fatto prima, nulla fu fatto dopo. E questa è la base, francamente incredibile, del rigore manifestatosi successivamente”.

 

 

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